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La foto simbolo del G20, manifesto della guida italiana

Prosegue il lavoro per armonizzare le posizioni dei vari leader sulle misure urgenti da adottare per dare risposte sia all’emergenza climatica, sia all’impatto sociale sanitario ed economico della pandemia

di Fabrizia Sernia

La “Pool photo”, foto di gruppo, scattata ieri pochi attimi primi dell’avvio dei lavori  del G20, per la prima volta a Roma, con i Capi di Stato e i di Governo  delle principali economie del mondo, insieme ai  Paesi ospiti e ai rappresentanti di organizzazioni internazionali e regionali, in posa con i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari della Croce Rossa, in camice o in divisa, è già l’immagine simbolo dell’evento. Il manifesto della prestigiosa guida italiana del G20. Un evento nel corso del quale sabato scorso è iniziato il lavoro, che prosegue oggi, per armonizzare le posizioni dei vari leader sulle misure urgenti da adottare per dare risposte sia all’emergenza climatica, sia all’impatto sociale sanitario ed economico della pandemia, toccando i temi chiave dell’agenda globale. L’obiettivo delle 36 delegazioni convenute al centro Congressi  Nuvola, nel quartiere Eur della Capitale, di arrivare  entro la giornata a un documento condiviso, migliorativo rispetto a quello giunto in bozza per l’inizio lavori, da discutere alla COP 26 a Glasgow, che prende il via in Scozia, è stato  bollato da molti osservatori come una chimera, una  “mission impossible” perché caricata di aspettative esagerate. Sempre in vista della Cop 26, dove sono attesi i leader di oltre 190 paesi del mondo, la testata Science ha reso noto come “una serie di rapporti mostri che il mondo è lungi dal mantenere la promessa di contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dell’obiettivo di 1,5°C che potrebbe evitare i peggiori impatti di cambiamento climatico”. Per raggiungere l’obiettivo della temperatura, fissato nell’accordo sul clima di Parigi del 2015, le nazioni devono ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, ma il recente Report delle Nazioni Unite (UNEP) ha messo in guardia sul fatto “che gli impegni attuali ridurranno le emissioni solo del 7,5%”. E già al termine dei lavori di ieri, la preoccupazione principale ha investito la parte del nuovo testo finale delle conclusioni, dove sarebbe confermata l’intenzione del G20 di limitare il global warming a 1,5 gradi, ma il riferimento al 2050 come termine entro il quale abbattere a zero le emissioni di gas serra sarebbe stato sostituito da un termine più generico e meno stringente di “metà secolo”. Tuttavia ieri sera fonti di Palazzo Chigi hanno precisato all’Ansa che “le bozze finora trapelate sono versioni preliminari: gli sherpa sono al lavoro e continueranno per tutta la notte la loro sessione”. Trascorsa la notte, oggi la trattativa prosegue  con la partecipazione anche dei ministri dell’Ambiente e della Transizione Ecologica.

Stamane il principe Carlo, intervenendo al G20 a Roma, su invito del premier Draghi, al side event sul ruolo del settore privato nella lotta al cambiamento climatico ha dichiarato che i leader mondiali ”hanno una responsabilità schiacciante verso le generazioni future (..) che vedono nei leader gli amministratori del Pianeta riguardo alla lotta ai cambiamenti climatici”. Il principe ha poi aggiunto che “circa 300 dei migliori amministratori delegati del mondo di ogni settore dell’economia, compresi i servizi finanziari, si sono uniti alla mia Iniziativa a sostegno di Mercati Sostenibili (Smi) e hanno dimostrato quanto siano sensibili al modo in cui sia i consumatori, che controllano più del 60% del Pil globale, sia gli azionisti stanno chiedendo cambiamenti nel modo in cui le imprese si comportano”.

Clima, mission impossible. Ma ricordiamoci che il premier per salvare l’euro disse “Whatever it takes”. E ci riuscì

Anche se l’impresa del G20 è dunque indiscutibilmente ardua, un refresh delle “mission impossible” condotte con successo dal premier in passato lascia la porta aperta, nonostante tutto, a un po’ più di ottimismo sull’esito finale. Tutti ricordano che fu Mario Draghi, da presidente della Banca Centrale Europea, a salvare l’euro in un’Europa che si trovava ad affrontare una crisi economica drammatica, a detta di molti irreversibile, dopo aver pronunciato il 26 luglio 2012 la celeberrima frase “whatever it takes”, intervenendo alla Global Investment Conference di Londra, (“La Bce è pronta a fare tutto il necessario a preservare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza”, disse allora il premier). L’elevata reputazione di cui godono Draghi e l’Italia, alla guida del Summit, sicuramente giocano a favore del miglior risultato. Perfino i giovani del Fridays For Future, sfilando lo scorso primo ottobre a Milano con Greta Thumberg, sollevavano cartelli con la frase “cult” del premier che è entrata, fra l’altro, addirittura nel Vocabolario Treccani. Già al termine dei lavori di ieri, fra i risultati della giornata spicca l’accordo definito “storico” dal premier  su una tassa minima del 15% sugli utili delle  multinazionali. L’accordo quadro sulla tassa minima globale, riporta l’AGI, sostenuto da quasi 140 Paesi era stato sottoscritto in occasione del G20 dell’Economia dello scorso ottobre con un duplice obiettivo: evitare che le grandi aziende   trasferiscano i loro utili nei paradisi fiscali; fare in modo che le società che operano nel commercio elettronico paghino le tasse nei Paesi dove realizzano i profitti, non in quelle dove hanno la sede fiscale.   

Le tre P che si aggiungono alla quarta: Pragmatismo

Inaugurando ieri a mezzogiorno la    prima Sessione di  lavoro  del Summit,  “Global Economy and Global Health”, Draghi non ha fatto mistero del forte impegno corale richiesto dal percorso che attende i Paesi del G20,  – che è già emerso durante la prima giornata di lavori – ,  ma ha evocato prontamente “l’ambizione” che deve sospingere azioni  e progetti che saranno condivisi insieme. Persone, Pianeta, Prosperità, le tre parole chiave del G20 di Roma, hanno così trovato forma e consistenza  nel pragmatismo del discorso di saluto introduttivo. Di fronte alle sfide che aspettano i paesi del mondo, Draghi ha osservato che solo con “interventi coordinati si potrà perseguire la crescita globale: “La fuga in solitario non è praticabile”. E sui vaccini ai paesi più bisognosi, il leader simbolo del G20  ha ribadito il suo approccio: “Dobbiamo fare tutto il possibile per onorare le promesse”. 

“Insieme stiamo costruendo un mondo migliore”

“E’ splendido vedervi qui – ha detto il premier ai leader del G20 – dopo alcuni anni difficili per la comunità globale. La pandemia ci ha tenuto distanti, stesso discorso vale per i nostri cittadini. Noi abbiamo affrontato il protezionismo, l’unilateralismo, il nazionalismo. Tuttavia – ha osservato il premier riferendosi alle sfide che i paesi stanno affrontando – non dobbiamo fare errori: è chiaro che il multilateralismo è la risposta migliore alle problematiche di oggi, per molti versi è l’unica risposta possibile: dalla pandemia al cambiamento climatico, a una  tassazione giusta ed equa, fare tutto questo da soli, non è una possibilità praticabile. Dobbiamo fare del nostro meglio per andare al di là delle nostre divergenze e ritrovare lo spirito che ci ha portati alla creazione di questo  consesso”. La pandemia, ha proseguito il premier, è iniziata due anni fa. “Ora possiamo guardare al futuro con un barlume di ottimismo. Abbiamo visto interventi coordinati, da parte dei governi e delle banche centrali, campagne vaccinali di successo e questo ha portato al ritorno della crescita”. Draghi ha poi aggiunto che “molti Paesi hanno lanciato piani di ripresa per stimolare la crescita, ridurre le disuguaglianze, promuovere la sostenibilità. Insieme – ha dichiarato – stiamo costruendo un nuovo modello economico, il mondo sarà sicuramente migliore”.

Mantenere gli impegni sui vaccini ai paesi poveri

 Una seconda parte dello speech del premier è stata dedicata ai vaccini e alle diseguaglianze che ne contraddistinguono la disponibilità fra i popoli nel mondo. Un tema su cui Oxfam (una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale), insieme ad altre associazioni,  nei giorni scorsi in vista del G20 aveva chiesto  azioni concrete ai leader: “Le nazioni ricche avevano inizialmente promesso che qualunque vaccino sicuro sarebbe diventato un bene pubblico globale, impegnandosi a distribuire 1,8 miliardi di dosi nei paesi in via di sviluppo. A un anno di distanza solo 261 milioni di fiale (il 14%) sono state consegnate”- aveva denunciato l’Organizzazione. Draghi ha invitato i capi di Stato e di Governo a mantenere gli impegni presi verso i Paesi poveri.   “Dobbiamo essere ben consapevoli delle sfide che dobbiamo affrontare collettivamente. La pandemia non è ancora finita e ci sono delle disparità stridenti nella distribuzione del vaccino. Nei paesi ad alto reddito – ha detto il premier – più del 70% della popolazione ha ricevuto quantomeno una dose. Viceversa nei paesi più vulnerabili questa percentuale scende addirittura al 3%. Tali differenze – ha proseguito il premier – sono moralmente inaccettabili e minano la ripresa globale”.   Il presidente del G20 ha poi ricordato che “stiamo quasi raggiungendo l’obiettivo mondiale in sanità, cioè vaccinare  il 40% della popolazione mondiale entro  la fine dell’anno. Ora  dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per raggiungere quota 70% entro la metà del 2022. Dobbiamo investire nella ricerca, dobbiamo eliminare le barriere al commercio  che toccano anche i vaccini e dobbiamo migliorare la prevedibilità della consegna dei lotti. Dobbiamo potenziare le catene di approvvigionamento globale e dobbiamo migliorare la capacità di produzione dei vaccini a livello locale e regionale.  Come Presidenza del G20 – ha aggiunto – l’Italia sta lavorando per una ripresa più equa. Il Global Health Summit – vertice mondiale sulla Sanità –  ha visto promesse generose da parte di Paesi e aziende per fornire vaccini ai paesi più vulnerabili ed ora dobbiamo essere sicuri di onorare tali promesse”.  Infine il premier ha  sottolineato il raggiungimento dell’”accordo  storico per un sistema di tassazione mondiale più equo e più efficace”. Abbiamo supervisionato l’allocazione di 650 miliardi di dollari come nuovi Diritti Speciali di prelievo e abbiamo promosso la possibilità di redistribuirli ai Paesi più bisognosi. Tali risultati ci ricordano in maniera evidente – ha concluso il Premier – che i risultati possono essere raggiunti tutti insieme. Ci devono incoraggiare ad essere altrettanto ambiziosi in ogni settore e in tutti gli ambiti nei quali lavoriamo insieme”.