I tre grandi network americani - CNN, Fox News e MSNBC - sono stati messi sotto la lente di ingrandimento della Union of Concerned Scientists
Una sonora tirata d’orecchie. È questo l’effetto dello studio diffuso dalla UCS (Union of Concerned Scientists) sulla comunicazione del cambiamento climatico di tre grandi network americani. “Scienza o disinformazione?”, titola la ricerca, che mette sotto la lente di ingrandimento CNN, Fox News e MSNBC, i canali tv via cavo più seguiti negli Stati Uniti. Fonti di informazione autorevoli per il pubblico, ma anche per i decisori politici.
Per scoprire l’accuratezza con cui le informazioni sul climate change sono state trasmesse, la UCS ha analizzato la copertura mediatica del tema nel 2013, rilevando sostanziali differenze fra le tre emittenti. La metodologia utilizzata per condurre l’indagine è stata piuttosto severa: i segmenti informativi (programmi) che contenevano qualche imprecisione sono stati classificati come fuorvianti.
All’ultimo posto è finita Fox News: il 72% delle informazioni sul clima veicolate dall’emittente, secondo il gruppo di esperti conteneva affermazioni scorrette. La UCS ha ritenuto attendibili solo 14 messaggi su 50 durante l’arco dell’anno. MSNBC, al contrario, è risultata la più accurata, con una percentuale di disinformazione del solo 8%. Inoltre, il numero di programmi trasmessi dalla rete è stato più del doppio: ben 132 segmenti, di cui soltanto 11 ritenuti fuorvianti. I pochi errori commessi da MSNBC sono legati a esagerazioni degli ospiti in merito al rapporto fra eventi meteorologici estremi (tornado, alluvioni) e cambiamenti climatici.
La CNN si è collocata a metà, con il 30% di imprecisione su 43 trasmissioni mandate in onda. Tuttavia la comunicazione della rete è stata considerata piuttosto aderente alla realtà. È stato considerato “fuorviante” il suo pluralismo, cioè la tendenza ad invitare nei dibattiti anche i negazionisti. I ricercatori hanno suggerito alla CNN, per aumentare l’accuratezza, di cambiare punto di vista: «Anziché concentrare i dibattiti intorno all’esistenza o meno di un cambiamento climatico, sarebbe meglio darlo per assodato e incentrare le trasmissioni sulle possibili soluzioni. Il pubblico ha bisogno di una informazione che esprima correttamente le posizioni scientifiche. Il sistema dei media può fare di meglio per diramare una comunicazione basata sui fatti. Se si parlasse di cambiamenti climatici in questi termini, sarebbe anche più semplice stimolare politiche volte a fronteggiarlo».
Francesco Paniè