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COP20, negoziatori d’accordo solo su un paragrafo

COP20 negoziatori d’accordo solo su un paragrafo_

 

(Rinnovabili.it) – Mancano pochissime ore al termine della COP20, ma i negoziatori sono d’accordo soltanto su un paragrafo del nuovo accordo globale sul clima. Le attese, per chi ci sperava stanno rischiano di essere pesantemente deluse: l’elefante partorirà il classico topolino, se è vero che in 12 giorni di trattative non si è raggiunta nemmeno una bozza completa di trattato da strutturare a Parigi 2015. Alle 18 (le 12, ora locale) si chiuderanno le consultazioni, e anche la conferenza delle parti di Lima andrà in archivio, gettando tutto il peso di una decisione seria sulle spalle dell’incontro programmato fra 12 mesi nella capitale francese.

 

Peccato per chi si è fatto ingannare dall’ottimismo con cui si è aperta la COP20 peruviana, sull’onda dell’accordo Cina-USA per il taglio delle emissioni, l’approvazione del nuovo Pacchetto Clima-Energia 2030 in Ue, e tanti impegni per raccogliere i 10 miliardi di dollari per il Green Climate Fund, necessari a lavarsi la coscienza e tirare a campare per qualche altro mese.

«Stiamo andando a ritroso», ha commentato uno Alden Meyer, che segue i negoziati sul clima per la Union of Concerned Scientists.

 

Qualcuno lascia aperto uno spiraglio: Lima potrebbe produrre qualche tipo di accordo entro la serata di oggi, o più probabilmente sabato mattina presto. Ma comunque è certificato uno stato di paralisi del negoziato che contrasta nettamente con l’ottimismo con cui si era aperto il vertice.

«Non sono affatto sicuro che vedremo un risultato chiaro venire fuori da Lima» ha detto l’ex presidente messicano, Felipe Calderón, in una dichiarazione a denti stretti.

 

COP20 negoziatori d’accordo solo su un paragrafo

 

Da giovedì mattina il testo, che inizialmente si componeva di sei pagine, si è gonfiato fino a raggiungerne circa 50, con i negoziatori pronti a fare obiezioni su ogni singola clausola. Solo sul paragrafo 34, che prevede una intensificazione dell’impegno globale negli anni che ci separano dal 2020, i governi si sono trovati d’accordo. Piuttosto semplice per tutti, infatti, garantire un impegno non quantificato in alcun modo.

Il problema è sempre lo stesso, le vecchie ruggini e discordie su come Paesi ricchi e poveri devono dividersi le responsabilità del cambiamento climatico: ognuno deve fare la sua parte (e in che misura?) per ridurre le emissioni o tocca solo ai paesi industrializzati?

 

Stati Uniti ed Unione europea propendono per la prima ipotesi, ma trovano, nel banale e continuo gioco delle parti, la contrarietà di Cina e India. D’altro canto, alle richieste dei Paesi in via di sviluppo di aiuti economici da parte di USA e Ue, la risposta è stata picche.

In molti pensano che qualche tipo di accordo alla fine verrà fuori, ma il rischio è che potrebbe essere molto più debole di quanto necessario per limitare il riscaldamento globale ai famosi 2°C.

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