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La sostenibilità nel futuro degli architetti torinesi

Quest’anno l’evento torinese Restructura, dedicato a “Edilizia e Sistemi Costruttivi”, ha proposto un interessante convegno dal titolo “Architetti oltre i 150 anni – Incontro con i progettisti del futuro torinese”

L’interessante Convegno torinese si è integralmente basato su un presupposto originale: incaricare tre note firme dell’architettura torinese di illustrare, in modo anche critico, alcuni dei principali progetti che interessano la riqualificazione urbana della città.

I progetti, esempi virtuosi per la realizzazione di edilizia sostenibile, si arricchiscono al loro interno di elementi di durabilità, di facilità d’uso, di contenuti costi di gestione e manutenzione,  evidenziando l’importanza della localizzazione in aree marginali.

Il primo intervento è stato dedicato agli Headquarters Lavazza di Via Bologna progettati da Cino Zucchi.

L’architetto afferma che “se il secolo scorso è stato il secolo dell’espansione della città, quello che viviamo è il secolo della modificazione o trasformazione, quasi della metamorfosi”, tant’è che il suo intervento riguarda un’area dismessa ex Enel, costituita da edifici di varie forme, dimensioni e pregio.

A differenza degli isolati circostanti, quest’area non presenta un carattere di fortezza chiusa sui quattro lati, ma si pone con elementi di varie altezze ad un livello di dialogo con gli edifici circostanti non consueto per l’architettura torinese. Per mantenere questa linea di principio si è scelto di prevedere una piazza centrale pubblica che vuol essere, insieme al pian terreno degli edifici, la zona di relazione, ed uno schema a stella dei percorsi orizzontali per rendere l’edificio un luogo permeabile, con spazi di lavoro flessibili affacciati verso la città.

Il progetto parte dalla considerazione che Torino è una città fortemente connotata dall’ambiente che la ospita, colline e fiumi sono continui riferimenti per chi la vive, e da questo punto si è lavorato per dar forma alla cosiddetta “nuvola verde”. Il tema del tutto-vetro non è stato considerato adeguato dal punto di vista architettonico-climatico, per cui si è studiato quale fosse un giusto equilibrio tra superfici opache e trasparenti, inserendo dove opportuno elementi ombreggianti tridimensionali. Per le coperture il progetto prevede che siano realizzate mediante “tetti verdi”, scelta dettata dall’attenzione che si deve dare al tema dell’acqua. Da sottolineare che l’edificio verrà classificato secondo il sistema Leed nella classe Gold, grazie ai sui criteri di sostenibilità ed efficienza energetica. Nel contempo viene data rilevanza all’aspetto psicologico, non valutabile da nessun protocollo, dell’apribilità delle finestre, dell’uso di materiali tradizionali e delle loro tecniche di lavorazione.

A conclusione di questo primo intervento, Cino Zucchi espone la sua idea di “metodo progettuale” affermando che non si dovrebbe progettare secondo il principio in cui l’idea iniziale contiene tutto e tutte le soluzioni, ma quello in cui una serie successiva di tentativi e ipotesi fanno sì che si giunga ad una certa soluzione, per noi più giusta di altre(“le cose si trovano per caso, ma si conservano per scelta”Heinrich Füssli).

Il secondo intervento descrive la progettazione di un edificio ad alta efficienza energetica, ottenuta principalmente dalla tecnologia del suo involucro, che sostituisce il vecchio edificio Cinema Hollywood, originariamente sorto quale teatro popolare del quartiere.

Ideatore di tale progetto è l’arch. Luciano Pia, il quale ha realizzato un edificio a forma di “cocomero” avente come principale obiettivo la cucitura dello strappo nel tessuto urbano di Corso Regina, restituendo ai suoi fruitori una veduta sui giardini reali della città tanto inedita, quanto inaspettata.

Particolare attenzione è stata posta alla difesa degli ambienti interni dall’inquinamento atmosferico ed acustico; per raggiungere questi propositi è stata pensata la realizzazione di un involucro a “doppia pelle vetrata” del prospetto sud anteposta ad una vera e propria serra climatica realizzata da terrazze che sono propaggini degli ambienti interni. La luce e la radiazione solare sono gestite mediante schermature in grado di modularne l’utilizzo a seconda delle stagioni e delle necessità. Dal prospetto nord viene prelevata aria fredda e meno inquinata, la quale passa attraverso i due “funghi” del pian terreno che, oltre ad assolvere la funzione principale di sostegno della struttura, convogliano questo flusso d’aria verso la “doppia pelle”. Da qui l’aria dopo esser stata trattata viene immessa negli ambienti abitati.

La veduta scenica sulla città, è realizzata mediante sopraelevazione del primo piano a dodici metri dal piano di campagna, al di sotto del quale verranno realizzati spazi per il terziario e aree pubbliche di servizio e relazione con il quartiere.

Il prospetto nord è stato realizzato con una struttura molto più densa e opaca, con spessori della muratura che variano da sessanta a centoventi centimetri, all’interno della quale sono state operate delle traforature, nell’intento di riportare sulla facciata l’effetto ottico della cupola contenente la sacra sindone.

Ultimo progetto trattato nel convegno ed esposto dall’architetto Benedetto Camerana, è la realizzazione dell’edificio chiamato “Porta Europa”, nome derivante dalla collocazione urbanistica (posto al di sopra della linea ferroviaria dell’alta velocità che collegherà Torino con il vecchio continente). L’esigenza di realizzare un edificio di notevole importanza su questo lotto della Spina 1 nasce circa undici anni fa e vede, dopo svariati concorsi, l’affidamento dell’incarico all’architetto tedesco Jan Stormer, il quale, in collaborazione con l’architetto Benedetto Camerana, risolve le tematiche del concorso e del P.R.G. ideando un fabbricato composto da due distinti corpi di fabbrica uniti da un alto basamento. Le facciate in progetto sono costituite da due superfici, una esterna completamente vetrata, ed una interna costituita per il 50% da superfici opache e per il restante 50% da superfici trasparenti. Questa doppia facciata ha lo scopo di pre-climatizzare l’aria di ricambio degli ambienti, utilizzando anche a tale scopo un sistema elettronico di brise-soleil inseriti tra le due superfici. La definizione di edificio a ”Consumo Zero” è vera solo per la parte riguardante i consumi termici (riscaldamento e raffrescamento), e per ottenere questo risultato lo studio e le consulenze termotecniche sono stati affidati ad una società tedesca di grande esperienza nel settore (Transsolar). Il progetto prevede che la generazione avvenga tramite pompe di calore geotermiche, ed un sistema di emissione a soffitto radiante. La copertura dell’edificio, seppur di dimensioni ridotte, è prevista con tetto verde, sempre secondo il principio di riutilizzo e valorizzazione dell’acqua. Va comunque evidenziato che, a differenza dei due casi precedenti, in questo  non vi è certezza della realizzazione del progetto così come descritto, ma vi sono buone probabilità che venga indetto un ulteriore concorso internazionale per valutare nuove proposte e soluzioni.

A conclusione del convegno l’Assessore all’Ambiente, Innovazione e Sviluppo, Lavori Pubblici e Verde della città di Torino, Enzo Lavolta, ha prospettato la nascita di un terzo Piano Strategico per la città, che avrà come obiettivo quello di candidare Torino a Smart City europea, utilizzando la Sostenibilità come unità di misura per ogni singola scelta politica e facendo penetrare questo concetto ad ogni livello della pubblica amministrazione.