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Cosa sono i nuovi OGM e perché destano preoccupazioni

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(Rinnovabili.it) – Che cosa sono i nuovi OGM? Perché in Europa infuria una battaglia tra organizzazioni ambientaliste e aziende dell’agribusiness su questo tema? Qual è la posizione di Bruxelles e quale quella dell’Italia? Per rispondere a queste domande può essere utile partire dalla breve pubblicazione lanciata ieri dal Coordinamento europeo della Via Campesina, network di movimenti contadini che si batte da decenni per un ritorno all’agricoltura di piccola scala, sostenibile, più democratica e senza il contributo della chimica.

I nuovi OGM, spiega il dossier, sono il risultato di tecniche di ingegneria genetica sviluppate negli ultimi anni, che hanno preso il nome di New Breeding Techniques (NBT). Consistono nell’inserimento, nelle cellule delle piante, di sequenze genetiche o proteine, di un transgene della stessa famiglia vegetale o di un transgene che ne alteri alcuni tratti per poi essere eliminato. Altra tecnica è innestare su una pianta transgenica una pianta non transgenica.

Ora, la Direttiva europea 2001/18 che regola gli organismi geneticamente modificati, stabilisce che l’OGM è «un organismo, diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato in modo diverso da quanto avviene in natura con l’accoppiamento e/o la ricombinazione genetica naturale».

 

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Secondo l’industria e pezzi del mondo della ricerca, le New Breeding Techniques non produrrebbero piante OGM, ma vegetali del tutto comparabili a quelli che si trovano in natura. Non combinando più una serie di sequenze genetiche al di fuori dell’organismo, per poi inserirle in maniera randomica nel suo genoma, consentirebbero di modificare le piante con maggior precisione. Nessun nuovo materiale genetico finirebbe negli organismi riceventi, cosa che prima era inevitabile dato l’utilizzo di un vettore batterico per il trasporto degli enzimi deputati a effettuare la modifica del Dna. Tuttavia, si tratta pur sempre di «tecniche in vitro agli acidi nucleici», che per il protocollo di Cartagena sulla biosicurezza danno vita agli OGM.

Le New Breeding Techniques comprendono:

Per l’industria si tratta di tecniche che «consistono interamente in fenomeni naturali, come incrocio o selezione», e permettono di sviluppare nuove varietà vegetali in maniera simile ma più veloce e preciso rispetto alle tecniche nuovi ogmconvenzionali. Pertanto, gli organismi risultanti non dovrebbero essere soggetti alla Direttiva europea sugli OGM, né a particolare etichettatura. Tuttavia, è difficile fugare del tutto la possibilità di alterazioni imprevedibili ed effetti indesiderati, anche sul lungo termine, quali la contaminazione dell’ambiente circostante o le controindicazioni per i consumatori. Per questo, suggerisce Via Campesina, anche i nuovi OGM dovrebbero essere etichettati e tracciabili. Inoltre, le ripercussioni potrebbero assumere contorni anche economici, con i piccoli agricoltori indotti a comprare semi brevettati dalle multinazionali perdendo la loro autonomia.

La Corte di Giustizia dell’UE, chiamata in causa dalla Francia, emetterà nei prossimi mesi una sentenza per sciogliere i dubbi sulla natura degli organismi prodotti con le NBT. La sentenza dovrà essere recepita dalla Commissione Europea e dagli stati membri. L’Italia, tuttavia, per iniziativa del Ministero delle Politiche Agricole, sta per finanziare un progetto da 21 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo di questi nuovi OGM. La Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha dato il suo via libera qualche giorno fa, nel silenzio di maggioranza e opposizione. Se la Corte UE deciderà che simili tecniche producono organismi geneticamente modificati ai sensi della legge comunitaria, la fuga in avanti del nostro paese sarà stata inutile e incauta.

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