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Banche del tempo

Banche del tempo

di Linda Maggiori

Che cosa sono? L’esempio di Rimini

Fondate su un principio la cui storia è lunghissima, lo sviluppo di queste Banche in Italia risale a esperienze degli anni ’90 del XX secolo in Romagna (per chi volesse approfondire la storia globale delle Banche del Tempo, vi invito a fare conoscenza dell’affascinante figura di Teruko Mizushima). Penso che il periodo storico che stiamo vivendo ci mostri l’importanza di comprendere come funzionano e partecipare alla loro diffusione: usciti dai due anni pandemici che hanno spezzato legami sociali e destabilizzato le comunità, siamo ora entrati in una profonda crisi economica ed energetica. L’ottica di scambio e mutuo aiuto diventa sempre più imprescindibile.

Sono andata perciò a trovare Leonina Grassi della Banca del Tempo di Rimini, tra le prime nate in Italia, nel 1995. Le Banche del Tempo hanno la forma di associazioni di promozione sociale. Oltre all’utilità pratica, sono “luoghi nei quali si recuperano le abitudini ormai perdute tipiche dei rapporti di buon vicinato” ci spiega Leonina. “Un tempo i contadini si aiutavano l’un l’altro per la semina e la raccolta nei campi e poi una volta finito facevano feste nell’aia, si portava mangiare e vino condiviso e si facevano “due salti”. La società moderna urbana è invece basata sull’individualismo, sulla difficoltà a conoscersi, perfino tra vicini, sulla mancanza di legami solidali e sul denaro che domina ogni scambio. La solitudine è il male più grave di questo secolo. Le Banche del Tempo sono nate per questo, per bypassare il denaro e far rinascere solidarietà anche in città. In questi due anni di pandemia e di restrizioni, le Banche del Tempo hanno subito un grosso rallentamento ma si stanno riprendendo, grazie anche all’apporto dei giovani”.

Come funzionano?

Nella Banca del Tempo il valore delle attività scambiate corrisponde unicamente alle ore impiegate, non c’è un’attività che valga più di un’altra, un’ora di scrittura di un articolo equivale ad un’ora di pulizia di casa, o di babysitteraggio o di verniciatura! Il sistema si basa quindi sul principio di pari dignità delle attività scambiate. Nelle Banche del Tempo non si maturano mai interessi né in passivo né in negativo: l’unico obbligo che si ha è la restituzione del tempo ricevuto, ma senza stringenti scadenze.

“Se io ho bisogno di un aiuto di 2 ore per verniciare, la Banca controlla quali persone sono disponibili/competenti a verniciare e mi mette in contatto con queste persone. A quel punto ho un debito di due ore, non necessariamente verso chi mi ha aiutato, ma verso la BdT. Mettiamo che la mia capacità sia scrivere o a fare una torta, la BdT mi chiamerà se qualcun altro avrà bisogno di una torta o di un articolo…” ci spiega Leonina Grassi.

Per facilitare le transazioni e contabilizzare di solito si usano “assegni”, che ciascun correntista può staccare dal “libretto” che gli viene consegnato dalla Banca del Tempo.

Gli operatori della Banca del Tempo spesso organizzano riunioni, feste, gite, visite guidate a mostre, musei, occasioni d’incontro tra tutti i correntisti che desiderano partecipare a queste iniziative, sia offrendo contributi fattivi alla loro realizzazione, sia semplicemente godendone (in quel caso “pareggeranno il conto” in altri modi).

A Rimini dopo essere stati ospitati per 24 anni in una sede data dal Comune, ora la sede è trasferita nel domicilio privato della presidente. “Le Banche del Tempo sono un importante elemento di sussidiarietà e sostegno al welfare e come minimo andrebbero sostenute e appoggiate dai Comuni” ricorda Leonina Grassi. “Purtroppo non sempre è così, e questo è un grosso limite”.

A chi sono rivolte?

Chiunque può aderire ad una Banca del Tempo, poiché tutti sanno fare qualcosa, tutti possono offrire qualcosa di utile al prossimo. D’altra parte tutti noi abbiamo bisogno di qualcosa dagli altri. Se il volontariato è un dono a senso unico, e il beneficiato può sentirsi in una posizione di inferiorità, nelle Banche del Tempo sono tutti uguali, sono tutti donatori e bisognosi.

Alla Banca del Tempo di Rimini hanno aderito persone di ogni età, estrazione sociale, provenienza geografica o culturale, condizione fisica.

Leonina ci racconta alcune esperienze che le sono rimaste impresse: “La mamma di Ivan, un ragazzo disabile, era venuta da noi con le lacrime agli occhi a chiederci aiuto. Il comune aveva tagliato i fondi, eliminando il servizio del pulmino con cui e il figlio andava al centro pomeridiano. Allora abbiamo trovato persone disponibili ad accompagnarlo e Ivan, che è bravissimo a cucinare, ricambia facendo torte squisite (gli compriamo noi gli ingredienti) che mangiamo tutti insieme nelle riunioni settimanali”. Un’altra regola, infatti, è che lo scambio deve essere un piacere e non solo una fatica, inoltre non deve creare ansia: per questo si restituisce quando si può, senza scadenze. “Un’altra socia della Banca, docente di francese”, prosegue Leonina, “ci chiese aiuto per circa un anno per darle il cambio a badare alla mamma malata di Alzheimer, in modo che ogni tanto potesse farsi una passeggiata o avere tempo per sé. Quell’anno era talmente in difficoltà che non poteva renderci il tempo. Dopo che la sua povera madre morì, organizzò due corsi di lingua francese per tutti i soci della Banca del Tempo e così ricambiò il tempo ricevuto.

Qualcosa di simile fece anche Amanda, una ragazza immigrata che non aveva soldi per organizzare il suo matrimonio. Chiese aiuto alla Banca del Tempo e noi le organizzammo il matrimonio da capo a piedi! Due socie che hanno buon gusto estetico hanno allestito la sala, io che sono brava con la grafica ho fatto le partecipazioni, il vestito da sposa era un vestito usato, di una delle mie figlie, e una nostra socia, sarta, lo ha aggiustato. Un socio fotografo ha fatto le foto, altri amici hanno suonato, e per il cibo, abbiamo chiesto agli invitati di portare un piatto tipico della loro tradizione. Piatti messicani, marocchini, africani, cinesi… abbiamo mangiato in 200 persone, ma alla fine della festa c’era ancora tanta roba! Così abbiamo riempito 7 cassette che abbiamo regalato a una mensa locale che offre pasti gratuiti. Ovviamente nessuno ha fatto regali, perché i regali sono stati la festa! Amanda e suo marito, neppure a dirlo sono stati strafelici. In cambio, Amanda, che è madrelingua spagnola, ha realizzato due laboratori per adulti e uno per i bambini in ludoteca!”

Come creare le Banche del Tempo

Per creare una Banca del Tempo, occorre fare un’associazione di promozione sociale, un Atto costitutivo e uno Statuto. La registrazione all’Albo nazionale permette di accedere a fondi e contributi. Chi partecipa alla Banca del Tempo fa una tessera associativa che comprende anche l’assicurazione per tutte le attività svolte.

Nicola Bassi è un giovane educatore, attivista faentino che vorrebbe rivitalizzare la Banca del tempo della sua città e si sta attivando nel creare una rete: “Stiamo coinvolgendo circoli culturali, il rione del quartiere, associazioni del territorio e assemblee popolari nate spontaneamente in questi due anni; abbiamo preso i contatti con il bacino d’utenza della Banca del Tempo già esistente, che si era “congelato” durante la pandemia. C’è tanto bisogno di mutuo aiuto, e scambio intergenerazionale. L’idea è quella di creare una piattaforma digitale dove inserire i propri curricula: ciò che so fare, ciò di cui ho bisogno, e come contattarmi. Con il passaparola, pensiamo di crescere sempre di più. Vogliamo ridurre lo scambio di denaro, far capire che un’alternativa esiste”.

Banche del Tempo a scuola

Una Banca del Tempo può nascere anche per iniziativa di una comunità scolastica! Ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di primo o secondo grado potrebbero lavorare all’organizzazione di uno sportello di volontariato, basato su questo principio. Su una semplice tabella chiunque, insegnanti, personale ATA e amministrativo, studenti, genitori, nonni… potrebbe segnare la propria disponibilità per svolgere attività o iniziative che danno valore aggiunto alla comunità: dall’assistenza compiti dei più piccoli al tenere compagnia a persone sole o anziane, dall’organizzare attività culturali gratuite e aperte al territorio all’offrire ore di lezione e ripasso, dall’assistenza informatica alla cura di un orto scolastico…. In questo modo la comunità si svilupperà sperimentando un modello economico basato su bisogni reali, sulla valorizzazione del tempo individuale, sulla capacità di scambiare beni e servizi in base a una risorsa di cui tutti nasciamo “proprietari”.

 Un modo autentico di fare della scuola un’officina di sperimentazione e innovazione sociale, che è poi la via maestra con cui il sistema educativo può offrire alle singole persone che ne usufruiscono e al tessuto sociale di cui fa parte un contributo fattivo a uno sviluppo sostenibile e solidale, capace di offrire a ciascun individuo possibilità di partecipazione autentica e di realizzazione di sé. Segnalo in conclusione, per chi volesse approfondire, un manuale storico, che risale a venti anni fa, ma ancora molto attuale, scritto da Marta Russo insegnante di lettere e Maria Teresa Vacatello, sociologa: La banca del tempo nella scuola (Franco Angeli, 2002). Esiste inoltre una Associazione Nazionale delle Banche del Tempo che potete contattare scrivendo a bdtnazionale@gmail.com.

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