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Critiche al piano sull’acqua della California

Critiche al piano sull’acqua della California-

 

(Rinnovabili.it) – Meno tagli all’acqua per Los Angeles e San Diego. Lo ha deciso il governo della California, dopo le critiche subìte dalle due principali città del Paese, che non volevano accollarsi il peso del razionamento previsto dal piano originale contro la siccità, presentato all’inizio del mese.

La California sta cercando faticose soluzioni dopo essere entrata nel quarto anno di una devastante siccità, e il governatore Jerry Brown ha ordinato un taglio complessivo del 25 per cento dell’utilizzo urbano delle risorse idriche. Si tratta delle prime riduzioni obbligatorie in tutto lo Stato nella storia della California.

 

Brown, tuttavia, è dovuto tornare sui suoi passi, dichiarando che le grandi città già oggi utilizzano meno acqua di altre, e che pertanto dovranno operare tagli relativamente contenuti. Quelle con più alto uso pro-capite si trovano invece ad affrontare obiettivi più stringenti.

Il piano che i regolatori hanno presentato all’inizio di questo mese divideva gli enti di gestione dell’acqua locali in quattro livelli, imponendo uno standard di risparmio del 10 per cento per quelli che ne utilizzano meno e del 35 per cento per quelli che ne utilizzano di più. Le modifiche introdotte sabato raddoppiano essenzialmente il numero dei livelli di suddivisione, che da 4 diventano 8. Le utilities rischiano fino a 10 mila dollari di multa se non riescono a convincere i cittadini a prender parte al programma. Los Angeles e San Diego, in questo modo, si troverebbero in una fascia di riduzione del 16%, inferiore al 20% che toccava loro con il precedente piano.

 

Il programma, però, viene attaccato da più parti: gli ambientalisti e alcuni abitanti delle città chiedono che uno dei settori più idrovori dello Stato, quello agricolo – che vale 45 miliardi di dollari – partecipi al razionamento dell’acqua, dato che ne adopera una quantità enorme. Ma il governo lo ha esentato, sostenendo che già deve sopportare tagli precedenti. Così come ha esentato l’industria del fracking, che nel 2014 ha utilizzato 250 milioni di litri d’acqua per trivellare in cerca dello shale gas. Acqua che non si può decontaminare, e che sovente viene smaltita nei corsi d’acqua o sottoterra, inquinando le falde.

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