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Isole minori, la sfida della sostenibilità è aperta

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Legambiente - CNR

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Isole minori, come diventare isole sostenibili?

Le isole minori, isole sostenibili? Non proprio, o almeno non ancora, stando al dettagliato rapporto dell’Osservatorio Isole Sostenibili promosso da Legambiente e CNR. Stando ai dati di La transizione ecologica nelle isole minori (che contiene le schede delle singole isole), la partita è ancora tutta da giocare, ma non è detto che non si possa vincere.

L’Osservatorio Isole Sostenibili di Legambiente ha collaborato con l’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA) per calcolare il livello di sostenibilità di 26 isole minori in base a una serie di indicatori: consumo di suolo, gestione dei rifiuti e dell’acqua, sviluppo delle rinnovabili, mobilità sostenibile e aree naturali protette.

La novità dell’edizione 2024 del rapporto è anche un esame della gestione dei rifiuti nel periodo 2019-2022, che sono saliti del 3%.

Qual è l’indice di sostenibilità delle isole minori?

Cosa sia un’isola è un concetto ben chiaro, parlare di isole minori è più complicato. Intanto sono più vulnerabili al cambiamento climatico proprio in virtù della loro dimensione. È quasi impossibile trovare indagini sulle isole minori: in questi territori si sono accumulati decenni di ritardi che hanno compromesso il raggiungimento di un livello soddisfacente di sostenibilità.

L’inefficienza delle isole minori dipende in gran parte dal fatto che dipendono per l’energia, e non solo, dalla terraferma. La sostenibilità è un’opportunità che alcuni vivono come una condanna. Invece si può vivere bene con una gestione virtuosa dell’acqua, dell’ambiente, dell’agricoltura e dell’edilizia.

La sostenibilità è un cambiamento culturale

L’innovazione è la chiave di un cambiamento che si realizza coinvolgendo le comunità nel diventare protagoniste della gestione rinnovabile del territorio. Ma il cambiamento deve essere anche culturale: superare la dimensione di turismo di mare e puntare sulla sinergia per trasformarsi in centri culturali, di ricerca e di innovazione.

L’indice di sostenibilità varia tra le isole. Capri e Sant’Antioco sono le capofila (62% e 60%); seguono il Giglio (57%), le Tremiti (55%), San Pietro (54%) e Ustica al 53%. Al di sotto del 40% di collocano Ischia, le Eolie e La Maddalena. 

Salina, trattata a parte rispetto alle altre isole delle Eolie, ha un indice complessivo di sostenibilità sotto al 20%.

E i temi ambientali?

Nel 2022 il valore medio della raccolta differenziata ha raggiunto il 56%, rimanendo al di sotto dell’obiettivo europeo del 65%. L’acqua era e rimane un problema: secondo i dati Istat relativi al 2018, la perdita di rete media sulle isole minori è del 40%. Un dato abbastanza grave, con picchi impressionanti a Ventotene (91%), La Maddalena (63%) e Pantelleria (58%).

Non va meglio per l’energia. Nel 2021, i dati GSE mostrano che le zone insulari raggiungono poco più del target per il solare fotovoltaico indicato nel decreto ministeriale del 2017 sullo sviluppo delle rinnovabili nelle piccole isole. Ancora peggio il solare termico, che si attesta su una media del 16,21%.

Per quanto riguarda la mobilità, l’auto privata è il mezzo preferito: si contano 63 auto ogni 100 abitanti.

Per quanto riguarda i rifiuti, le isole minori regalano qualche bella sorpresa e alcuni comuni superano l’80% di raccolta differenziata: Carloforte (isola di San Pietro, Sardegna), Favignana (isole Egadi, Sicilia), Sant’Antioco (isola di Sant’Antioco, Sardegna) e Pantelleria (isola di Pantelleria, Sicilia). In compenso, a Ponza, Lampedusa e Linosa, Isola del Giglio i livelli sono sconfortanti: rispettivamente 13%, 21% e 31%.

Da dove partire? Quattro propose concrete

L’indagine di Legambiente e CIIA rileva punti di forza, ma anche criticità non più giustificabili. L’intento non è stilare una classifica, ma individuare il punto di partenza per cambiare strada.

L’Osservatorio Isole Sostenibili fa quattro proposte concrete:

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