Concluse le operazioni di messa in sicurezza del relitto c'è chi non crede che le misure stiano realmente tutelando l'area marina circostante
(Rinnovabili.it) – Rimane alta l’attenzione sul relitto della Costa Concordia, che giace a poche centinaia di metri dal porto dell’isola del Giglio a seguito del naufragio avvenuto il 13 gennaio scorso. La nave in questi giorni è stata protagonista delle fasi finali di messa in sicurezza, come ha confermato il presidente dell’Osservatorio sulla Costa Concordia, Maria Sargentini, che d’intesa con il capo del dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha concluso la delicata fase.
“Resta da completare – precisa Sargentini – la tensionatura dei cavi, interrotta da venerdì pomeriggio a causa delle condizioni meteomarine avverse. Per gli stessi motivi sono state sospese le attività in corso per le perforazioni di grande diametro”.
Le informazioni ottenute dall’Osservatorio, del quale fa parte anche il Comune di Isola del Giglio, rivelano inoltre che nella giornata di venerdì 26 ottobre è stato autorizzato il via libera alla fase definita di posizionamento dei materassi di cemento sotto il relitto, fase nota con il nome tecnico di “grout bags”.
Ma a mettere in dubbio la solidità del progetto di rimozione Edizioni Oggi, che dopo un’analisi del piano di recupero della Titan Salvage/Micoperi, scelto perché “risponde maggiormente ai principali requisiti richiesti: rimozione intera del relitto, minor rischio possibile, minor impatto ambientale, salvaguardia delle attività turistiche ed economiche dell’Isola del Giglio e massima sicurezza degli interventi” ha messo in evidenza alcune falle, è proprio il caso di dirlo, nei piani di recupero della Costa Concordia. Dopo attente valutazioni e una serie di incontri il 15 maggio ha preso il via ufficialmente il piano di rimozione del relitto e leggendo il verbale della Conferenza dei Servizi decisoria, documento pubblico, Edizioni Oggi ha voluto sottolineare quelle che, secondo il loro parere, risultano essere delle incongruenze, tra cui la mancanza di un Piano Ambientale dettagliato e di un piano anti inquinamento, richiesti dal bando di gara.
A preoccupare in maniera particolare la mancanza di valutazioni relative al reale impatto che il cantiere per la rimozione del relitto avrà sull’ambiente marino circostante, il calcolo inesistente del rumore che verrà generato e che potrebbe avere impatto negativo sul Santuario dei Cetacei come anche la mancanza di valutazioni ipotetiche su cosa fare per compensare i danni ambientali che si andranno a procurare.