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Divide et Impera. E l’Italia che lavora ci casca

Divide et Impera. E l'Italia che lavora ci casca
Divide et Impera. via Depositphotos

di Gianni Girotto

Da sempre esiste il “divide et impera”. Gli antichi romani semplicemente perfezionarono questa tecnica/metodologia/strategia estremamente efficace per far sì che i tuoi nemici o potenziali tali NON si coalizzino tra loro per farti la guerra.

L’idea è tanto semplice quanto efficace, si tratta di individuare o creare degli argomenti, dei fatti, degli accadimenti altamente divisivi, sui quali far litigare o in ogni caso dividere i miei potenziali oppositori. Impegnati a dibattere/combattere tra di loro, non avranno più nè il tempo nè la voglia di coalizzarsi per muovermi battaglia. 

E si che se lo facessero vincerebbero facilmente, tanto sono più numerosi e potenzialmente impattanti.

Ma purtroppo, così come gli gnu africani, che se si coalizzassero potrebbero facilmente evitare di venir sbranati dai leoni, numericamente estremamente inferiori di numero, anche nella vita quotidiana, sociale, politica, la maggioranza delle persone viene “sbranata” da, relativamente, poche persone.

Ora terminata questa breve premessa, veniamo al punto: la stragrande maggioranza delle parti sociali, delle Associazioni di imprese, artigiani, persino i sindacati, sono d’accordo che lo “sconto in fattura” abbinato alla cessione del credito “urbi et orbi” cioè verso tutti e per un numero illimitato di volte, è stata un’azione molto positiva che ha rilanciato l’economia, creato liquidità e commesse e posti di lavoro, ecco che da un paio di anni non riesce a coalizzarsi per difendersi dall’aggressione di una politica che gli ha di fatto tolto questo strumento.

Com’è possibile che non ci si unisca almeno su quest’unico punto, si vada dal Governo e si dica: “noi rappresentiamo 10 milioni di lavoratori (sto ipotizzando delle cifre, ovviamente molto variabili), €200 miliardi di fatturato (idem come prima), 10 milioni di voti (idem), se non ripristinate cessione del credito e sconto in fattura, alle prossime elezioni scordatevi il nostro voto!”. E’ perfettamente legale, ed anche etico, si tratta di normale dialettica politica, io ti voto se mi riconosco nei tuoi programmi politici, se nel tuo programma politico non c’è una certa cosa che io considero indispensabile, non ti voto, e sono liberissimo di dirlo, anzi la libertà di espressione è uno dei capisaldi della Costituzione e delle democrazia (anche se ora qualcuno vorrebbe rendere illegale il dissenso, ma pensa te…).

Ora, personalmente in questi 2 anni ho avuto centinaia di colloqui su questo tema, e prese singolarmente ogni Associazione, ogni persona mi ha ribadito l’importanza dell’accoppiata sconto/cessione, e tutti si chiedono come si farà senza la liquidità necessaria, ad eseguire tutta una serie di operazioni di efficientamento/riqualificazione… 

Certo, ci sono gli Istituti Finanziari, ci sono le Esco, ma perchè non pensare alla compresenza anche dello strumento sconto/cessione, che aumenterebbe le possibilità di ri-creare un circolo virtuoso di nuove commesse?

Ancora più elementare è la questione del prezzo dell’elettricità, che in Italia si produce per metà dal gas: come mai il prezzo dell’elettricità è circa il doppio del periodo pre-covid, quando il prezzo del gas sostanzialmente è tornato ai prezzi pre-covid? Non sarà che ancora una volta pochi leoni sbranano il branco di gnu?

Ai posteri l’ardua sentenza, ma io non ci sto a restare nel campo dei “divisi et imperati”!

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