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Effetto mediatico e coscienza

Non possiamo più negare l’evidenza. Ormai non dovrebbe essere necessaria la triste foto di un animale in difficoltà per ricordarci quanto sia imprescindibile un cambio drastico sulle scelte nei confronti dell’ambiente

Effetto mediatico e coscienza

 

(Rinnovabili.it) – La settimana scorsa ha fatto scalpore l’immagine della femmina di orso polare immortalata dalla fotografa Kerstin Langenberger nel mar Glaciale Artico. Siamo tutti rimasti impressionati dallo stato di salute dell’animale, che appare magro e sofferente. Sembra che l’eccessiva riduzione dei ghiacciai non permetta alle femmine di cacciare le foche, fonte principale di nutrimento per loro e i loro cuccioli e che questo comporti, chiaramente, gravi difficoltà di sostentamento. Da quella pubblicazione si è alzata la solita onda mediatica di indignazione, oppure di incredulità, o altre volte ancora di negazione.  Tutti a domandarsi  se l’orsa fosse in quelle condizioni a causa del surriscaldamento del pianeta (e quindi per colpa delle scelte egoiste e miopi dell’uomo) oppure per questioni puramente fisiologiche e naturali (con la possibilità di togliersi di dosso il senso di colpa).

Ma questo chiacchiericcio, a volte fine a stesso, serve solo per distrarre la mente dal problema iniziale. Non possiamo più negare l’evidenza. Ormai non dovrebbe essere necessaria la triste foto di un animale in difficoltà per ricordarci quanto sia imprescindibile un cambio drastico sulle scelte nei confronti dell’ambiente. Che ancora molto potremmo fare sia a livello personale che istituzionale. Il fenomeno dello scioglimento dei ghiacci non è più solamente temuto, ma ampliamente verificato dalle osservazioni scientifiche. I satelliti Nasa hanno rilevato che il minimo annuale raggiunto nel 2015 è stato il quarto più basso mai registrato dall’inizio dell’attività di monitoraggio. Questo portando non solo evidenti cambiamenti all’habitat di specie animali, ma anche mutamenti di clima nelle zone temperate e l’erosione delle coste di tutto il pianeta.

Da parte nostra non possiamo che ringraziare la sig.ra Langenberger di aver trovato una leva per attrarre l’attenzione del grande pubblico nei confronti di una questione che da tempo dovrebbe essere tra le priorità dei nostri governi, delle organizzazioni e di tutti noi. Di ogni singola persona. Perché su questo argomento ognuno di noi può fare la differenza.