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Crescono nel mondo i processi al cambiamento climatico

cambiamento climatico

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(Rinnovabili.it) – I governi di tutto il mondo sono sempre più spesso trascinati in tribunale da cittadini o organizzazioni che chiedono loro di agire con maggior vigore contro il cambiamento climatico. I contenziosi vanno dal tentativo di bloccare una pista di aeroporto in Austria alle richieste di un contadino pakistano che rischia di perdere i mezzi di sussistenza a causa del riscaldamento globale. Negli Stati Uniti i casi legali contro il governo sono aumentati più che altrove, ma in generale il trend rilevato dall’UNEP, il Programma ambientale delle Nazioni Unite, vede triplicare negli ultimi 3 anni le querele di questo tipo.

La Columbia Law School ha lavorato con l’UNEP alla redazione di un documento di analisi, nel quale si legge come sempre più individui e associazioni abbiano chiamato in causa il sistema giudiziario utilizzando argomenti come l’aumento del livello del mare, l’inquinamento da centrali a carbone e le trivellazioni petrolifere.

 

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I dati più impressionanti vengono dagli Stati Uniti, dove sono esplosi 654 casi legati al clima, quasi tre volte quelli proliferati in tutto il resto del mondo. Alcuni di questi si sono dimostrati cruciali, come ad esempio un caso del 2007 nel quale vari stati e città hanno richiesto all’EPA (l’Agenzia di protezione ambientale USA) di regolamentare con ambizione la CO2 e altri gas serra. In seguito alle denunce, il governo Obama ha avviato una serie di misure correttive. Altro caso importante è quello che ha visto 21 bambini querelare il governo federale con la motivazione che l’incapacità di ridurre sufficientemente le emissioni viola il loro diritto costituzionale alla vita, alla libertà e alla proprietà.

Al boom di cause legali negli Stati Uniti seguono Australia (80 casi) e Regno Unito (49), ma importanti vertenze sono hanno avuto successo in Austria, dove una pista aeroportuale è stata bloccata, e nei Paesi Bassi, dove la società civile ha ottenuto una prima condanna del governo per aver indebolito i target di riduzione delle emissioni.

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