La COP25 si è conclusa con un no deal, ma per il ministro dell’Ambiente italiano non è il peggiore dei risultati, guardando già alla COP26.
(Rinnovabili.it) – La 25esima Conferenza delle Parti sul Clima si è conclusa venerdì scorso trascinando con sé delusione e amarezza. Quello che è emerso dal summit delle Nazioni Unite è una spaccatura apparentemente inconciliabile tra due diverse visioni sul clima: da una parte, i paesi più vulnerabili e poveri che, supportati dall‘Unione Europea, spingono affinché l’Accordo di Parigi possa finalmente diventare operativo; dall’altra, i paesi grandi inquinatori (come USA, Brasile, Cina, Arabia Saudita) che, per ragioni diverse, cercano di rallentare l’attuazione del programma contro il riscaldamento globale. Il risultato di questa frattura è stato, di fatto, un no deal, vale a dire l’assenza di un vero e proprio accordo che viene rimandato alla prossima COP26.
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Nonostante questo, però, c’è chi interpreta questo risultato non come il peggiore possibile, anzi. A mettere in luce gli aspetti potenzialmente ottimistici delle negoziazioni della COP25 di Madrid è il ministro dell’Ambiente italiano, Sergio Costa, che ha recentemente dichiarato ad Ansa che, in fin dei conti, è meglio non avere un accordo, piuttosto che avere un accordo al ribasso vincolante, che avrebbe potuto compromettere tutti gli sforzi compiuti finora.
Di ritorno da Madrid, il ministro guarda già al futuro e, nello specifico, al 2020, quando l’Italia sarà partner della Gran Bretagna (che però nel frattempo dovrebbe aver effettuato la Brexit) nell’organizzazione della pre-COP, che si terrà nel mese di ottobre a Milano. In quell’occasione, l’obiettivo di Costa sarà alzare il tiro e preparare la strada per un percorso davvero ambizioso che faccia arrivare ad un accordo durante la prossima COP26 di Glasgow. A questo proposito, il ministro dell’Ambiente dichiara ad Ansa che “abbiamo dato massimo ascolto ai Paesi vulnerabili, con molti dei quali abbiamo degli accordi di programma, e abbiamo ragionato su quante risorse fossero necessarie per aiutarli. Con l’Unione europea abbiamo avuto un’unica voce, compatta, e si è proposta una commissione tecnica per trovare un percorso utile”.
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A quanto pare, dunque, seguendo l’interpretazione di Costa il no deal della COP25 sarebbe (paradossalmente) un risultato positivo. La ragione sarebbe dovuta all’aver respinto le condizioni dei paesi grandi inquinatori (come le pretese brasiliane sui crediti di carbonio), senza scendere a compromessi e senza accettare un accordo al ribasso.
Il ministro dell’Ambiente ha inoltre sottolineato il “ruolo gravitazionale in ambito europeo e di grande mediazione” assunto dall’Italia, che è stata protagonista di una serie di incontri bilaterali: “questo nostro talento lo useremo sia nella riunione tecnica della COP in giugno a Bonn, sia nella pre-COP e sia nella COP26 di novembre a Glasgow”. Tuttavia, è pur vero che se l’Italia vuole efficacemente assumere il ruolo di mediatore nello scacchiere globale, dovrà aumentare i suoi sforzi in politica climatica interna.
Infine, il ministro dell’Ambiente ha concluso facendo appello alla grande responsabilità dell’Unione Europea di fronte al mondo, specie in vista della Brexit prevista per il novembre del 2020.