(Rinnovabili.it) – La Giornata Mondiale delle zone umide compie 20 anni e festeggia con un nuovo traguardo: 100 milioni di ettari protetti. La celebrazione è stata indetta dalla Convenzione di Ramsar, un trattato internazionale nato con l’obiettivo di proteggere il tesoro naturale rappresentato da paludi, acquitrini, torbiere e distese di acqua. La Convenzione prende il nome dall’omonima città iraniana in cui, nel 1971, si raggiunse l’accordo. Nel tempo vi hanno aderito 169 Paesi, con l’intento di proteggere delle porzioni vitali del pianeta.
Sebbene il 20° anniversario del World Wetlands Day verrà ricordato per il raggiungimento del target di 100 milioni di ettari sottoposti a tutela, il destino delle zone umide non è affatto migliorato in questi anni. Grazie alla designazione di sette nuovi siti nello Zimbabwe, il totale globale delle aree protette supera i 2.200 siti, ancora troppo pochi.
Le zone umide sono una importante fonte di acqua potabile e per l’irrigazione delle colture, agiscono da riduttori dell’impatto di disastri naturali come gli tsunami e mitigano l’aumento del livello del mare. Svolgono dunque un ruolo fondamentale nella regolazione dell’ecosistema, anche se vengono sfruttate da circa 660 milioni di persone che vivono di pesca e acquacoltura.
Gli ultimi dati diffusi dalla Convenzione di Ramsar, nella riunione di Punta del Este dello scorso 3 giugno, rivelano che negli ultimi 40 anni abbiamo perso il 40% delle zone umide, e nel corso degli ultimi 100 anni il 64%. La popolazione delle specie animali è stata ridotta del 66%.
La distruzione di questi territori è fondamentalmente dovuta alla miopia dell’uomo: le zone umide sono spesso viste come terreni incolti, da convertire per altri scopi. Le principali cause della loro scomparsa e degrado sono i cambiamenti di uso del suolo, in particolare per scopi agricoli e di urbanizzazione. Altra causa della scomparsa di questi importanti mitigatori del clima è l’inquinamento da sostanze chimiche.