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Fusione nucleare? Prospettive e ricadute industriali

Interessante ed importante convegno presso la Sede Enea a Roma sul tema “La ricerca sulla fusione nucleare e le sue ricadute industriali; l’Italia si candida alla costruzione di FAST, una infrastruttura di ricerca pan-europea”, alla presenza del Commissario Enea, Giovanni Lelli, e del neo-Presidente del CNR, Luigi Nicolais. La assenza del Ministro della Istruzione, Ricerca e Università, Francesco Profumo, è stata compensata dalla presenza e dai qualificati interventi dei molti relatori proposti dal programma del convegno stesso. In Europa si stanno definendo, in questi mesi, i dettagli operativi e strutturali del programma europeo sulla fusione, mentre l’Italia sta decidendo la attiva partecipazione in questo settore strategico ad alta tecnologia, che ha già permesso la crescita di una folta comunità scientifica di eccellenza mondiale, di raggiungere elevati livelli di competitività nell’ambito della ricerca scientifica e tecnologica, nonché la attivazione di sinergie importanti, efficaci ed indispensabili con il sistema industriale. Le attività di ricerca e sviluppo tecnologico sulla fusione nucleare rappresentano concrete opportunità di crescita ed innovazione, e sono destinate a divenire cruciali per le future esigenze energetiche. In questo senso sono stati indirizzati gli interventi del Commissario Enea, Giovanni Lelli, del Presidente CNR, dell’On. Amalia Sartori, Presidente della Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento Europeo, del dr. Raffaele Liberali, Capo Dipartimento per l’Università e la Ricerca del Ministero, e del dr. Aldo Pizzuto, Direttore della Associazione Euratom-Enea.

L’interessante e approfondito dibattito sviluppato durante la tavola rotonda è stato incentrato sulla proposta elaborata dalla comunità scientifica italiana relativa alla realizzazione in Italia di un nuovo importante esperimento di fusione, denominato FAST, che ha il fine di affrontare problemi di fisica e di tecnologia, ritenuti cruciali ed essenziali per il buon funzionamento del reattore a fusione. Il completamento della costruzione del reattore sperimentale ITER e l’avvio del progetto dimostrativo prevedono commesse pari ad alcuni miliardi di euro, e per potervi partecipare è necessario che l’Italia consolidi la sua posizione di prestigio nell’ambito delle collaborazioni internazionali, con la messa in cantiere di nuove iniziative in modo da poter continuare a mantenere ed incrementare gli ottimi risultati ottenuti fino ad ora. Risulta pertanto necessario inserire FAST in quest’ottica, al fine di realizzare una vera e propria infrastruttura di ricerca pan-europea, una volta che il progetto sia stato condiviso dalla comunità  internazionale alla luce degli appuntamenti  del programma europeo sulla fusione, attualmente in corso di definizione.

La realizzazione di FAST rappresenta quindi una grande opportunità sia per gli Enti di ricerca italiani sia per l’industria del nostro Paese, certamente in grado di fornire un forte impulso alla crescita in termini sia di innovazione sia di formazione scientifica e tecnologica in un settore strategico per l’energia del futuro in Italia e in Europa, con un ruolo di protagonista proprio per la nostra Nazione. La costruzione di ITER, che sarà il primo impianto a fusione di dimensioni paragonabili a quelle di una centrale elettrica convenzionale, e che produrrà 500 MW di potenza di fusione con un guadagno di un fattore 10, è iniziata nel 2007 in Francia nel sito di Cadarache; l’impresa costituisce un passo decisivo verso la dimostrazione della fattibilità scientifica e tecnologia della produzione di energia da fusione termonucleare controllata. L’Italia ha partecipato a questa impresa con importanti contributi scientifici e tecnologici, che hanno dato luogo a ricadute molto significative sul nostro sistema produttivo interno; e le aziende italiane hanno ottenuto, in gare a livello europeo caratterizzate da una forte competizione, importanti contratti industriali precostruzione di alcuni componenti di ITER, per un totale, ad oggi, di oltre 500 milioni di euro. Il successo del coinvolgimento della industria italiana in questo progetto costituisce il miglior risultato a livello europeo, ottenuto anche grazie alle attività di ricerca condotte nei laboratori nazionali della Associazione Euratom-Enea.

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