Rinnovabili

Le comunità dell’energia: la modifica del modello energetico ed il ruolo dell’individuo

Jeremy Rifkin e Livio de Santoli

 

Cari Amici e Soci ANTER,

 

è difficile non immaginare un prossimo cambiamento del sistema energetico del Paese, a cui tutti dovranno adeguarsi. Molti degli analisti hanno già prefigurato le modalità con le quali ciò avverrà con il superamento del modello centralizzato della produzione dell’energia e il nuovo atteggiamento degli individui come prosumers.

Azioni condotte a livello locale possono spesso affrontare le sfide in modo più efficace di quelle condotte dai governi, perché concentrate a sviluppare soluzioni necessarie per i propri bisogni locali e perché coinvolgono direttamente gli individui in un’ottica di sovranità energetica, alimentare, di gestione dei rifiuti. La sensibilizzazione delle comunità locali sul tema dell’energia permetterebbe il raggiungimento di un elevato grado di sicurezza energetica nell’approvvigionamento, l’ottenimento di risultati significativi dal punto di vista ambientale, il risparmio in termini di bollette energetiche, e in ogni caso la rifondazione della stessa società sulla base di rinnovati rapporti interpersonali più responsabili.

Sono due gli aspetti che ci fanno capire che la transizione verso un nuovo modello è in corso. La fine, di fatto, dell’egemonia del modello economico-finanziario della società che è destinato ad un lento ma inesorabile declino; tale declino impone un ripensamento sulle ideologie e sulle leadership. Scaturirà la riappropriazione del giusto ruolo della termodinamica rispetto all’economia. Il secondo, presente in fase embrionale, dell’inesorabile ed esplosivo sviluppo del cosiddetto “internet of things” che dovrà comportare una modifica sostanziale delle relazioni tra individui.

 

Livio de SantoliIl nuovo modello richiede una economia che non potrà più crescere a prescindere dalla società, ma una economia intimamente inserita nella società, e cioè: eliminazione degli sprechi, valorizzazione delle risorse, riduzione delle rendite, incentivazione delle capacità individuali se indirizzate a fini sociali. L’energia è il paradigma di questo cambiamento. Con la modifica del modello energetico potrà essere realizzato un nuovo modello economico, sociale, ambientale, agricolo. Credo che cambiare il modello energetico significa cambiare la società. In questo quadro appare ovvio il ruolo delle energie rinnovabili a sostegno di un impegno individuale. Questo è il motivo per assicurare una penetrazione coerente di tali fonti nel tessuto produttivo e sociale del Paese, in grado di agevolare il cambiamento di modello.

Con una rete energetica in cui i nodi – intelligentemente interconnessi in una smart grid – rappresentano non solo centri di consumo ma anche di produzione di energia, viene data risposta al tema della responsabilità permanente delle istituzioni e dell’accesso universale ai diritti da parte dei cittadini e si fornisce una strumentazione tecnica necessaria per rendere effettivo l’empowerment delle comunità locali. Le Istituzioni dello Stato, come prevede lo stesso principio di sussidiarietà presente nella Costituzione, hanno il compito di supportare le organizzazioni civiche e di responsabilizzare i cittadini che si occupano dell’interesse generale, surrogando le loro debolezze strutturali soprattutto in ambito territoriale.

 

L’effetto principale del modello della generazione distribuita dell’energia riguarderà ovviamente la rete di distribuzione, che – storicamente di tipo passivo, cioè priva di impianti di produzione – assumerà nel tempo un carattere sempre più attivo, in modo che i flussi di energia, un tempo unicamente unidirezionali (dalla produzione all’utilizzo), potranno transitare bidirezionalmente, dalla produzione all’utilizzo e dall’utilizzo alla produzione. D’altra parte, già oggi il sistema esistente è messo in crisi dalle tante connessioni «attive» costituite dalla diffusione sempre più consistente degli impianti da fonte rinnovabile (essenzialmente eolico e fotovoltaico), che di fatto costituiscono già un sistema di produzione distribuito. Il vecchio sistema considera «anomale» le condizioni di esercizio che si vengono a creare con questa configurazione. Il vecchio sistema tenta di bloccare la transizione a questo stadio, quello in cui con il vecchio modello risulta massimizzata l’adozione di sistemi decentralizzati di produzione dell’energia. L’evoluzione della rete del futuro dovrà pertanto affrontare innanzitutto due problemi: la transizione verso una topologia di rete e lo sviluppo di nuovi sistemi di gestione e controllo. Vi sarà un graduale passaggio dalla rete radiale a quella a maglia, in cui l’efficacia del sistema di generazione distribuito raggiungerà livelli molto alti grazie ad un migliore equilibrio tra generatori e utilizzatori. Tutto ciò sarà accompagnato dall’evoluzione dei sistemi di controllo, che dovranno gestire problematiche più complesse di protezione e dispacciamento. Questa evoluzione è ovviamente a sua volta legata allo sviluppo di nuove tecniche, nuove imprese e nuove professionalità su scala locale, tali da poter promuovere anche il conseguente sviluppo economico.

Il ruolo del singolo individuo e la riaffermazione del suo diritto ad un energia considerata come bene comune, e quindi la valorizzazione a livello territoriale delle fonti rinnovabili, quale quella solare, è ineludibile.

Complimenti per il vostro continuo impegno a portare avanti questi temi, in particolare con le nuove generazioni fin dai loro primi anni di scuola, con il vostro splendido progetto “Il Sole in Classe”, in cui mi auguro di essere presto presente tra i miei impegni universitari e le mie spiegazioni della green economy nelle scuole superiori, con argomenti che stanno a cuore anche a voi.

 

Cordiali saluti

 

di Livio de Santoli

Responsabile dell’energia della Sapienza Università di Roma

Presidente AiCARR https://www.aicarr.org/

Coordinatore gruppi di lavoro sull’Efficienza Energetica del Coordinamento

FREE https://www.free-energia.it

Autore del libro  “La comunità dell’energia” con prefazione del prof. Jeremy Rifkin

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