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Doha, i delegati climatici pronti a ‘fare la notte’

Si preannuncia arduo il percorso che porterà al testo chiave di questa COP 18, varato con tutta probabilità non prima di sabato

(Rinnovabili.it) – I negoziati sul cambiamento climatico di Doha sembrano essere incappati in una fase di stallo. Dopo settimane di progressi lenti e poco consistenti – e a detta dei presenti abbastanza frustanti – , i delegati fanno sapere che con molta probabilità il testo chiave di questa COP18 non vedrà la luce se non a notte inoltrata. In realtà i colloqui avrebbero dovuto finire alle 18.00, ora  locale, ma i partecipanti sembrano essersi già rassegnati a lavorare anche domani, se non addirittura la domenica. L’obiettivo è quello di arrivare a un accordo per prorogare il Protocollo di Kyoto, in scadenza il prossimo 31 dicembre, da cui però Nazioni come Usa, Giappone, Canada e Russia si sono tirate fuori ancor prima dell’inizio del summit Onu. In agenda anche 100 miliardi di euro da destinare annualmente al Fondo per il Clima Verde, volto a finanziare la lotta ai cambiamenti climatici.

 

C’è già però chi parla di ennesimo flop, pronto a scommettere che anche questa volta si avrà un risultato fumoso al pari di quanto avvenuto negli scorsi anni. “C’è un alto livello di disaccordo sul pacchetto attuale”, ha spiegato il ministro degli Esteri di Nauru, stato insulare dell’Oceania, Kieren Keke. “In generale, l’attuale pacchetto riguarda ampiamente la prosecuzione del dibattito e molto poco l’azione”, ha concluso.

 

In pochi sembrano dunque aver raccolto il toccante appello del delegato delle filippine Naderev Sano, che dal palco di Doha in un intervento, interrotto anche dalle lacrime, ha raccontato la “tragedia straziante” che ha colpito il Paese con il passaggio del tifone Bopha e ha chiesto un’azione urgente. “Chiedo a tutto il mondo, ai leader di tutto il mondo: aprite gli occhi alla cruda realtà che dobbiamo affrontare”, ha affermato Sano. “L’esito del nostro lavoro non deve rispecchiare la volontà dei leader politici, deve essere quello che ci chiedono 7 miliardi di persone. Basta rinvii, basta scuse: facciamo in modo che Doha sia ricordata come il luogo in cui abbiamo trovato la volontà politica per cambiare le cose”.