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La società civile verso Rio+20

Questa mattina a Roma il Forum convocato dal MATTM finalizzato a raccogliere idee e proposte d’eccellenza con le quali l’Italia si presenterà a Rio de Janeiro

Avviare un dialogo aperto e costruttivo a livello nazionale capace di stimolare lo scambio di esperienze e favorire una partecipazione attiva degli stakeholders all’elaborazione dell’agenda italiana per un futuro sostenibile. Questo l’obiettivo del Forum della società civile “L’Italia verso Rio+20 – Buone pratiche, idee e proposte per il futuro dello sviluppo sostenibile”, una giornata di lavori convocata per questa mattina a Roma dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) in collaborazione con il Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente e ospitata dal Centro Interuniversitario di Ricerca Per lo Sviluppo sostenibile (CIRPS) per capire il ruolo che il nostro Paese potrà giocare alla Conferenza di Rio+20, in programma dal 20 al 22 giugno 2012 a Rio de Janeiro.

 

Ad aprire i lavori il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, per il quale la definizione di regole e obiettivi comuni verso una crescita che non comprometta la sicurezza ambientale del pianeta è un processo non solo necessario, ma anche strettamente legato alla crescita che interessa il nostro Paese. “Da Rio – ha detto Clini – ci aspettiamo la messa a punto di un framework che definisca le linee con cui la comunità mondiale possa orientarsi e nel quale l’Europa avrà un ruolo cruciale”. Il processo di preparazione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile sta entrando nella sua fase negoziale. L’Italia intende parteciparvi con una presenza d’eccellenza e con best practice da mettere al servizio della comunità globale, che possano stimolare uno scambio attivo tra i vari interlocutori. Come spiegato dal Vice presidente del Comitato Preparatorio ONU per Rio+20, Paolo Soprano, la Conferenza di Rio verterà, da una parte, a valutare i cambiamenti economici degli assets del mercato globale, dall’altra, a capire come sia possibile assicurare un quadro istituzionale internazionale capace di supportare questi cambiamenti. Se vent’anni fa, infatti, il problema era riuscire a limitare l’impatto della crescita economica, oggi è necessario assicurare continuità allo sviluppo del pianeta con risorse limitate. Per l’Italia tutto ciò rappresenta una grande opportunità, non solo per la definizione di un piano nazionale che è insieme un impegno e un’occasione, ma anche per il raggiungimento di obiettivi specifici, come la qualità dell’aria, l’efficienza energetica degli edifice e la riduzione delle emissioni.

 

Da Stoccolma a Johannesburg di passi ne sono stati fatti tanti e forse oggi è il caso di concretizzarli. In quarant’anni, infatti, la crescita degli accordi multilaterali, internazionali e regionali volti a tutelare in modo deciso l’ambiente e le sue risorse è stata rapida e sostanziale. Ogni sforzo sarebbe stato vano se lo sviluppo sostenibile non fosse stato affiancato dalla partecipazione di tutti i settori della società civile, gruppi a cui si chiede di partecipare in modo attivo non solo alla definizione dei contenuti della Conferenza, ma anche all’attuazione dei suoi risultati.