Reggio Emilia, Trento e Parma sono le prime città italiane per condizioni di vita, rispetto alle buone pratiche di sostenibilità. Al nord si vive meglio, male al sud
di Paolo Travisi
Green e sostenibilità, ecco la classifica di Ecosistema Urbano 2024
Si vive molte bene al nord, meno bene al centro, male al sud. In estrema sintesi, la classifica sulle 106 città italiane più green, sostenibili e quindi vivibili, realizzata da Ecosistema Urbano 2024, il rapporto di Legambiente realizzato insieme ad Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Al top troviamo Reggio Emilia, che dal quinto posto arriva ai vertici, scalzando Trento, che scende in seconda posizione, quindi Parma, al terzo posto. La città emiliana si distingue per il suo impegno nella raccolta differenziata (salita nel 2023 all’83,8%), nella lotta allo smog, ma anche per essere la città con con la più ampia rete ciclabile, 48,14 metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti. Un vero record.
Inoltre il capoluogo può vantare anche un calo dei consumi idrici pro-capite (dai 130 litri per abitante-giorno ai 127) e l’aumento sia dei passeggeri che usano il servizio di trasporto pubblico locale (dai 91 viaggi pro-capite annui dello scorso anno ai 102), sia dei metri quadrati di suolo a disposizione dei pedoni (da 52,8 mq/abitante dell’anno passato a 56,4). Insomma primo posto con merito.
Migliora Parma e l’Emilia Romagna è la regione migliore
Al secondo e terzo posto, non va affatto male in termini di performance di sostenibilità, soprattutto all’altra città dell’Emilia Romagna, Parma che nel 2023 era 18° ed ora ha raggiunto al terza posizione, per i miglioramenti registrati soprattutto nella mobilità sostenibile, nel trasporto pubblico, e nella raccolta differenziata. Proseguendo verso il basso, ma restando nelle prime dieci, seguono Pordenone, Forlì, Treviso, Mantova, Bologna , Bolzano, Cremona. Saltano all’occhio due peculiarità: la prima è che come, dicevamo all’inizio, nella top ten ci sono solo città del nord Italia ed il secondo elemento è che l’Emilia Romagna è la regione con il maggior numero di capoluoghi presenti ai vertici della classifica; tra questi c’è Bologna, unica grande città nella prime dieci posizioni, che nel 2023 era 24°, che ha compiuto un notevole salto di qualità dovuto, soprattutto, alla raccolta differenziata (passata dal 62,6% al 72,9%).
Ecosistema Urbano 2024. Le due “capitali” sempre più vicine
Che dire invece, delle due grandi città per eccellenza, Roma e Milano? La capitale migliora la sua posizione passando dall’89° posizione al 65° posto, mentre Milano è 56° grazie ad un’ottima rete di trasporto pubblico, che purtroppo è la nota dolente di Roma; comunque la capitale industriale e la capitale amministrative sono piuttosto ravvicinate nella classifica.
A Napoli, altra grande città, invece va piuttosto male, è 103° scendendo ancora di 5 posizioni. Nel centro Italia, tutto sommato va abbastanza bene per Macerata (23°), Siena (26) e Livorno (29) tra i capoluoghi che si piazzano meglio in classifica.
Green e sostenibilità, gli ultimi sono al Sud: Cosenza esempio da seguire
Al Sud la situazione è complessa e peggiore con otto capoluoghi tra le ultime 10 della graduatoria: Caserta (98esima), Catanzaro (99), Vibo Valentia (101), Palermo (102), Napoli (103). Nelle ultime tre posizioni troviamo due capoluoghi calabresi, Crotone e Reggio Calabria, infine Catania ultima in classifica, ancora peggio dello scorso anno quando era penultima. Da segnalare, invece, Cosenza che si trova in 13° posizione, ed è la sola città del Meridione nelle prime 15 posizioni, seguita al 24° posto da Cagliari.
Nord e Sud: due mondi che restano distanti
Nell’edizione di quest’anno, il rapporto Ecosistema Urbano 2024 ha aggiornato alcuni indicatori, aggiungendone uno nuovo, relativo alla variazione nell’uso efficiente del suolo, ma comunque distribuiti in 6 aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. “Quest’anno sono stati introdotti alcuni cambiamenti ormai necessari per mantenere sempre aggiornato il nostro studio che è in continua evoluzione con l’obbiettivo di far sì che la classifica rispecchi sempre più la realtà urbana. Dai dati di questa edizione 2024 emerge, con ancora più evidenza, come l’unica via sostenibile per rilanciare davvero il Paese, cominciando dalle città, sia ripensare le realtà urbane del futuro con meno auto e più mezzi meno inquinanti, su ferro ed elettrici, più mobilità sostenibile ed economia circolare, più infrastrutture intelligenti”, il commento di Mirko Laurenti, dell’ufficio scientifico di Legambiente e curatore del report Ecosistema Urbano 2024.
Più che evidente dal rapporto come nel nostro paese non si viaggi alla stessa velocità nelle performance ambientali, ma d’altronde la separazione nord-sud ha sempre caratterizzato l’Italia, sia in termini di sviluppo industriale che di progresso economico. Secondo il dossier sono tanti i ritardi nel contrasto alla crisi climatica, i problemi cronici come smog, inquinamento, consumo di suolo, l’efficienza energetica e mobilità sostenibile, oltre all’impatto provocato da un turismo sovrabbondante in alcune città d’Italia, tra cui Venezia, Firenze, Roma e Napoli, il cosiddetto fenomeno dell’overtourism, a cui sono stati dedicati focus di approfondimento.
Cosa pensano gli italiani dell’overtourism?
Questa la domanda posta nel sondaggio Ipsos Future4Tourism, lanciato in occasione di Ecosistema Urbano 2024, secondo cui 6 italiani su 10 sono concordi nel trovare strategie per limitare il fenomeno dell’overtourism. I più favorevoli alle limitazioni sono proprio quei cittadini che vivono in località altamente turistiche (il 65% si dichiara favorevole), mentre coloro che abitano in centri mediamente turistici sono più dubbiosi (53% di favorevoli). Alla domanda quali sono i peggiori effetti dell’overtourism i cittadini citano: al primo posto il peggioramento della vivibilità del luogo per i residenti (51%), pessima esperienza di visita per i turisti (39%), mentre in merito agli interventi da adottare, per il 31% del campione occorre consentire l’ingresso solo su prenotazione e per il 26% è necessario adottare politiche per dirottare i flussi turistici su aree circostanti meno frequentate, mentre il 24% sarebbe propenso di far pagare un biglietto d’ingresso (come a Venezia).
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