Un gruppo di pittori filippini ha utilizzato l'acqua inquinata dei fiumi di Manila per dipingere quadri tesi ad evidenziare la grave problematica
(Rinnovabili.it) – La profonda contaminazione delle risorse idriche di Manila ha ispirato un gruppo di artisti filippini, che hanno adoperato colori stemperati con l’acqua dei fiumi più inquinati della capitale (Tullahan, Cainta, Marikina, Taguig, Binondo) per dipingere quadri tesi a sensibilizzare la popolazione locale.
La consapevolezza del degrado ambientale nelle Filippine è molto scarsa. Solo un terzo dei sistemi fluviali è considerato adatto all’approvvigionamento idrico pubblico. Si stima che nel 2025 la disponibilità di acqua sarà scarsa nella maggior parte delle grandi città e in 8 dei 19 grandi bacini fluviali.
Gli scarichi di acque reflue domestiche, acque reflue agricole e industriali sono le tre principali fonti di inquinamento. Il governo filippino e diverse organizzazioni non governative hanno cercato per molti anni a ripulire i fiumi, ma il problema persiste.
Per questo, nove artisti hanno tentato di ampliare la conoscenza del fenomeno dipingendo una serie di quadri a partire da pigmenti “contaminati” ed esponendoli in una mostra allestita fino ad oggi dentro il Rockwell Center di Makati City. Il titolo dell’esposizione è “Dirty Watercolor”. Il curatore, Cid Reyes, ha raccontato che le acque inquinate sono state prima sterilizzate, poi concentrate per la produzione di pigmenti di varie tonalità di nero, marrone, grigio e “terra di siena”.
I dipinti raffigurano scene di vita quotidiana lungo le rive dei fiumi di Manila, ricostruiti a partire dalle foto delle famiglie che ne abitano le sponde. Bambini che si tuffano in acqua incuranti dei rifiuti e delle schiume tossiche, ragazzi a cavalcioni di una zattera di polistirolo, persone che si riparano sotto un ponte. Il prezzo delle opere parte da circa 800 euro, e il ricavato andrà in beneficenza.
«All’inizio è stato difficile perché era la prima volta che sperimentavo con pigmenti sporchi, e poi c’era l’odore – ha detto alla Reuters JC Vargas, uno degli artisti coinvolti nel progetto – Anche se i pigmenti sono stati decontaminati, l’odore di fogna era ancora presente. È stata una grande sfida per noi».