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“La Terza Rivoluzione Industriale” all’Università di Salerno

Proiettato presso l’ateneo salernitano il film  dedicato a Jeremy Rifkin

“La Terza Rivoluzione Industriale” all’Università di Salerno

 

Martedì 27 novembre 2018 l’Ateneo salernitano, grazie alla possibilità offerta al Professore Iorio, docente del Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione/DISPSC dell’Università di Salerno, da Antonio Rancati, coordinatore nazionale del centro studi CETRI-TIRES, e Angelo Raffaele Consoli, direttore europeo di Jeremy Rifkin, ha ospitato la proiezione del film dell’economista americano intitolato “The Third Industrial Revolution: A new sharing economy”.

Il proficuo incontro ha visto, oltre alla proiezione, un intenso dibattito sulle grandi rivoluzioni industriali avvenute negli ultimi due secoli, a cui hanno partecipato 150 studenti e dottorandi dei corsi di laurea di Sociologia e Politiche per il Territorio, in particolate gli studenti del corso di Sociologia dell’Innovazione. Difatti si è avuto modo di approfondire un aspetto molto particolare, ossia l’impegno politico di Rifkin in questo argomento, delicato e, ormai, all’ordine del giorno.

Abbiamo potuto toccare con mano, grazie soprattutto all’intervento dei presenti, come potrebbe essere questa nuova tipologia di economica, ovvero quella circolare. Ma procediamo con ordine.

Il tema centrale è stato il cambiamento, soprattutto quello che lascia scaturire ogni rivoluzione industriale, ossia il mutamento nella comunicazione (sia generale che particolare), nell’energia (il petrolio sostituito da fonti totalmente rinnovabili, o quasi) e nella logistica (il trasporto di grosse quantità di merce nel più breve tempo possibile e con il minor impatto ambientale possibile, soprattutto). Sottolineando come, oggi soprattutto, ci sia una dimensione economica che discrimina i cambiamenti. Questo perché le innovazioni producono cambiamento grazie all’abbattimento dei costi marginali all’aumentare della produttività. A tal proposito, il dott. Consoli ha sottolineato più volte che ci stiamo addentrando in uno dei cambiamenti più importanti dell’umanità e, in particolare, del mondo del lavoro, ossia la fine di determinati lavori! Per l’appunto ci ha illustrato, in modo molto semplice e chiaro, che abbiamo due generazioni di lavoro per sviluppare la tecnologia necessaria a permettere il cambiamento. Dunque, da qui al 2070, si avrà la fine di alcuni lavori, come l’autista ad esempio, il quale verrà sostituito dalle macchine e dalle auto ad intelligenza artificiale, le quali (grazie a sensori, a telecamere e a GPS) saranno in grado di autoguidarsi, trasformando il lavoro dell’autista in lettore di dati sull’andamento della macchina.

Questo argomento apre a diverse considerazioni, una su tutte quello della sussunzione vitale, che va a sostituire la sussunzione reale descritta da Marx. Mi soffermerò brevemente, cercando di essere il più chiaro possibile. Questo nuovo tipo di sussunzione spingerà l’uomo ad essere di supporto alla macchina, e non viceversa. Genererà il cambiamento, forse quello più grande della storia, ossia un uomo che dovrà integrarsi con la macchina e con essa modificarsi quando necessario. A primo impatto ci appare come un’immagine tetra, ma basta fare qualche passo indietro e osservare, con occhi diversi, uno scenario più ampio. Ossia lo sfondo, in questo caso (e nel mondo del lavoro) possiamo notare una nuova tipologia di economia, quella che mira all’inclusione più che all’esclusione, l’economia circolare!

Per economica circolare intendiamo un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo. Dove i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. Una sorta di “economia empatica”. Questo tema, a me caro, mi lascia giorno dopo giorno meravigliato. Perché, a primo impatto pare non rientrare in alcun discorso della nostra vita, ma in realtà ne permea ogni singola parte.

Grazie alla visione del film, della magnifica spiegazione del prof. Rifkin, si è avuto un quadro chiaro, condito da effetti visivi spettacolari, di quello che è e che sarà la nostra storia, economica e non. Mi piace pensare, così come ha sottolineato più volte il dott. Consoli, che dobbiamo spingere il nostro impegno, quello di tutti, verso una collaborazione.

Gradualmente il capitalismo si sta trasformando in un commons collaborativo, così come scrive anche Rifkin riferendosi al capitalismo non finanziario, che mirerà alla redistribuzione della ricchezza industriale. Un passo necessario, oltre che utile, a farci uscire dalla concezione, fredda e senza empatia, della visione “uomo-macchina” classica. La quale mira a vendere la propria capacità di adattarsi alla macchina a chi detiene la macchina, lasciandosi sussumere, ma questa  nuova concezione di uomo-macchina, mirerà all’inclusione economico-sociale, che permetterà all’individuo di uscire dal contesto freddo e entrare in quello empatico.

 

Dott. Vincenzo Auriemma
Dottorando in Sociologia, Teoria e Storia delle Istituzioni
Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione
Università degli Studi di Salerno

Media partner dell’evento: VICE Media Italia, Motherboard, Ambiente, Rinnovabili.it e TeleAmbiente