Elevata qualità nei processi produttivi e nei beni e servizi offerti, con la condizione di essere guidati da valori e da una capacità di visione. Questo il bollino di qualità che oltre il 90% degli imprenditori della green economy appongono al settore nel quale lavorano, come emerge dall’indagine condotta in primavera dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e i cui risultati sono stati illustrati al ministero dell’Ambiente durante la presentazione della terza edizione degli Stati generali della green economy, in programma il 5 e 6 novembre alla Fiera di Rimini in occasione di Ecomondo e delle rassegne correlate Key Energy e Cooperambiente. Alla presentazione c’erano Edo Ronchi, presidente della Fondazione dello Sviluppo Sostenibile, Francesco La Camera, direttore generale del ministero dell’Ambiente, e Lorenzo Cagnoni, presidente di Rimini Fiera.
Per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti si tratta di una “rivoluzione” che il governo sostiene. “Gli Stati Generali della Green Economy – ha commentato Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente – sono il motore della conversione culturale, e quindi politica ed economica, che sta ponendo l’economia sostenibile al centro del progetto-paese. I dati parlano chiaro: in anni di crisi gravissima, cresce, e vigorosamente, nel nostro paese un solo comparto, quello della green economy. È cresciuto il volume d’affari ed è cresciuta soprattutto l’occupazione. Il Governo sostiene questa ‘rivoluzione ambientale’ e vede negli ‘Stati Generali’ il laboratorio privilegiato del cambiamento”.
“La direttrice dei contenuti degli Stati Generali – ha soggiunto Lorenzo Cagnoni di Rimini Fiera – è perfettamente aderente a ciò che oltre 90mila operatori italiani ed esteri troveranno a Ecomondo e nei cinque saloni che in contemporanea l’accompagnano. Abbiamo concentrato ogni sforzo per garantire alle imprese della green economy strumenti di business e di sviluppo, indicheremo percorsi e favoriremo nuove relazioni coi mercati internazionali più appetibili. Questo siamo convinti sia il mestiere di una fiera concreta ed efficiente”.
“Gli imprenditori della green economy concentrano molta attenzione sull’accordo globale per la mitigazione dei cambiamenti climatici – osserva Edo Ronchi, presidente della Fondazione – ma anche all’impronta di CO2, a come valorizzare il capitale naturale, all’uso sostenibile delle risorse idriche, all’eco-innovazione, alle infrastrutture verdi (agricoltura vicino alle zone urbane), al riciclo dei rifiuti e all’uso efficiente delle risorse”.
La due giorni riminese sarà aperta con la sessione della mattina del 5 novembre dal ministro dell’Ambiente e a seguire interventi di rappresentati di istituzioni e organizzazioni europee. I lavori proseguiranno nel pomeriggio del 5 novembre in 7 sessioni tematiche di approfondimento e consultazione. I risultati della discussione verranno presentati la mattina del 6 novembre in occasione della sessione conclusiva alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico. Parteciperanno complessivamente oltre 100 autorevoli relatori, tra i quali rappresentanti istituzionali, imprese e organizzazioni di imprese, mondo della ricerca e associazioni.
I risultati più significativi emersi dall’indagine
Sul rapporto tra imprese e green economy, il 95% dice che un’impresa green deve produrre con processi produttivi di elevata qualità; il 94% sostiene che un’impresa tradizionale può avviarsi verso una green economy se realizza un serio programma di interventi e di investimenti finalizzati a raggiungere un’elevata qualità ecologica del processo produttivo, dei beni e dei servizi prodotti; per il 97% degli intervistati, sono fondamentali i valori e la visione di chi guida un’impresa green.
Sulla visione dell’economia: la finalità dell’economia deve essere quella di assicurare un benessere duraturo e inclusivo per il 94% degli imprenditori; il 98% è d’accordo nell’affermare che l’economia deve puntare sul risparmio e l’uso sempre più efficiente dell’energia e delle risorse naturali; il 95% afferma che, tra le finalità dell’economia, dovrebbero esserci quelle di conservare il capitale naturale e assicurare i servizi ecosistemici per avere un futuro. Sul tema della crisi economica, il 92% degli intervistati afferma che la crisi è profonda e sollecita cambiamenti perché le vecchie strade non sono più sufficienti per riaprire prospettive durature di sviluppo; per il 97% la crisi è aggravata dagli sprechi nella spesa pubblica, dalla corruzione e dall’inefficienza della politica; il 90% afferma che innovare, differenziare, convertire produzioni e consumi in direzione green potrebbe contribuire in modo significativo ad alimentare una ripresa economica, con nuovi investimenti e nuova occupazione; l’Italia può uscire meglio dalla lunga recessione se trova la capacità di valorizzare la sua vocazione alla qualità e alla bellezza, secondo il 94% degli intervistati.
Tra le politiche ambientali da mettere in atto, per il 92% degli imprenditori la crisi climatica è ormai un’emergenza globale e richiede drastici tagli delle emissioni di gas di serra, una rivoluzione energetica basata sul risparmio, l’efficienza e le fonti rinnovabili; il 99% ritiene che occorre risparmiare e usare in modo più efficiente le risorse e i materiali, ridurre la produzione di rifiuti, migliorare e aumentare la durata e la riutilizzabilità dei prodotti, massimizzando il riciclo, valorizzando il recupero e puntando a ridurre al minimo lo smaltimento; per ridurre i rischi di dissesto idrogeologico, di frane e alluvioni occorre gestire meglio, tutelare e fermare il consumo di nuovo territorio, utilizzando aree già urbanizzate, bonificando e recuperando siti contaminati (98%).
Sul tema “Le imprese della green economy e la società”, per il 94% la trasparenza e la correttezza nei confronti dei clienti – e più in generale i cittadini – sono comportamenti etici che hanno anche ricadute economiche positive; il 97% dichiara che il personale, ai vari livelli, va attivamente e consapevolmente coinvolto negli obiettivi aziendali ma anche nelle azioni di responsabilità sociale. Tra gli obiettivi e gli orientamenti d’impresa è importante, per il 95% essere in regola con tutte le normative in tutti i settori, con particolare attenzione a quella ambientale; innovare, differenziare e migliorare la qualità ecologica dei prodotti (96%); minimizzare o eliminare gli impatti ambientali dei processi produttivi per prevenire danni alla salute e all’ambiente (97%); creare un ambiente attrattivo per i migliori talenti e per favorire un lavoro creativo e responsabile (96%); realizzare un’attività che sia duratura nel tempo, che generi utili, ma che sia anche utile e apprezzata dalla comunità (97%). Per quel che riguarda le iniziative per il futuro delle imprese green, per il 94% degli intervistati è necessario promuovere l’ecoinnovazione degli impianti, dei processi, dei beni e dei servizi. Tra le priorità per le politiche pubbliche, è necessario definire norme più semplici e più incisive, più tempestive, più chiare e stabili per il 97% degli intervistati; attuare una decisa lotta alla corruzione e alla criminalità (98%); valorizzare i potenziali di una green economy italiana basata sulle vocazioni dei nostri territori, della nostra manifattura, sulle nostre risorse culturali e naturali, di qualità e di bellezza (97%).
Il Consiglio Nazionale della Green Economy è composto da 67 organizzazioni di imprese rappresentative della green economy italiana. Promuove, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico, gli Stati Generali della Green Economy. Il Consiglio si è dotato di 10 gruppi di lavoro su 10 settori strategici – che coinvolgono quasi 400 esperti in tutta Italia – allo scopo di sviluppare una piattaforma di proposte strategico-programmatica per lo sviluppo di una green economy come via d’uscita dalla crisi economica e come chiave per il rilancio di investimenti e occupazione attraverso un Green New Deal. Il processo di elaborazione partecipata ha coinvolto tra il 2012 e il 2013 più di 4.000 stakeholder.