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Le 90 candeline del Parco Nazionale d’Abruzzo

Il più grande Parco d’Italia si prepara ad un lungo fine settimana di incontri e dibattiti per festeggiare un anniversario unico

Quest’anno il Parco più grande e famoso d’Italia compie 90 anni. Dal 18 al 20  maggio appuntamento a Pescasseroli per festeggiare il 90° compleanno del Parco d’Abruzzo. In occasione dell’evento si terrà anche un convegno storico dal titolo “I Novant’anni del Parco: storia e bilanci”.

Le celebrazioni del 90° Anniversario culmineranno nella Festa del 9 settembre 2012, ricorrenza dell’inaugurazione presso la fontana “San Rocco” di Pescasseroli, dove l’incisione “Il Parco Nazionale d’Abruzzo sorto per la protezione delle silvane bellezze e dei tesori della natura qui inaugurato il IX sett. MCMXXII” ricorda lo storico evento.

Nel 1922, da un’antica riserva reale di caccia, nasce il Parco, allo scopo di salvaguardare un territorio ricco di storia naturale ed umana. In quasi un secolo di vita, l’area protetta è aumentata di abitanti e di superficie: dal primo nucleo dei 500 ettari di “Costa Camosciara”, agli attuali 50.000 ettari più 80.000 ettari di zona di protezione esterna, distribuiti in tre Regioni: Abruzzo, Lazio e Molise.

“I parchi sono il prodotto di una società che ha un territorio e una storia” dice Giuseppe Rossi, il presidente del Parco. “In questi anni, grazie ad un costante impegno di tutti, il Parco ha garantito la sopravvivenza di una fauna variegata, come l’orso, il lupo, il camoscio, l’aquila reale, insieme a moltissime altre specie animali e vegetali caratteristiche dell’Appennino. Per non parlare del grande patrimonio di foreste secolari, di acque cristalline e di paesaggi unici, che costituiscono un valore insostituibile e prezioso a pieno beneficio di tutti”. E i numeri sulla biodiversità sono lì a testimoniarlo: 66 specie di mammiferi, 230 specie di uccelli, 52 specie di rettili, anfibi e pesci, 5.000 specie di invertebrati e 2.000 specie di piante superiori.

Grande impegno di questi ultimi decenni è stato rivolto alla salvaguardia del “camoscio abruzzese”, il “più bello del mondo” come qualcuno lo ha definito. L’Ente Parco è riuscito a far recuperare a questo animale i suoi spazi vitali tra le quote più elevate, permettendo il diffondersi di centinaia di esemplari. Tale aumento di numero ha consentito, in base a importanti progetti di ricerca e di salvaguardia, di utilizzare alcuni esemplari del Parco per ripopolare con successo altri parchi montuosi dell’Appennino in cui il camoscio era presente in epoca storica.

La storia e le vicende del camoscio appenninico sono legate a quelle umane. Il camoscio era molto diffuso sulla maggior parte dei massicci montuosi dell’Appennino, ma già in occasione dell’ultima guerra mondiale solo un piccolo gruppo di questi agili ed eleganti animali, ormai sulla soglia dell’estinzione, era riuscito a sopravvivere ad una caccia dissennata, rifugiandosi nelle aree più impervie del Parco. Con orgoglio il presidente del Parco stima l’attuale popolazione in circa 1.500 esemplari.

Protagonisti del Parco sono anche gli uomini. Fin dai primi anni di vita del Parco, le guardie, oltre a esercitare la sorveglianza, hanno rappresentato la “memoria storica” del territorio. Molti di queste, fin da bambini prendevano parte all’antica tradizione della transumanza, un lavoro lungo e faticoso. Accompagnare le greggi dagli stazzi sui monti d’Abruzzo fino ai pascoli della Puglia, oltre 200 km di percorso, era un impegno annuale a cui partecipavano spesso anche i bambini. Malgrado la durezza del lavoro, sotto il sole o la pioggia, molti di quei ragazzi svilupparono un attaccamento esclusivo nei confronti del territorio e della natura che gli permise, da adulti, di sviluppare una “sensibilità ambientalista” decisamente ante litteram. Questa fu la prima molla che spinse molti a diventare guardie del Parco: una scelta di vita non priva di sacrifici, ma che gli evitò di dover abbandonare questi luoghi per trasformarsi in emigranti. Per questo il compleanno del Parco deve essere un’occasione di riflessione anche per tutta la comunità locale.

I parchi oggi devono diventare il volano dello sviluppo dei territori che li ospitano; un obiettivo ambizioso comune a tutta Europa che si può realizzare attraverso la valorizzazione delle peculiarità e ricchezze locali unita ad una buona dose di professionalità e fantasia. Buon Compleanno Parco Nazionale d’Abruzzo!

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Che bio ce la mandi buona!