Rinnovabili

Il mondo ha sete…

E’ dal 1993 che il pianeta festeggia il World Water Day. Il 22 marzo è stato infatti istituito dall’Onu “Giornata Mondiale dell’Acqua”, un evento globale che nasce con l’obiettivo diffuso di focalizzare l’attenzione sull’importanza dell’acqua dolce e della gestione sostenibile delle risorse correlate e che quest’anno si muove seguendo lo slogan “Il mondo ha sete perchè noi abbiamo fame!”. Ogni anno, quindi, dal 1993 le Nazioni Unite mettono in luce un diverso aspetto critico relativo all’acqua come fonte di vita e di salute, di alimentazione e salubrità oltre che di igiene e sopravvivenza.

L’EDIZIONE 2011 ha focalizzato le energie seguendo lo slogan “Water for Cities” riflettendo sull’impatto, ad esempio, che la crescita demografica ha sull’oro blu. L’aumento della popolazione porta con sè, infatti, tutta una serie di aspetti strettamente collegati che vanno dall’impiego della risorsa nell’industria fino all’aumento delle calamità naturali determinati dal cambiamento climatico che si abbattono sulle infrastrutture danneggiando anche i sistemi idrici. Partendo dalla consapevolezza che ogni aspetto della vita necessita di acqua, l’impegno delle nazioni è nei confronti del rispetto e della conservazione e gestione sostenibile della risorsa, in modo che ogni individuo abbia garantito l’accesso all’acqua.

Proveniente dalle piogge o prelevata dai bacini idrici, l’acqua viene impiegata per la produzione di cibo, per l’allevamento del bestiame, per l’allevamento ittico ma anche per la produzione industriali di oggetti di uso quotidiano. Ogni attività quindi ha una propria impronta idrica misurata  calcolando quanta acqua ci vuole per produrre, ad esempio, un chilo di grano. La risposta? Sembra incredibile: 1500 litri contro i 15000 necessari per ottenere un chilogrammo di carne bovina. E nonostante i progressi tecnologici ancora oggi il 40% della popolazione mondiale non ha libero accesso alla risorsa e le previsioni ipotizzano che nel 2025 circa 1,8 miliardi di persone vivranno in paesi e in regioni con pochissima acqua, o addirittura in condizioni che vengono definite di stress idrico, con tutte le conseguenze che ne derivano per gli allevamenti e le coltivazioni.

Per ridurre i danni che il cambiamento climatico sta causando alle risorse idriche mondiali appare quindi di fondamentale importanza l’adesione e la partecipazione generale agli eventi organizzati da città, amministrazioni, scuole ma anche da singoli cittadini in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, consultabili sul sito dell’evento.

LE MANIFESTAZIONI A ROMA Nella Capitale, presso il quartier generale della FAO, una serie di eventi riempiranno l’edizione 2012 della Giornata Mondiale dell’Acqua. A partire dalla cerimonia ufficiale di inaugurazione si snoderanno una serie di convegni e presentazioni che si concentrano sulla tematica che caratterizza l’evento: la sicurezza idrica e alimentare alla presenza dell’Ambasciatore di Buona Volontà della Fao, la cantante Anguun. Oltre all’adesione e alla partecipazione di eventi c’è chi, come l’Istat, ha deciso di fare il punto della situazione usando gli strumenti a disposizione: i numeri. Numeri che in questo caso tracciano in sintesi il panorama dell’approvvigionamento di acqua potabile e dei consumi delle famiglie, ottenuti riassumendo quanto elencato in precedenti indagini dell’Istituto. Dalle statistiche è emerso principalmente che nel sud Italia l’erogazione idrica risulta insufficiente e compromessa a causa di infrastrutture inadeguate che versano in condizioni critiche soprattutto in Calabria e in Sicilia. I disservizi si traducono, inoltre, in una manifesta diffidenza a bere acqua del rubinetto, fenomeno che ci mette in testa alla classifica dei maggiori consumatori di acqua in bottiglia in Europa e quarti a livello mondiale, con una spesa media mensile che sfiora i 20 euro. In Italia, infatti, nel corso del 2011 il 30% delle famiglie ha registrato che uno o più componenti non si fidano dell’acqua del rubinetto, percentuale che sale al 60% se andiamo in Sicilia e arriva al 53,4% se ci spostiamo in Sardegna.

 

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