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Costa Concordia: allarme ambientale al Giglio

Agire rapidamente per evitare che alla tragedia umana si aggiunga il disastro ambientale. Questo l’imperativo che terrà banco nelle aule della prefettura di Livorno, dove, oggi pomeriggio, il ministro Corrado Clini incontrerà il presidente della regione toscana Enrico Rossi, quello della Provincia di Grosseto Leonardo Marras e i vertici delle capitanerie di porto toscane. Obiettivo, discutere dei rischi ambientali legati al naufragio della nave da crociera, davanti all’isola del Giglio. Lo squarcio di oltre settanta metri apertosi venerdì notte nello scafo della Costa Concordia ha dato il via a più di un allarme. La priorità è ancora quella di trovare i sedici dispersi che mancano all’appello ma non può essere sottovalutata anche l’altra grande emergenza: le 2.200 le tonnellate di olio combustibile contenute nella pancia della nave costituiscono una vera e propria bomba ad orologeria che tiene in queste ore sotto scacco un’area naturale marina protetta, di interesse internazionale. Sotto questo punto di vista l’imperativo è ora il rapido svuotamento delle cisterne della Concordia. Si tratta di una corsa contro il tempo visto il pericolo che la nave sia portata ancora più a fondo, esasperata da condizioni meteo che di certo non facilitano l’impresa. Le previsioni danno per certa un’intensificazione del moto ondoso che potrebbe trascinare a circa 190 metri di profondità la Concordia, rendendo praticamente più complicate le operazioni di ricerca dei 16 dispersi e qualsiasi tentativo di svuotamento.

STOP AI CONDOMINI GALLEGGIANTI IN AREE PREGIATE Che il problema sia serio non lo nasconde neanche il ministro dell’Ambiente che oggi punta il dito sulle “leggerezze” dei colossi del mare e la mancata prevenzione. Un disastro da evitare, così Clini definisce l’incidente della Costa Concordia “Questi sono condomini galleggianti, non possono muoversi come fossero vaporetti. Non ci sono molti commenti da fare non deve succedere e basta […] Nelle prossime ore, sulla base delle norme esistenti e sulla base delle valutazioni che raccoglieremo, dovremo sicuramente mettere in atto una misura di prevenzione. Ci siamo confrontati con il ministro Passera per coordinare le iniziative.”

E regole precise sono quelle chieste in queste ore dal presidente della Toscana Enrico Rossi convinto che “con la strumentazione tecnica si possa verificare dove vanno le navi e che rotte seguono, per garantire maggiore sicurezza ai cittadini che vivono nell’arcipelago”.

I PRIMI INTERVENTI Il prefetto di Grosseto Giuseppe Linardi ha assicurato che la Protezione Civile –  sul posto con tre rimorchiatori – ed è già intervenuta, in collaborazione con la capitaneria di porto, per creare una cintura di protezione attorno alla nave e prevenire eventuali sversamenti di liquidi tossici. Ben 500 metri di barriere galleggianti che serviranno ad arginare l’espansione in mare dell’eventuale macchia di gasolio, mentre ai sommozzatori toccherà il delicato compito di chiudere la falla e stabilizzare il relitto pompando aria.

Un’operazione difficile affidata alla società Neri di Livorno e l’impresa olandese Smith che non potrà essere avviata però finchè non saranno messi in salvo gli eventuali supersiti e che richiederà non meno di una decina di giorni, in assenza di complicazioni. Il carburante disperso, spiega Linardi, verrà  invece circoscritto da 800 metri di panni d’assorbimento e convogliato verso una nave in grado di aspiralo.

L’ALLARME DI LEGAMBIENTE In attesa di sapere il risultato dell’incontro di oggi anche Legambiente interviene con una lettera aperta all’indirizzo di Clini certi che la visita del ministro dell’Ambiente a Livorno sia “l’occasione per riprendere finalmente in mano il bandolo di una matassa colpevolmente abbandonata per troppi anni. Ci riferiamo alle politiche di tutela del mare per le quali da tempo non registriamo alcun avanzamento, semmai clamorosi passi indietro”.

“Se i fusti tossici si dovessero aprire o se il carburante della Costa Concordia cominciasse a fuoriuscire dai serbatoi i costi connessi ai rischi per la salute dei cittadini e per l’economia turistica della zona sarebbero incalcolabili. Un paese civile non può permettersi di incrociare le dita e scommettere sulla buona sorte, ma deve individuare strade reali, indicare prospettive di sviluppo concreto e assumere scelte coerenti in questa direzione”.

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