Ogni euro in combustibili fossili ne costa sei di spese sanitarie
(Rinnovabili.it) – I sussidi pubblici ai combustibili fossili fanno male alla salute e alle tasche dei contribuenti. Lo sostiene un rapporto di HEAL, organizzazione non governativa con sede a Bruxelles che analizza gli impatti sanitari di varie produzioni industriali. La nuova pubblicazione prende in esame l’ammontare degli aiuti governativi che i paesi del G20 elargiscono alle compagnie energetiche del petrolio, gas e carbone. Il risultato è drammatico: le spese del sistema sanitario per curare le malattie legate alle emissioni di questi impianti sono sei volte superiori ai sussidi per la loro produzione energetica.
Si parla di 2.600 miliardi di euro contro 416, un dato sul quale pone l’accento Genon Jensen, direttore di HEAL: «I leader europei e globali continuano a promettere di affrontare i cambiamenti climatici e decarbonizzare la nostra economia. È ora di cogliere l’opportunità di migliorare la salute di milioni di persone in tutto il mondo, abbandonando le sovvenzioni all’industria dei combustibili fossili».
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Ogni anno l’inquinamento atmosferico dovuto principalmente alle fonti energetiche inquinanti riduce la vita di circa 6,5 milioni di persone a livello mondiale, con infezioni delle vie respiratorie, attacchi cardiaci, cancro ai polmoni e malattie polmonari croniche. Ma i costi sanitari dell’aria inquinata, dal cambiamento climatico e del degrado ambientale sono scaricati sulla società invece che sostenuti dall’industria.
Questa mole di denaro, se risparmiata, potrebbe essere reinvestita nella transizione energetica. Ad esempio, in Germania, i 5,1 miliardi di euro di sussidi pubblici ai combustibili fossili potrebbero fornire un impianto fotovoltaico a 300 mila famiglie e garantire il ricollocamento di tutti i 15 mila operatori delle centrali a carbone nei prossimi cinque anni.
In Unione Europea, i costi sanitari delle sovvenzioni sono giganteschi in Germania (42 miliardi), Polonia (39) e Regno Unito (30), ma l’Italia è al sesto posto con 10 miliardi, quasi tre volte l’ammontare dei suoi aiuti alle centrali sporche. Tuttavia, il nostro paese è collocato al secondo posto, dietro la Germania, per morti premature dovute all’inquinamento dell’aria. I numeri del Fondo monetario internazionale utilizzati dal rapporto HEAL dicono che nel 2015 quasi 30 mila persone sono morte prima del tempo anche a causa di questo fattore.