(Rinnovabili.it) – Due terzi delle emissioni antropiche prodotte a partire dall’inizio dell’età industriale ad oggi sulla Terra sono riconducibili a sole 90 aziende nel mondo. A fare i conti e a rivelare i nomi dei “killer del clima“ è il Climate Accountability Institute che, attraverso una nuova ricerca, ha voluto analizzare le responsabilità nascoste dietro la crisi climatica del 21° secolo. Il rapporto, pubblicato in questi giorni nella la rivista scientifica Climatic Change, rivela che la stragrande maggioranza delle imprese appartengono al business delle fonti fossili; più precisamente ben 83 delle aziende sono produttrici di petrolio, gas e carbone mentre le rimanenti sette si occupano di cemento.
“Esistono migliaia di produttori di petrolio, gas e carbone nel mondo, ma se seguiamo la catena di responsabilità fino in fondo, le persone che hanno preso decisioni in questo campo o tutti CEO potrebbero tutte tranquillamente entrare in uno o due autobus”, spiega l’autore Richard Heede.
Tra il 1751 e il 2010, queste 90 aziende hanno prodotto il 63% delle emissioni globali totali – generate dal settore industriale -per un totale di circa 914 gigatonnellate di CO2, di cui la metà generate solamente negli ultimi 25 anni; in altre parole ben oltre il momento in cui ben oltre la data in cui i governi e le aziende si sono rese conto che l’aumento delle emissioni di gas a effetto serra provenienti dalla combustione di carbone e petrolio erano la causa del pericoloso cambiamento climatico. Tra queste emergono nomi conosciuti come le americane Chevron Corporation ed Exxon, l’inglese BP, la Royal Dutch Shell e produttori di carbone come la British Coal, la Peabody Energy e la BHP Billiton. E ben 31 delle 90 società iscritte nella “lista nera” risultano essere aziende statali come la Saudi Aramco, Gazprom e Statoil, rispettivamente del governo dell’Arabia Saudita, della Russia e della Norvegia.
Il rapporto rivela inoltre che tra le multinazionali private il primo inquinatore al mondo è la ChevronTexaco, avendo rilasciato fino ad oggi il 3,5% delle emissioni di gas serra, seguita dalla Exxon con il 3,2% e quindi dalla BP con il 2,5%. L’analisi è stata accolta con favore dall’ex vice-presidente americano Al Gore.
“Questo studio rappresenta un passo avanti fondamentale per la nostra comprensione dell’evoluzione della crisi climatica. Sia il settore pubblico, sia quello privato devono fare ciò che è necessario per fermare il riscaldamento globale – ha detto Gore al quotidiano Guardian – coloro che sono storicamente responsabili dell’inquinamento della nostra atmosfera abbiano il preciso dovere di essere parte della soluzione”.