I livelli di consumo degli italiani sarebbero sostenibili solo se avessimo a disposizione 4 volte le risorse naturali del Belpaese. L’Italia fa leggermente meglio della media europea, ma non migliora la sua posizione nel “calendario dello sforamento” preparato dal Global Footprint Network
Ogni italiano consuma ogni anno 4 ettari globali
L’Italia ha già consumato tutte le risorse a disposizione per il 2024 e dal 19 maggio è ufficialmente in deficit ecologico. Il “giorno dello sforamento” è arrivato 4 giorni più tardi rispetto all’anno scorso, quando era caduto il 15 maggio. Un lieve miglioramento, che però non cambia il quadro: se tutti gli abitanti del Pianeta consumassero come gli italiani, avremmo bisogno di 2,6 Terre.
Che cos’è l’Overshoot Day?
L’Overshoot Day è una misura del livello di sostenibilità dell’economia e dei consumi della popolazione. Il Global footprint network (Gfn) la calcola – per ogni paese – come il rapporto tra l’impronta ecologica e la biocapacità. La prima esprime l’insieme delle risorse necessarie per le attività e i consumi di un paese. La seconda misura la disponibilità di risorse naturali su un territorio e la capacità degli ecosistemi di rigenerarle. Per rendere comparabili i due indicatori, il Gfn utilizza gli “ettari globali”, che rappresenta una media della produttività di ogni ettaro del Pianeta. Nel 2023, l’overshoot day della Terra è caduto il 2 agosto. Nel 1970, il 1° anno in cui è stato calcolato, cadeva il 28 dicembre.
Il deficit ecologico non migliora
La data del giorno dello sforamento può variare di anno in anno a seconda delle politiche che vengono adottate. L’Italia non sta facendo passi in avanti sul suo deficit ecologico. “Anche quest’anno per l’Italia il consumo di risorse naturali supera la capacità del nostro paese di generarne nuove”, commenta il Wwf. “Oggi per soddisfare i consumi annui degli italiani sarebbero necessarie più di 4 Italie. È necessario invertire questo trend”.
Sul deficit ecologico, il Belpaese è allineato con molti dei paesi a economia avanzata. L’overshoot day della Spagna cade il 20 maggio, quello del Giappone il 16. Francia e Germania esauriscono le loro risorse annuali il 7 e il 2 maggio. C’è chi fa molto peggio: il Qatar inizia a consumare le risorse dell’anno successivo già a febbraio, come il Lussemburgo. Gli Stati Uniti il 14 marzo, la Cina il 1° giugno.
Quanti ettari globali consumano gli italiani?
L’impronta ecologica dell’Italia è stimata in 4 ettari globali (gha) pro capite. Ciascuno dei quasi 60 milioni di abitanti, quindi, consuma in media 4 volte più risorse di quelle che gli ecosistemi sono in grado di rigenerare, dal momento che la biocapacità è fissata a 1 gha. L’Italia fa un meglio della media europea, che arriva a 4,5 ettari globali. E dipende soprattutto da trasporti e consumo alimentare. “Concentrarsi su questi due ambiti legati alle attività quotidiane offrirebbe quindi le maggiori possibilità di invertire la tendenza e ridurre l’impronta degli italiani”, sottolinea il Wwf.
Secondo l’associazione ambientalista, le priorità per rendere più sostenibile il Belpaese sono “investire in energie rinnovabili, adottare pratiche di produzione e consumo responsabili e promuovere la conservazione ambientale”.
“Al pari degli ambiti che contribuiscono a determinare la nostra impronta, quello che dobbiamo chiederci e su cui dobbiamo agire riguarda: quanto spesso mangiamo carne, pesce o altri derivati animali? Quanto del cibo che mangiamo è fresco, di stagione (confezionato o meno) e prodotto a livello locale? Quanto cibo buttiamo ogni settimana? In Italia buttiamo quasi 30 kg di cibo a testa l’anno… molto si può fare”, sottolinea Eva Alessi del Wwf. “E ancora: quanti rifiuti produciamo? A casa, utilizziamo energia da fonti rinnovabili? Siamo attenti ai consumi energetici? Come ci muoviamo nel tragitto casa lavoro? Condividiamo l’auto con altre persone o viaggiamo sempre da soli? Usiamo i mezzi pubblici? Quanti voli facciamo ogni anno?”.