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Il costo ambientale di Internet a 30 anni dall’invenzione della Rete

internetIl complesso di infrastrutture che ci garantiscono l’uso di Internet consuma il 7% dell’energia elettrica mondiale

 

(Rinnovabili.it) – Qual è il costo ambientale di una ricerca tramite Google? Quanta CO2 produciamo quando guardiamo un film in streaming o acquistiamo un prodotto su un sito e-commerce? Qual è l’impatto sull’ecosistema di un messaggio via chat o di una email? Siamo abituati a pensare a Internet come qualcosa di totalmente scollegato dalla realtà, a costo e impatto zero, ma come ogni costrutto umano anche la Rete, che proprio oggi compie 30 anni, ha ripercussioni sull’ambiente.

 

Secondo Greenpeace, il settore dell’informazione globale e della tecnologia ad essa collegata consuma il 7% dell’energia elettrica mondiale: centri di elaborazione dati, cavi sotterranei, ripetitori di segnale, sono tutti apparati fisici alimentati, nella maggior parte dei casi, da energie fossili. Senza considerare la produzione di devices con cui entriamo quotidianamente in Rete. La sola visione di video in streaming assorbe il 60% del traffico energetico della Rete e si stima che toccherà quota 80% entro il 2020.

 

“Internet è un macchinario invisibile – ha affermato Mark Radka, direttore del reparto Energia e clima della sezione Ambiente alle Nazioni Unite Non vediamo mai le grandi infrastrutture che alimentano la nostra attività online e, nella maggior parte dei casi, siamo molto lontani dall’essere consapevoli di questi processi. Questo significa che non connettiamo mentalmente il loro utilizzo all’impatto che hanno sull’ambiente”.

 

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Qualcosa si sta muovendo: le grandi compagnie informatiche stanno passando a sistemi di produzione più rispettose dell’ambiente. Google, ad esempio, ha annunciato che 14 dei propri centri elaborazione dati sparsi per il mondo hanno adottato sistemi di efficientamento energetico che consentono il risparmio del 50% di elettricità rispetto ai propri concorrenti garantendosi una capacità computazionale 7 volte maggiore rispetto a cinque anni fa mantenendo invariato il consumo di energia.

Alibaba, la più grande piattaforma e-commerce al mondo, utilizza l’acqua di un lago invece dei condizionatori per raffreddare i server di un suo centro dati e sta sperimentando l’utilizzo dell’energia eolica per svolgere la stessa funzione in altri centri.

Apple, Facebook e la stessa Google hanno avviato piani per il raggiungimento del 100% di alimentazione da fonte rinnovabile nei loro centri di produzione, spinti soprattutto dalla sempre maggiore attenzione alla sostenibilità dell’opinione pubblica. Il motore di ricerca Ecosia, invece, assicura di combattere le proprie emissioni piantumando un numero equivalente di alberi ogni anno.

 

“La consapevolezza che ciò che facciamo online ha un impatto nel mondo reale è già un buon inizio – ha spiegato Radka – Quando le aziende sono sotto pressione dai loro clienti, danno la priorità alla responsabilità ambientale e all’approvvigionamento sostenibile”.

 

D’altra parte, la Rete ha avuto un innegabile impatto sulla divulgazione di tematiche connesse alla sostenibilità ambientale, contribuendo in qualche misura alla creazione di una comunità più consapevole e attenta a evitare gli sprechi.

La strada per la sostenibilità passa comunque per una riduzione dei consumi: ciò che ciascuno può concretamente fare per abbattere l’inquinamento prodotto da Internet consiste semplicemente nello scollegarsi quando non necessario e avere consapevolezza che ogni azione, anche quelle virtuali, comportano un costo ambientale.

 

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