Rinnovabili

L’ecomagia dell’arte Hi-Tech

La mostra di Plessi ad Agrigento (Fotografie di Teresa Emanuele)

Si autodefinisce l’aborigeno digitale ed il suo incontro rappresenta un’esperienza assolutamente unica. Parliamo di Fabrizio Plessi, l’artista veneziano che racchiude – e questo lo si percepisce fin dal primo momento – tre aspetti spesso incompatibili tra loro in un’unica persona: la capacità di sintesi tra passato e futuro, la concretezza di chi sa “dominare” l’espressività del digitale, l’intuizione di elevare l’arte a baluardo della sostenibilità. Il motivo dell’incontro è commentare l’ inaugurazione della sua ultima opera, Monumenta, che promette di suscitare un grande dibattito, a livello  internazionale, sul ruolo dell’arte.

Mauro Spagnolo: In che cosa consiste il progetto Monumenta?

Fabrizio Plessi: Si tratta di un progetto artistico molto ambizioso in quanto collocato in un’area di straordinaria valenza archeologica come la valle dei Templi ad Agrigento.  Una realtà di tale spessore culturale, oltre che protetta dall’Unesco, che mi ha spinto a concepire appositamente un’opera per quel particolare sito. E’ nata così una grande sfida personale che mi ha guidato alla creazione di una scultura lunga circa quattrocento metri, credo la più lunga mai realizzata in Europa.

In cosa consiste la scultura?

Ho voluto creare dei dolmen, pietre gigantesche alte 6 metri, che creano una spina dorsale tra il Tempio di Giunone ed il Tempio della Concordia. Una sorta di asse architettonico tra quelle due meravigliose opere. Non volevo mettermi a  confronto con la storia, ma creare la possibilità di vivere una realtà diversa, diciamo parallela. Infatti è possibile entrare all’interno della struttura dove poter fruire, attraverso strumenti digitali e tecnologici, il mio modo di esprimermi.

E una volta dentro?

In ogni torre viene trattato un tema differente: una torre è dedicata all’acqua, una al fuoco, una alla lava, una al vento, insomma tutti gli elementi naturali resi vivi dal mio immaginario attraverso le proiezioni di forme in terza dimensione e riproduzioni di suoni. La cosa interessante è proprio il rapporto, quasi stridente, di due realtà tra loro molto differenti: la forza atavica dell’esterno, basata sulla materia grezza e sulle geometrie pure, e l’hi-tech interno, dove si è avvolti dalla tecnologia digitale più avanzata, insomma il futuro.

Qual è la componente “rinnovabile” della sua arte?

La mia è un’arte tecnologica che ha bisogno di una buona dose di energia per funzionare ed essere fruita. Ebbene tutta l’energia di cui ha bisogno la mia opera è generata con il sole attraverso impianti fotovoltaici collocati sulla sommità di ogni torre. La mia opera consuma molta energia ma non crea danni all’ambiente perché è energicamente autosufficiente. Tutto questo è stato reso possibile da un accordo sviluppato con SIG Solar che mi fornirà la tecnologia fotovoltaica necessaria a rendere green le mie opere. Un matrimonio tra arte e sostenibilità che apre nuovi traguardi all’immaginario e genera nuovi ruoli per gli artisti.

Quindi il fotovoltaico diventa, anche se in secondo piano, un interprete della sua arte.

Guardi, le dirò di più. Diciamo la verità. I moduli fotovoltaici convenzionali non sono belli, anzi… si potrebbe quindi, partendo da forme artistiche coma quella di Monumenta, reinterpretare l’estetica dei moduli, valorizzarli, anzi dar loro potenzialità artistiche senza aver bisogno di nasconderli dalla vista ponendoli in cima ad un tetto.

Perché una scelta così impegnativa come la Valle dei Templi di Agrigento, non si sente intimorito?

La sintesi del mio pensiero si trova nella frase che ripeto spesso: Il futuro ha un cuore antico. Dobbiamo unire il futuro con il passato con grande attenzione e passione, ma senza timori. Guai se avessimo delle preclusioni verso il futuro o dei problemi con il passato. E’ indispensabile farli convivere serenamente, in una maniera che definirei “naturale”: questa è la mia idea di arte che porto avanti da quasi quarant’anni.

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