Rinnovabili

Gli insegnamenti del coronavirus

emergenza coronavirus
Credits: © 123rf.com

di Rossella Muroni

L’Italia sta vivendo uno stato di eccezione senza precedenti, siamo chiamati ad affrontare una crisi sanitaria che per la sua gravità è diventata anche una crisi sociale ed economica tra le più gravi di sempre. Ma dobbiamo tenere i nervi saldi, saper cogliere le opportunità di questo periodo e riuscire a superarlo cambiati in meglio.

Un primo effetto positivo questa emergenza l’ha già avuto: mai come ora è chiara a tutti l’importanza del Servizio sanitario nazionale per garantire il diritto alla salute in modo uguale e universale su tutto il territorio nazionale. Mai come ora capiamo l’errore madornale che abbiamo fatto con lo spezzatino dei 20 Servizi sanitari regionali, i pericoli della devolution e dell’autonomia differenziata e soprattutto lo sbaglio di aver tagliato sulla sanità e sulla ricerca pubblica per esigenze di bilancio. Finanziare il nostro Sistema Sanitario Nazionale e la ricerca significa investire in un bene comune preziosissimo, in quella che è a tutti gli effetti una delle più importanti conquiste della nostra civiltà. Mai come ora siamo grati a medici e infermieri. Ricordiamocelo anche domani.

Per il resto il coronavirus sta facendo esplodere contraddizioni e disuguaglianze della nostra società e i limiti dell’Unione Europea. Pensiamo alle persone fragili, ai lavoratori che non hanno tutele come le partite iva e i precari, ai tanti che non hanno nemmeno un lavoro, agli ultimi, alla disparità di opportunità ancora dolorosamente diffuse nel Paese. O pensiamo all’Europa sonnolenta e degli egoismi che abbiamo visto in questi giorni.  Ecco non è questa l’Unione Europe che sognava Spinelli a Ventotene e non è un Paese dal welfare fragile, dimentico di solidarietà, quello per cui hanno combattuto i nostri padri costituenti. Abbiamo l’occasione di ripensare tutto e disegnare il futuro come vorremmo che fosse, con una società e un’economia più giuste eque sostenibili e felici per tutti, tanto in casa che in Europa.

Usiamo questo periodo sospeso, questa crisi, per cambiare in meglio non per le polemiche. Impariamo a sentirci di nuovo una comunità, a sfruttare le opportunità del lavoro agile, a spostarci quando serve davvero, a evitare il superfluo. Richiede più impegno responsabilità e condivisione, ma significa anche meno traffico, meno smog, più efficienza e più tempo per sé. Tutti noi siamo chiamati ad immaginare un futuro diverso e ad interpretare il presente con una nuova consapevolezza. Cittadini ed Istituzioni.  L’Europa e l’Italia sono chiamate a prendere decisioni all’altezza di questa crisi senza precedenti. Per un momento eccezionale servono misure eccezionali, ad esempio un piano di centinaia di miliardi di investimenti, mettere finalmente in campo una politica economica e fiscale comuni. Se non ora quando?

Ciò detto, mentre siamo concentrati a superare l’emergenza e contenere la diffusione del contagio, dobbiamo anche prendere coscienza di come siamo arrivati sin qui. E ancora una volta la nostra attenzione dovrebbe concentrarsi su un modello di sviluppo rapace, che rompe tutti gli equilibri e non rispetta habitat, né biodiversità od ecosistemi. Lo ha spiegato bene il professor Telmo Pievani dell’Università di Padova in un recente intervento sul “Il Bo Live”: negli ultimi decenni abbiamo avuto comportamenti che aiutano i virus ad attaccarci, esiste un legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il pianeta e le dimensioni epocali della perdita di natura. Distruggere le foreste e l’ambiente significa aumentare le probabilità e possibilità di contatto.

Stesso nesso tra pandemie e distruzione della natura lo ribadisce anche il WWF: il 60% delle malattie emergenti, da Ebola alla Sars passando per l’Aids, non sono catastrofi del tutto casuali, ma sono la conseguenza indiretta del nostro impatto sugli ecosistemi. Il contagio nell’uomo del coronavirus è avvenuto probabilmente in un mercato di animali di Wuhan, come dire che questa pandemia è un effetto collaterale imprevisto e indesiderato del commercio di animali selvatici e della distruzione di biodiversità. Ecco perché una delle nostre armi più efficaci per proteggerci dai virus e da nuove pandemie è proteggere l’ambiente.

A nessuno deve venire in mente, usciti da questo periodo di difficoltà, di rilanciare l’economia a spese dell’ambiente, con un tana libera tutti che spinga avanti il business as usual, con improponibili condoni o con le solite ricette fossili che ci facciano essere indulgenti sui target di riduzione delle emissioni necessari a rispettare l’Accordo sul clima di Parigi.  

Il governo è al lavoro in queste ore e sta mettendo in campo risorse e misure importanti per aiutare gli ospedali, i lavoratori in difficoltà, sia dipendenti che precari e autonomi, le famiglie e le piccole imprese. In Parlamento non faremo mancare il nostro contributo per migliorare ulteriormente queste misure e per rimettere al centro il nostro sistema di formazione e la ricerca pubblica. È il momento di rilanciare e di essere ambiziosi, non di lasciarsi andare. Puntiamo alla neutralità carbonica al 2050 per tutta l’UE e facciamolo con coerenza, rivedendo al rialzo gli obiettivi intermedi al 2030 e accelerando sulla transizione energetica. Abbiamo le tecnologie e le competenze per farlo e dobbiamo sfruttare al meglio i fondi mobilitati dal green deal. Oggi abbiamo una drammatica consapevolezza in più, è l’attuale modello di sviluppo che ci ha resi così fragili, quando il virus sarà sconfitto non torniamo indietro ma guardiamo avanti!

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