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Efficienza vo’ cercando, ch’è si cara..

Il workshop organizzato al SAIE di Bologna da AIEE, FIRE e ISES ITALIA ha illustrato luci e ombre dell’efficienza energetica per capire come e quando raggiungere gli obiettivi europei

L’efficienza energetica è conveniente, ma anche complessa: un concetto semplice e allo stesso tempo difficile da trovare. Ed è proprio da questa “ricerca” che è partito “Efficienza vo’ cercando”, il workshop organizzato due giorni fa a Bologna, nell’ambito di SAIE 2011, da AIEE, FIRE e ISES ITALIA per discutere su uno dei più importanti, rapidi ed efficaci strumenti individuati dall’Unione Europea per garantire competitività, protezione e qualità dell’ambiente a livello globale: uno dei pilastri della green economy.
Al dibattito hanno preso la parola i principali organismi che in Italia si occupano di efficienza energetica e uso razionale dell’energia, dalle associazioni di settore, agli enti locali, alle imprese, che, nell’ottica di inquadrare l’ordine dei problemi e arrivare a suggerire possibili soluzioni, hanno cercato di individuare le misure più appropriate che il Belpaese dovrà assumere per realizzare gli obiettivi concordati in sede europea. Ma in Italia a che punto siamo? Partiamo dalle fasi normative. Negli ultimi 5 anni nel nostro Paese ci sono state 3 tappe molto importanti: la prima, nel 2007, con il Piano di Azione per l’Efficienza Energetica (Direttiva 2006/32/CE); la seconda, con il recepimento della Direttiva europea 28 del 2009 attraverso il Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili, contenente indicazioni e requisiti per il settore dell’efficienza energetica; la terza, quest’anno, con il Piano di Azione per l’Efficienza Energetica, uno strumento grazie al quale ridurre i consumi, raggiungere l’obiettivo del 20% al 2020 e arrivare concretamente a un’economia efficiente delle risorse. Le principali misure di cui dispone oggi il nostro Paese per promuovere l’efficienza energetica al di là dei vincoli normativi sono rappresentate dai Titoli di Efficienza Energetica (TEE) che, dall’avvio del meccanismo a oggi saranno una decina di milioni, e dalla detrazione fiscale del 55%. L’introduzione del sistema dei TEE ormai 10 anni fa, ha spiegato Ugo Farinelli dell’AIEE, ha ottenuto risultati inizialmente superiori alle aspettative. Si tratta di un sistema che obbliga i distributori di gas ed elettricità ad aumentare annualmente l’efficienza negli usi finali dell’energia, un’operazione che viene documentata attraverso l’ammontare dei certificati (TEE) e remunerata (praticamente per coprirci le spese) una volta presentati i titoli che comprovano il raggiungimento di tali obiettivi. Il problema, però, è che a detta degli esperti, il sistema dei TEE sta esaurendo la sua fase facile e redditizia e rischia di entrare in crisi. Perché?
I motivi di questo principio di crisi non sono pochi. Innanzi tutto perché l’assenza di obiettivi di medio-lungo periodo rende incerto il quadro regolatorio e di conseguenza l’efficacia dell’incentivo: il quadro legislativo attuale, infatti, definisce obiettivi con un orizzonte temporale che arriva solo al 2012. Inoltre, come ha messo in evidenza il recente rapporto intermedio dell’Autorità, i Certificati Bianchi finora disponibili sono insufficienti rispetto agli obiettivi da conseguire nel 2011. A ciò si aggiunge un mercato corto, con un’offerta e una diversificazione tecnologica insufficienti, e lo sbilanciamento della procedura per il rilascio dei TEE verso progetti standardizzati, con scarsità di schede per il settore industriale e terziario e eccessivi oneri amministrativi. Come ha sottolineato il Presidente di ISES ITALIA, G.B. Zorzoli, infatti, “l’insufficienza di schede standardizzate e analitiche, specie nel settore industriale e terziario, e l’insostenibilità economica dei progetti a consuntivo (il cui risparmio specifico unitario riconosciuto è esiguo) rappresentano un ostacolo alla fruizione del meccanismo”.
Insomma, di barriere ce ne sono di tutti i tipi: economiche, finanziarie, normative, tecnologiche, organizzative, istituzionali, ma anche all’informazione e alla conoscenza. Fortuna, però, che esistono degli strumenti che aiutano a superarle almeno in parte. Negli ultimi anni, infatti, sono state messe a punto delle pratiche che, oltre alle politiche e agli incentivi, possono tornare strategiche per la risoluzione dei problemi. Dario Di Santo (FIRE) ne individua quattro: le ESCO e gli “energy performance contract”, ossia l’offerta di servizi energetici integrati da parte di operatori specializzati che garantiscono le performance; i sistemi di gestione certificati secondo la norma EN 16001 (e in futuro, secondo la ISO 50001); il “life cycle cost analysis”, cioè la richiesta di offerte economiche che tengano conto dei costi di esercizio energetici dei macchinari da acquistare; infine, la gestione corretta dei contratti sui servizi energetici e il “green procurement”, ovvero l’acquisto di materiali e dispositivi che rispettino requisiti energetici e ambientali.
Ma c’è anche tutta una serie di altre azioni per spianare la strada all’efficienza energetica, come per esempio promuovere la ricerca, accelerare il passaggio dalla fase di laboratorio a quella di mercato, imporre standard minimi di efficienza per i prodotti base del mercato e promuovere non solo adeguate campagne di rottamazione a favore dell’efficienza, ma anche l’informazione e la sensibilizzazione dell’utente. È qui che si inseriscono la capacità delle imprese italiane di essere presenti nell’efficientamento energetico, anche in assenza di adeguate misure di sostegno, e il ruolo del settore pubblico nel fare da battipista, cioè realizzando progetti ad alta efficienza energetica e provvedendo a favorire la diffusione di nuove tecnologie sul mercato, attraverso politiche mirate di approvvigionamento capaci di definire obiettivi coerenti con il Piano d’Azione italiano per l’Efficienza Energetica per gli anni successivi al 2012.
I vantaggi che potremmo avere sono tanti. Un uso efficiente dell’energia porta a un sistema energetico sostenibile, è il maggiore contributo per la diminuzione dei gas a effetto serra e il rimedio più economico, capace di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e ridurre i costi energetici, aumentando al contempo la competitività. Se non ci lasciamo sfuggire le opportunità a disposizione per agire, abbiamo motivo di credere che efficienza andremo trovando.