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La sostenibilità è un’opportunità di sviluppo

economia circolare e sostenibilità

 

(Rinnovabili.it) – Quale migliore occasione per festeggiare la Giornata Mondiale dell’Ambiente – dedicata quest’anno a “Connecting People to Nature” – se non parlare di energie rinnovabili, green economy, economia circolare? Proprio su questi temi il 5 giugno si è svolto nella sede romana di Enel il convegno “Decarbonizzazione e economia circolare”. Un concetto, quello di economia circolare, che a pensarci bene non è così nuovo: non è infatti quella del passato? Quando non si buttava via niente e si trovava il modo di riusare tutto? Con l’occhio di oggi, il direttore Country Italia Enel, Carlo Tamburi, ha individuato una forma di economia circolare nella chiusura di 23 siti da riconvertire, sottolineando come Enel già da qualche anno sia in prima linea sulla sostenibilità.

 

Il Protocollo sulla sostenibilità firmato a Milano ha risvegliato una certa attenzione, perché oltre alle buone intenzioni dietro a questo tema c’è un business, c’è occupazione: non dobbiamo infatti dimenticare che le aziende esistono per fare profitti, e se un comportamento virtuoso le premia è ancora meglio, è un incentivo a continuare sulla stessa strada. Dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile, Enel ne ha adottati 4: due riguardano l’energia (riduzione delle emissioni di CO2) e due la formazione. Oggi le aziende puntano molto sui valori condivisi con le comunità locali, i sindacati, i dipendenti, lo Stato, la Confindustria: coniugare sostenibilità, innovazione e persone crea un ritorno economico di cui si giovano le aziende ma soprattutto la società nel suo complesso.

 

Dopo che il Presidente americano Trump ha annunciato di voler uscire dagli accordi di Parigi si sono create molte incertezze, ha spiegato Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. Tuttavia, lo scenario potrebbe essere migliore del previsto, magari con un avvicinamento della Cina, o con le prese di posizione dei singoli Stati – contrari alla politica di Trump, che intende anche tagliare i fondi alla ricerca – che vogliono invece rimanere negli accordi di Parigi: forse perché si rendono saggiamente conto che il mondo è solo uno, e preservarlo è responsabilità di tutti. Una partita tutta da giocare, quindi, in un mondo che sta cambiando: dopo il boom iniziale delle rinnovabili, c’è stata una battuta d’arresto dovuta a mille ostacoli. Ma ora che i costi stanno diminuendo, il cammino dell’energia green sembra inarrestabile, e nello specifico conquista sempre maggiori consensi il fotovoltaico. Inoltre c’è maggiore efficienza energetica da parte delle industrie: ovvero producono consumando meno e meglio.

 

A proposito della chiusura dei 23 impianti Enel, Enrico Viale (direttore Global Thermal Generation Enel) ha precisato che questa generazione di impianti va in pensione per iniziare una nuova vita: cioè dalla demolizione e bonifica dei siti al recupero dei materiali e al mantenimento delle strutture, quindi un nuovo modo di progettare il business in modo sostenibile. Un’operazione che riqualifica il territorio si traduce nella creazione di valore e quindi di occupazione. Se l’obiettivo è raggiungere zero emissioni di CO2 entro il 2050, Viale si dice ottimista e ritiene realizzabile un’importante riduzione delle emissioni in un periodo più breve, grazie alle nuove tecnologie tese a milgiorare efficienza e sostenibilità energetica.

 

economia circolare

 

Una svolta radicale è quella impressa da ERG, che nel periodo 2006-2013 ha riconvertito 3,9 miliardi di euro dal petrolio alle rinnovabili. Un’azienda che sta per compiere 80 anni e che da dieci è in trasformazione nel campo dell’energia: una riconversione “redditizia”, come ha spiegato Pietro Tittoni (managing director della Business Unit Power e chief operating officer della Business Unit Renewables di ERG), dal momento che ha generato dividendi ragguardevoli. Sicuramente è un’azienda che ha mostrato notevole lungimiranza, avendo iniziato a investire nelle rinnovabili quando erano in pochi a farlo. Secondo Tittoni, l’elettricità è l’energia del futuro: la grande sfida, infatti, è passare da petrolio e carbone all’elettricità generata da fonti pulite. Fonti che, come l’eolico, non hanno un impatto permanente sull’ambiente.
Non tutti però sono d’accordo quando si tratta di passare all’azione. Come ha amaramente evidenziato Andrea Bianchi (direttore Politiche Industriali di Confindustria), il B7 (Business Summit) fa scelte che G7 e politica non seguono. Le imprese vogliono essere protagoniste della nuova rivoluzione industriale, convinte che tecnologia e innovazione siano il vero driver della sostenibilità. Per essere attori del cambiamento occorrono elementi di raccordo, investimenti in reti e infrastrutture. Il Piano nazionale Industria 4.0 costituisce certamente un grande salto di qualità, ma vanno individuati i pilastri marginali su cui poggiarla, come digitale, mobilità, etc. altrimenti rimarrà solo sulla carta.

 

Un segnale positivo arriva dal mondo bancario, che sostiene la transizione verso sistemi di energia rinnovabili. È un passaggio da accelerare per raggiungere gli obiettivi prima del 2050, spiega Anna Monticelli (senior manager Circular Economy Project Intesa San Paolo), ma deve essere un’attività sistemica, con la collaborazione di istituzioni e imprese perché, come dice un proverbio africano, “da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano”. La sostenibilità è un’opportunità di sviluppo, non solo un costo, e l’economia circolare è un modello di business vincente: facendo una valutazione del rischio, forse si perde di più a non finanziare il cambiamento.
Il problema di fondo, in questa campagna elettorale infinita che mostra ancora una volta la politica scollata dalla realtà del paese, è che l’attenzione all’ambiente e ai problemi ad esso correlati sembra decisamente marginale: uno dei tanti casi in cui la società è più avanti della politica e cerca di guardare lontano, mentre la politica sembra guardare l’Italia attraverso un binocolo tenuto al contrario. Durante il convegno sono stati citati i troppi casi in cui chi vuole essere virtuoso viene ostacolato in ogni modo da leggi che si contraddicono tra loro e bloccano qualunque iniziativa: il dramma è che a volte, come nel caso dei rifiuti – che dovrebbero essere in cima all’agenda ambientale dei governi di ogni colore – tutti questi lacci finiscono per incentivare comportamenti tutt’altro che virtuosi, quando addirittura non finiscono per scivolare nell’illegalità. È anche ora di abbandonare gli stereotipi: sul piano dei rifiuti, ad esempio, ci sono comuni più che virtuosi nel Mezzogiorno, con la raccolta differenziata a livelli tali da fare invidia ai comuni veneti, ha fatto notare Edoardo Zanchini, vice presidente nazionale di Legambiente.
Fino a qualche tempo fa certi temi erano un’esclusiva degli ambientalisti. Il fatto che oggi abbiano risvegliato l’attenzione non solo della società nel suo insieme, ma perfino di banche e imprese, dovrebbe essere motivo di una più attenta riflessione da parte di chi ha ambizioni di governo.

 

 

TRE DOMANDE A ENRICO VIALE

Enrico VialeL’energia è sicuramente un fattore di crescita del territorio. La situazione climatica – con abbondanza di sole e vento – può privilegiare il Sud sul fronte delle energie rinnovabili?
Il grosso sviluppo delle rinnovabili in Italia sarà sul solare forse più che sull’eolico, e quindi la zona privilegiata in questo senso sarà sicuramente il Sud, a cui si potrà dare un’importante occasione di rilancio e di crescita.

 

Nell’individuazione di nuove tecnologie volte alla sostenibilità energetica, la ricerca svolta nelle università che ruolo ha?
Un ruolo sicuramente di primo piano. La nostra collaborazione con le università, sia italiane che straniere, sul fronte dell’innovazione è costante già da tempo. La ricerca di primo piano che si fa negli atenei è indispensabile per la realizzazione del Piano nazionale Industria 4.0: la cosiddetta “quarta rivoluzione industriale” sarà resa possibile grazie all’impiego delle nuove tecnologie.

 

Ritiene che la mobilità elettrica riuscirà davvero a decollare?
Personalmente sono uno che crede nella mobilità elettrica e, contrariamente a quello che si va dicendo, credo che sarà anche molto più veloce nel tempo di quello che tanti pronosticano e si aspettano. Mi auguro e penso che ci sia un incremento della velocità dovuto a fattori economici, come il calo dei prezzi delle batterie; in più, la fruizione sempre maggiore di energia rinnovabile si accoppia molto bene con l’auto elettrica, perché la produzione è molto più distribuita e più vicina al punto di consumo. Senza pensare a quello che la tecnologia ci potrà dare, ad esempio l’utilizzo delle batterie delle autovetture elettriche per accumulare l’energia e per restituirlo al sistema. Tutti questi sono fattori che porteranno il trasporto elettrico ad avere un boom nei prossimi anni.

 

L’AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

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