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Festival dello Sviluppo Sostenibile 2018: la persona al centro

Festival dello Sviluppo Sostenibile

 

 

“Senza di te lo Sviluppo Sostenibile non c’è”. È stata una vera e propria chiamata all’azione quella del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2018, come ha sottolineato Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile) nel suo applauditissimo intervento. Quest’anno il Festival dello Sviluppo Sostenibile – con più di 700 eventi – ha avuto una presenza capillare sul territorio nazionale, mobilitando la società in tutte le sue parti; adesso la parola spetta alla politica, che Giovannini ha esortato “a invertire la rotta se vogliamo garantire un futuro alle prossime generazioni”. Politica intesa come governo e opposizione invitati a lavorare insieme, perché le grandi sfide da affrontare – povertà, disuguaglianze, occupazione, migrazioni, cambiamenti climatici – non sono politiche, non sono di schieramento, ma riguardano ognuno di noi. Occorre pertanto una visione integrata dello sviluppo basata su quattro pilastri: economia, società, ambiente, istituzioni.

 

Secondo il presidente della Camera, Roberto Fico, “dobbiamo uscire dalla logica della crescita ad ogni costo se questa non significa anche lotta alla povertà e alle disuguaglianze”. Realizzare gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 “è l’unica via per garantire un benessere equo e durevole alle prossime generazioni”. Non basta un intervento politico, serve un “salto culturale” nelle scelte individuali e aziendali.

 

Festival dello Sviluppo Sostenibile

 

“La fine del Festival dello Sviluppo Sostenibile, in realtà, è l’inizio del lavoro futuro che ci riguarda tutti e ciascuno. Senza la partecipazione di ognuno di noi non ci può essere sostenibilità” ha esordito Beatrice Covassi, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Covassi ha ricordato che la Commissione Europea ha varato un pacchetto di disposizioni sull’economia circolare ed ha annunciato l’intenzione di aprire un tavolo permanente di confronto tra vari attori su sostenibilità ed economia digitale, due chiavi per lo sviluppo che devono essere alleate tra loro e che possono avere ricadute positive in ogni campo. Ma la vera sfida dello sviluppo sostenibile è rimettere la persona al centro.

 

Nel corso della tavola rotonda moderata da Lucia Annunziata, Lorenzo Fioramonti (M5S) ha tenuto a sottolineare che “l’economia non è solo mercato, ma risorse, ambiente, persone. Cerchiamo di riportare lo sviluppo entro un nuovo modello economico”. L’Agenda 2030 ha tre parole chiave: integrazione, universitalità, partecipazione. Proprio per questo “gli obiettivi dell’Agenda non sono come un menù di 17 portate in cui ciascun Stato sceglie di realizzare quello che preferisce; devono essere considerati come un quadro da guardare nell’insieme, affinché non prevalga una visione particolaristica dell’economia”. Ogni obiettivo ha ripercussioni sugli altri, bisogna essere attenti nelle scelte: senza integrazione e interconnessione dei fattori non ci sarà sviluppo sostenibile”.

 

Per Riccardo Zucconi (FdI) i progetti sono importanti, ma lo è anche la loro realizzazione. Abbandoniamo quindi una visione pauperistica della società che abbasserebbe il livello di benessere: l’obiettivo deve essere viceversa di alzare questo livello, anche se le istituzioni sono spesso in ritardo. Zucconi sottolinea la centralità del turismo in Italia, volano di qualità ambientale: una cultura di impresa e di sviluppo che cammina insieme alla green economy, settore in cui la percentuale di assunti a tempo indeterminato appare in costante crescita.

 

Lo sviluppo è un tema bypartisan, e servono investimenti e incentivi perché le aziende scelgano la strada della sostenibilità, ha affermato Benedetta Fiorini (FI).

 

Per Rossella Muroni (LeU) i temi della sostenibilità ambientale devono diventare centrali per i cittadini affinché siano più consapevoli e responsabili di fronte a sprechi e consumi: serve un pensiero integrato che coinvolga ambientalisti, imprese, politica, cittadini. “Dobbiamo ripartire dalla legge sul consumo di suolo e sulla rigenerazione urbana, intervenire sui consumi di plastica anche favorendo i pescatori che finora erano costretti a ributtare in mare la plastica che rimaneva impigliata nelle reti, altrimenti dovevano pagarne lo smaltimento. Ma soprattutto dobbiamo introdurre il principio che chi inquina meno deve pagare meno”.

 

Festival dello Sviluppo Sostenibile

 

L’attuale modello di sviluppo è entrato in crisi e nega ai giovani speranze e opportunità”. Come correggerlo? “Con una pianificazione seria e dandosi obiettivi chiari. In questo modo è possibile far ripartire il Sud, ad esempio con modelli di turismo sostenibile e di qualità. Ma il prerequisito è la legalità”, ha affermato Graziano Delrio (PD).

 

Anche le conclusioni di Giovannini sono state improntate alla concretezza: bisogna investire nell’agenda urbana nazionale, potenziare la formazione continua (con le amministrazioni pubbliche si è perso un anno a definire una direttiva che le allinei agli obiettivi dell’Agenda 2030), ripensare la competitività (non si migliora tagliando il 20% di costi aziendali rappresentati dal costo del lavoro, ma l’altro 80%: con l’economia circolare si risparmia sulle materie prime), progettare una pubblica amministrazione verde: “mentre la California emana una direttiva che prescrive che gli edifici pubblici soddisfino i fabbisogni con energie rinnovabili, noi non sappiamo ancora cosa questo significhi”.

 

Per ognuno dei 17 obiettivi ASviS ha illustrato i fatti e presentato le proposte, ha sollecitato il mondo economico e le amministrazioni pubbliche. Nei prossimi mesi si impegnerà per: elaborare le proposte ricevute nel corso del Festival; stabilire un dialogo con il Governo, per accelerare l’attuazione della Strategia e della Direttiva; rafforzare i rapporti con il Parlamento, la Conferenza delle Regioni e l’ANCI; elaborare il Rapporto 2018, con una specifica attenzione ai territori; coinvolgere la rete degli organizzatori di eventi del Festival dello Sviluppo Sostenibile per rafforzare le iniziative sul territorio; avviare nuove iniziative nel campo dell’educazione allo sviluppo sostenibile (giornalisti, dirigenti pubblici, etc.). Giovannini ha ricordato infine che nei prossimi mesi in Europa si dibatteranno temi che condizioneranno gli anni futuri: l’Italia non può uscire dall’Europa, il rischio di questo isolamento sarebbe il blocco dello sviluppo, se non il suo arretramento.

 

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