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Crolla il mito del carbone pulito

Un'indagine del Guardian scopre che la più avanzata centrale a carbone pulito del mondo non è mai stata sostenibile dal punto di vista economico

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Carbone pulito: la fine di un mito

 

(Rinnovabili.it) – Il mito del carbone pulito crolla sotto i colpi della penna dei giornalisti del Guardian, che con un’inchiesta esclusiva dimostrano l’impraticabilità di una tecnologia ritenuta da numerosi scienziati un passaggio obbligato per ridurre le emissioni di gas serra.

La prestigiosa testata britannica ha visionato migliaia di documenti riservati relativi all’impianto di Kemper, il più ambizioso del mondo, costruito nello stato del Mississippi. I dirigenti della Southern Company, la società che gestisce la centrale, avrebbero nascosto per anni i dati impietosi che dimostrerebbero l’impraticabilità di un simile investimento. “Gravi problemi di progettazione e di budget”, sostiene il Guardian, affliggono la più costosa centrale elettrica a combustibile fossile nella storia degli Stati Uniti, un impianto da 7,5 miliardi di dollari. Già cinque anni prima di convertire la centrale di Kemper al gas, la Southern Company sapeva che il progetto avrebbe sforato i limiti di budget imposti dallo stato.

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I documenti citati dal quotidiano affermano che il progetto richiedeva tempi di manutenzione molto più lunghi di quanto previsto in origine. La compagnia ha avvisato in ritardo le istituzioni della volontà di invertire la rotta e puntare sul gas naturale, utilizzando per anni centinaia di milioni di dollari di finanziamenti pubblici e sforando il budget di 3 miliardi. Eppure, i suoi dirigenti continuavano a sostenere che avesse un senso economico.

Il carbone pulito si basa su una serie di tecnologie note come cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). L’Agenzia internazionale per l’energia ha sostenuto che simili progetti potrebbero aiutare a ridurre le emissioni globali di carbonio del 13%, contribuendo significativamente a mantenere le temperature globali sotto i 2 °C di aumento entro fine secolo. Con il CCS si cattura l’anidride carbonica generata dalle centrali a carbone e la si immagazzina in formazioni rocciose sottoterranee.

Finora nessuna grande centrale a carbone è riuscita a far funzionare il CCS su larga scala. I costi si sono rivelati proibitivi, soprattutto perché i bassi prezzi del gas naturale hanno reso il carbone non competitivo.