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Comunità energetiche, la prima cattedra universitaria a Pisa

Creata a Pisa la prima cattedra universitaria in Comunità energetiche, che hanno un ruolo importantissimo per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili. Tuttavia la loro realizzazione presuppone un cambiamento delle abitudini e degli stili di vita, sia per i cittadini che per le attività produttive

Comunità energetiche cattedra
Di Geobia – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19095108

(Rinnovabili.it) – Nasce all’Università di Pisa la prima cattedra in Comunità energetiche (Sustainable Energy Communities) con il sostegno dell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

Per quest’anno sono previsti solo Master e Summer School, i corsi universitari partiranno nell’a.a. 2023-2024.

Cattedra Unesco

La vera novità è che la cattedra in Comunità energetiche è la prima al mondo su un tema più che mai attuale, proprio a causa della crisi energetica che stiamo vivendo e che richiede un impegno globale per individuare possibili soluzioni.

Quella in Comunità energetiche è l’ultima cattedra Unesco italiana in ordine di tempo (il nostro Paese ne ha 40).

Le cattedre sono collegate ai settori di competenza dell’Unesco (educazione, scienze naturali e sociali, cultura, comunicazione).

Sono istituite per un periodo di quattro anni grazie a un accordo sottoscritto dal direttore generale dell’Unesco e dal rettore dell’università o dell’istituto di ricerca.

Ridurre la dipendenza dalle fonti fossili

Al cuore dello sviluppo sostenibile c’è l’energia. Infatti, il primo obiettivo delle comunità energetiche è ridurre la dipendenza dalle fonti fossili.

L’Università di Pisa finanzia il progetto Autens (Autarchia Energetica Sostenibile) che punta a creare comunità energetiche autonome, in cui l’approvvigionamento energetico è garantito da fonti totalmente rinnovabili e la domanda di energia si adatta alle risorse disponibili al momento, sia per quanto riguarda i consumi che la distribuzione oraria.

La realizzazione delle comunità energetiche presuppone un cambiamento delle abitudini e degli stili di vita, sia per i cittadini che per le attività produttive

La produzione è diffusa anziché concentrata; non è una merce che si compra e si vende per profitto, ma va considerata come un bene di interesse primario da autoprodurre e scambiare.

È quindi necessario coniugare esigenze diverse (edifici residenziali, commerciali e industriali) con un approccio interdisciplinare relativo alle questioni elettriche, termiche, chimiche, gestionali, sociali e normative.

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Quando sono più utili le comunità energetiche

Le comunità energetiche sono tanto più utili dove non è possibile, o sostenibile, ricorrere alla rete elettrica o del gas.

Con le comunità energetiche si realizza una sorta di “democratizzazione” dell’energia: la proprietà delle fonti rinnovabili passa dai grandi enti che gestiscono l’energia ai cittadini, ovvero alla comunità.

Attraverso le comunità energetiche i cittadini comprendono il valore dell’energia e della sua condivisione, e acquisiscono una consapevolezza ambientale. Ma soprattutto potrebbero tagliare sensibilmente il ricorso alle fonti fossili.

In Germania è già operativo un centinaio di comunità energetiche, perché in Italia sono solo una ventina? Come al solito, il primo freno alle iniziative in Italia è la burocrazia: norme troppo restrittive, incerte e poco chiare, mancanza dei decreti attuativi.

Inoltre si dovrebbe innalzare la soglia dei magawatt, in Germania non esiste nessun limite per associarsi a una comunità energetica.

Il corso in Comunità energetiche è importante dal punto di vista tecnico, ma può diffondere informazioni a Regioni, Comuni o semplici cittadini che il più delle volte ignorano i vantaggi delle comunità energetiche o non sanno riconoscere il fornitore migliore.