L'onlus Worldrise e lo street artist Iena Cruz presentano la nuova opera d'arte urbana dalla doppia valenza ambientale, pare del più ampio progetto No Pastic More Fun
La campagna #candidailtuomuro di Worldrise, onlus che si occupa di conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino, si chiude formalmente con una inaugurazione: quella di “AnthropOceano” il murale mangia-smog realizzato dallo street artist di fama internazionale Federico Massa, in arte Iena Cruz. L’opera prende spunto da una riflessione fondamentale: le azioni quotidiane di ognuno di noi hanno un impatto sul Pianeta. La portata di tale impatto è oggi tale da giustificare l’apertura di un nuovo capitolo della storia geologica del nostro pianeta: l’Anthropocene. “Partendo da questo concetto ho ideato un’opera il cui obiettivo principale è far riflettere sulle cicatrici lasciate dall’uomo sui fondali e la superficie dell’Oceano, segni spesso indelebili di una catastrofe ambientale che ci coinvolge tutti” spiega Iena Cruz.
Al centro della composizione una piattaforma petrolifera, la cui ciminiera ricalca il profilo di un contenitore di plastica che intrappola l’ecosistema marino. L’opera vuole ripercorrere così il percorso che la plastica compie: dalla sua origine, il petrolio, fino all’impatto ambientale che troppo spesso ne deriva. Allo stesso tempo, raffigurando alcune delle creature marine più affascinanti e minacciate, invita a riflettere su altre problematiche legate allo sfruttamento delle risorse naturali quali la sovrappesca e la caccia brutale di cui sono vittime squali e balene. “Abbiamo voluto portare tra le strade di Milano, attraverso la street art, la bellezza e la fragilità del Mare” incalza Mariasole Bianco, presidentessa di Worldrise. “È un modo innovativo di sensibilizzare il contesto urbano su temi che non possono essere più ignorati. È dalle nostre città e dalle nostre azioni quotidiane, infatti, che può e deve nascere il cambiamento per il futuro di cui il nostro pianeta ha bisogno e quest’opera vuole ricordarcelo”. La realizzazione di questo murale si inserisce nel progetto No Pastic More Fun ideato e portato avanti da Worldrise, con il sostegno della Ocean Family Foundation e la collaborazione di North Sails, che ha creato a Milano il primo network al mondo di locali notturni che hanno deciso di non servire plastica monouso.
“Milano si è dimostrata estremamente sensibile al tema dell’inquinamento della plastica in mare. Quest’opera vuole anche essere un dono ai suoi cittadini” commenta Virginia Tardella, co-fondatrice di Worldrise e responsabile del progetto No Plastic More Fun. Ed è proprio ai milanesi che l’associazione si è rivolta per chiedere di candidare il muro del proprio palazzo. E’ stato così scelto l’edificio di via Giovanni Viotti 13 ben visibile anche dai tanti passeggeri in transito dalla stazione di Lambrate.
Il prossimo obiettivo della onlus è quello di creare una rete di metropoli, in collaborazione con la Pangeaseed Foundation, che sposino il progetto Worldrise Walls – We ART for NATURE. In ogni città potrà essere realizzato un murale, in collaborazione con artisti impegnati sulle tematiche ambientali, come segno distintivo di una cittadinanza che ha a cuore la salvaguardia del Pianeta. L’inquinamento non è solo plastica, ma anche smog. Per questo, l’intera opera è stata realizzata con Airlite: una pittura che permette di ridurre l’inquinamento atmosferico. Infatti, attivandosi con la luce e riducendo la percentuale di biossido di azoto nell’aria dell’88%: un’azione equivalente a quella di circa 330 m2 ricoperti da alberi ad alto fusto. Dato importante in un Paese come l’Italia che detiene il triste primato in Europa per morti premature da biossido di azoto. “La sopravvivenza di ognuno di noi, dovunque esso viva, dipende dall’Oceano e, al tempo stesso, la salute dell’Oceano dipende dalle nostre azioni” spiega Mariasole Bianco. È questo probabilmente il modo più semplice per riassumere il messaggio che Worldrise, Federico Massa e i sostenitori di questo progetto hanno voluto trasmettere alla città di Milano offrendole in dono quest’opera.