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Corte Costituzionale: no alla norma su privatizzazione dell’acqua

(Rinnovabili.it) – Dove non arrivano i cittadini arriva la Corte Costituzionale. La norma sulla privatizzazione dei servizi pubblici, che aveva raccolto la contrarietà del 57% degli italiani con il referendum dello scorso anno, era uscita dalla porta per rientrare dalla finestra. Nell’agosto 2011, infatti, a soli due mesi dall’esito referendario, il Governo aveva reinserito nella Finanziaria Bis, il cosiddetto decreto ferragosto, un articolo che di fatto autorizzava nuovamente alla privatizzazione di servizi pubblici quali quello idrico integrato. Articolo dichiarato oggi incostituzionale dalla Consulta a seguito del ricorso intrapreso da Puglia, Lazio, Marche, Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna.

Nella sentenza, la Corte Costituzionale spiega che ”la disposizione impugnata viola il divieto di ripristino della normativa abrogata dalla volontà popolare desumibile dall’art.75 Costituzione, secondo quanto già riconosciuto dalla giurisprudenza costituzionale”. Un verdetto che, stando alle indicazioni emerse nella decisione, metterebbe a rischio anche “le modificazioni successive”, come quelle contenute nel decreto “Cresci-Italia”.

Plaude la decisione, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua: “La sentenza ribadisce con forza la volontà popolare espressa il 12 e 13 giugno 2011 e rappresenta un monito al Governo Monti e a tutti i poteri forti che speculano sui beni comuni. Dopo la straordinaria vittoria referendaria costruita dal basso, oggi è chiarito una volta per tutte che deve essere rispettato quello che hanno scelto 27 milioni di italiani: l’acqua e i servizi pubblici devono essere pubblici”.

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