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COP 24 sul clima: la settimana cruciale di Katowice

La COP 24 sui cambiamenti climatici sta volgendo al termine, ma deve riuscire a concordare un documento di regole condivise su come rafforzare l’azione per limitare ulteriormente il riscaldamento del pianeta

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Negoziatori sempre più scettici che la COP 24 possa concludersi entro la scadenza prevista di venerdì 14 dicembre

 

(Rinnovabili.it) – Dai sorrisi dell’opening allo scetticismo degli ultimi giorni. Settimana cruciale questa in corso per i negoziati sul clima di Katowice COP 24. Quello che è considerato il più importante appuntamento a livello mondiale sui cambiamenti climatici sta volgendo al termine, ma deve raggiungere l’obiettivo di concordare un documento di regole condivise su come rafforzare l’azione per limitare ulteriormente il riscaldamento del pianeta, così come stabilito dall’Accordo di Parigi. Durante questi giorni ne sono successe tante allo Spodek, il palazzetto dello sport e dei concerti a forma di disco volante, costruito sul sito dell’ex miniera di carbone di Katowice, che ospita i negoziati.

 

Sono stati circa 134 i ministri e i capi di Stato che hanno tenuto i loro discorsi alla COP 24. Alla fine del suo, il ministro dell’ambiente delle Maldive, Hussain Hassan, ha chiesto ai ministri presenti in plenaria di alzarsi in piedi: “Non c’è tempo da perdere. Rimaniamo in piedi per alcuni secondi e pensiamo a cosa accadrà se non riusciremo a salvare il pianeta ora”. I disordini della Brexit e le rivolte francesi, invece, hanno tenuto lontani molti capi di governo dalla settimana finale e cruciale del summit polacco.

 

Ai gruppi di negoziazione è stato chiesto di produrre una bozza di testo il più conciso e chiaro possibile sulle norme per l’attuazione dell’Accordo di Parigi, bozza che non è ancora disponibile. Per Mohamed Adow di Christian Aid, offrire un risultato positivo a Katowice è come risolvere un puzzle tridimensionale, che deve tenere conto di quanto stabilito a Parigi, della finanza per i paesi poveri e delle riduzioni delle emissioni.

 

Oltre all’area convegnistica, alla COP 24 ci sono anche vari padiglioni dove i vari Paesi mostrano i loro sforzi per ridurre le emissioni di carbonio. Tra questi, ha fatto discutere il padiglione polacco, che è stato descritto come “provocatorio” da alcuni ambientalisti, dal momento che espone delle gabbie di carbone sul muro con lo slogan “trasformazione da nero a verde”, che implica la discutibile asserzione che il carbone possa essere utilizzato in un modo più pulito.

 

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Il Ministro degli Esteri di Vanuatu, Ralph Regenvanu.

E a questo proposito, poi, c’è stato tutto il caos sollevato dagli Stati Uniti, intervenuti in modo, da molti ritenuto, ambiguo al vertice sul clima. L’unica apparizione pubblica degli USA alla COP 24, infatti, è stata quella di una delegazione ufficiale dell’amministrazione Trump che è intervenuta a un dibattito sul carbone, sostenendo le virtù dei combustibili fossili e annunciando di aver progettato una nuova flotta di piccoli impianti a carbone modulare. Un’intervento che è stato interrotto da risate e grida di denuncia da un gruppo di manifestanti (LEGGI QUI IL RESOCONTO). A ciò si aggiungono anche le accuse avanzate da Ralph Regenvanu, Ministro degli Esteri di Vanuatu, uno stato insulare dell’Oceano Pacifico Meridionale, tra quelli maggiormente colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici. Nel discorso che ha tenuto davanti a ministri e capi di stato, Regenvanu ha detto che i peggiori trasgressori sul riscaldamento globale stanno deliberatamente ostacolando i progressi dell’azione climatica internazionale. In corso c’è tutto un dibattito semantico sulla questione “recepire” o “semplicemente annotare” quanto contenuto nell’ultimo rapporto IPCC nel libro di regole che dovrà essere adottato; a favore della seconda opzione c’è, guarda caso, un blocco di quattro paesi produttori di petrolio: Stati Uniti, Arabia Saudita, Russia e Kuwait. “Possiamo recepire, annotare o vergognosamente ignorare completamente la scienza – ha detto Regenvanu – resta il fatto che questo è catastrofico per l’umanità, e i negoziatori che bloccano un progresso significativo in questo senso avranno molto sulla loro coscienza”. Il dipartimento di stato degli Stati Uniti non ha commentato le osservazioni di Regenvanu. Il clima che si è creato non facilita le cose e i negoziatori stanno diventando sempre più scettici che i colloqui possano concludersi entro la scadenza, prevista per venerdì 14 dicembre.