Il motore green si è riacceso nell’era del coronavirus rendendo palpabile la constatazione che il cambiamento, in peggio, del clima, distrugge la qualità della vita. Parte rilevante delle nazioni è stata indaffarata a spegnere le flebili speranze di cura delle conferenze sul clima, sospinte dal principio fallimentare di quel “ogni Stato fa da sé” che ha permesso il dilagare della pandemia. Sarebbe, però, ingeneroso non constatare l’evoluzione della cultura ambientale. Dai prodotti alimentari all’installazione dei pannelli fotovoltaici. Per questo il Recovery Fund è il traino del rilancio, della ripartenza, dei progetti green. Per recuperare il tempo perduto nella ritualità stanca.
La Fondazione ISTUD, nel cinquantenario dalla sua nascita, dedica l’International Colloquium annuale al Green New Deal. Idee verdi e Recovery Fund per uscire dal coronavirus.
Si potrebbe fare, non si fa, chi lo dovrebbe fare? Grandi innamoramenti. Nostalgici addii. Inframezzati da mode. Disneyane narrazioni. Rituali. Convenienza di brand facili. Avvolti nell’ideologia della scusa dell’ambiente, più che nella scienza. Inquinamento, errori e false credenze. Come pesare meno sull’ambiente dopo l’aumento rapido dei rifiuti medici e della plastica? La strategia di un passo alla volta. Dalla raccolta differenziata. All’agricoltura, vittima di catastrofici fenomeni atmosferici e in costante evoluzione verso la sostenibilità bio. All’idrogeno, benzina del futuro in competizione con l’auto elettrica, crogiolata nella sua tormentata diffusione. Alle pratiche soluzioni anti inquinamento da movimentare a partire dalle abitazioni nei borghi, paesi e città.
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“L’ansia del tempo. Che tanto si debba ancora fare, per anni, senza avere, nell’immediato, risultati corroboranti, che stimolino a costruire il futuro. L’economia verde non è più una opportunità di sviluppo ma una necessità stringente per tutti”, afferma Marella Caramazza, direttore generale della Fondazione ISTUD. E Maurizio Guandalini, chairman dell’evento, si sofferma sul Green Deal. “La riconversione ecologica. Riorganizzare città, il lavoro, il tempo libero avendo nelle fondamenta la sostenibilità. Una fetta consistente dei miliardi del Recovery Fund è per mettere pannelli solari sui tetti, rifare i cappotti alle case, cambiare gli infissi, le caldaie, proteggere da alluvioni e terremoti gli edifici pubblici, incentivare l’uso di nuovi carburanti come l’idrogeno, l’elettrico”.
L’international colloquium della Fondazione ISTUD ha raccolto esperti dell’Università, delle aziende, degli studi professionali, dei think tank di ricerca su quattro round table direttrici di sviluppo del green.
Il primo è “Idrogeno ed elettrico la competizione per la benzina di domani”. Ne discuteranno Alberto Dossi del Gruppo Sapio, Cristiano Musi di Landirenzo Group, Michele Ziosi di CNH Industrial, Antonio De Bellis di ABB Electrification Italia. Il secondo focus è “Mitigare, rallentare il riscaldamento globale nell’era del coronavirus” con Valentino Piana dell’University of Applied Sciences Western Switzerland – Valais, Riccardo Bani, di Teon, Gianni Chianetta di Greening the Islands, Daniela Aleggiani di 3M, Romano Stefani di Dolomiti Energia. Terzo round table è “Ricicli tu che riciclo anch’io nel carico della Pandemia. Tocchi e ritocchi dell’agricoltura che cambia”. Lo analizzeranno Roberto Sancinelli di Montello, Roberto Cavallo, di ERICA, Carlo Triarico dell’Associazione Agricoltura Biodinamica, Nicolo’ Mascheroni Stianti di Abaco Group. Ultimo round table “Quel che resta da fare tra green new deal e recovery fund”, con Alessandro Marangoni di Althesys Strategic Consultants e Paolo Peroni di Roedl & Partner.
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Luci e ombre del nuovo corso verde. Perché la versione italiana del fenomeno è un indicatore fedele dei successi, dei paradossi e delle incongruenze di questo travagliato cammino. Va bene il clima corrotto e violentato, ma la declinazione del verde ci consegna anche un dissesto del territorio italiano frutto d’incompetenze e mancata prevenzione, affiancate dall’inerzia del cittadino, che segnano un aggravio ulteriore nel cartellino della trascuratezza.
Si sa, l’individuo resta un paradosso, vuole cambiare tutto, macchina dentifricio, vino, smartphone ma vuole anche che tutto stia fermo, immobile. La britannica Mary Renault ha scritto che c’è un solo tipo di shock peggiore rispetto all’imprevisto: il previsto per il quale ci si è rifiutati di prepararsi. E l’accadimento, frastornante, del Covid-19, lo dimostra.
L’International Colloquium “GREEN NEW DEAL”, si svolgerà mercoledì 28 ottobre (9.30-13.00) in diretta streaming on line. Partecipazione gratuita previa iscrizione Per informazioni: istud.it/green-new-deal