Rinnovabili •

Si è conclusa la COP 24, i commenti più autorevoli

 

Alla chiusura dei lavori della 24ma Conferenza ONU sul Clima abbiamo raccolto a caldo i commenti di Onufrio, Midulla, Zanchini, Nebbia, Sassi, Muroni, Zorzoli, Mori, le persone più rappresentative nel nostro Paese per ciò che riguarda le questioni trattate a Katowice.

 

 

A Katowice poca ambizione, e il tempo stringe

di Giuseppe Onufrio – direttore Greenpeace Italia

 

 

 

9d6bd1e607bb48fff4e2fe1fc2481f51Da Katowice, nel centro della zona carbonifera polacca, è arrivato un segnale deludente.

Se da una parte sono state definite le regole per poter confrontare le diverse politiche climatiche – cosa essenziale per andare avanti verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi – si registra uno stallo negli impegni di riduzione delle emissioni. Per quanto il dispositivo dell’Accordo di Parigi preveda la formalizzazione dei nuovi impegni nel 2020, la Conferenza di Katowice ha segnato un arretramento nella volontà politica. Lo si era visto da subito quando USA, Russia, Arabia Saudita e Kuwait – una sorta di alleanza fossile? – avevano rifiutato di “accogliere” l’ultimo rapporto dell’IPCC che poche settimane fa aveva quantificato la differenza degli impatti tra un aumento di 1,5°C e 2°C di temperatura media globale.

La questione della fuoriuscita dal carbone è un tema molto critico in Polonia come in altri Paesi centroeuropei (Germania inclusa) e pone la questione – che è centrale nelle politiche climatiche – di una transizione giusta: alcun settori – a partire dal quello del carbone – dovranno essere progressivamente chiusi, altri dovranno essere sviluppati e questo richiede politiche attente – riqualificazione dei lavoratori, compensazioni e altri ammortizzatori sociali – per mitigare gli effetti sociali di quella che sarà una grande trasformazione.

 

Di rilevo l’iniziativa della Pontifica Accademia delle Scienze che assieme all’Accademia delle Scienze della Polonia hanno siglato un ‘memorandum’ congiunto chiedendo “una transizione, basata sull’uomo, dal settore critico del carbone non più tardi del 2030” –  mentre i sindacati polacchi si esprimevano contro l’ipotesi di “phase-out”. Dunque, il tema non riguarda solo le politiche di Trump – gli USA comunque non sono ancora tecnicamente “usciti” dall’Accordo di Parigi – è più ampio e riguarda questioni di equità sociale.

Se nel 2015 a Parigi vi era un quadro favorevole alla cooperazione internazionale, e al multilateralismo, oggi il quadro è in crisi a causa delle politiche di Trump. La sfida posta dai cambiamenti climatici è epocale, e totalmente inedita nella storia dell’umanità, ma non mancano tecnologie e risorse finanziarie per darle una risposta. L’unica cosa che davvero scarseggia – ce lo ricordano i climatolgi dell’IPCC – è il tempo.

Invece il quadro internazionale – oggi conflittuale – rischia di farci perdere il poco tempo che abbiamo.  E a Katowice è quello che, in parte, è successo: abbiamo segnato il passo invece di dare una spinta in avanti. E il tempo stringe.

 

 

Prove di forza tra carbonai e “campioni” del clima

di Mariagrazia Midulla – responsabile clima ed energia del WWF Italia

 

downloadLe Conferenze sul Clima non sono né belle, né brutte, sono necessarie.

Se le si prende seriamente – e per la gran maggioranza dei negoziatori è così, al di là del facile cinismo – sono molto faticose e di rado il risultato corrisponde all’energia profusa. Le peggiori sono quelle in cui si sa, si percepisce, che girano avvelenatori di pozzi. Coloro che mettono in giro voci di fallimento dal primo giorno. Katowice è stata questo.

Che una conferenza in Polonia non sarebbe stata decisiva, viste anche le posizioni del governo attuale, nettamente pro-carbone, lo si sapeva. In più la presidenza era debole, e anche questo si sapeva. Però il rapporto del panel scientifico delle Nazioni Unite, chiesto proprio quando si raggiunse l’Accordo di Parigi, non era stato per nulla rituale nel dire che sì, possiamo limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, ma per riuscirci dobbiamo accelerare, rendere più incisiva e radicale l’azione per il clima, cioè per la decarbonizzazione.  La conclusione della COP24 è stata l’adozione di un “libro delle regole” per rendere operativo l’accordo di Parigi, e anche segnali di volontà di aumentare i target dei Paesi entro il 2020, prima dell’entrata in vigore vera e propria dell’Accordo stesso. Ancora, però, non siamo all’aggiornamento, al rialzo, degli impegni per affrontare l’emergenza climatica.

 

Fondamentalmente il problema è che ci sono Governi che non hanno capito quanto sia grave la situazione, o fingono di non capirlo per difendere i propri interessi immediati, mentre è in pericolo il futuro di tutti. Ora, ognuno nel suo Paese, dobbiamo incalzare i leader perché si presentino al summit sul clima convocato dal Segretario Generale dell’ONU nel settembre 2019 con obiettivi climatici più in linea con le indicazioni della comunità scientifica o con l’impegno di adeguarli comunque entro il 2020. Qualcosa di meno sarebbe una dichiarazione di incapacità, proprio quando in tutti il mondo si moltiplicano le iniziative dei ragazzi adolescenti che sanno, forse più di chi li governa, cosa rischiano.

 

Prima di Katowice ci si domandava se sarebbero emersi paesi “campioni” del clima, la risposta è arrivata mercoledì sera con la “High Ambition Coalition”: una coalizione che comprende le Isole Marshall, Fiji, Etiopia, Unione Europea (inclusa l’Italia), Norvegia, Regno Unito, Canada, Nuova La Zelanda, Messico e Colombia, e che si è impegnata a migliorare i piani climatici nazionali prima del 2020 e a incrementare l’azione sul clima a breve e lungo termine. Siamo davvero contenti che ci sia anche l’Italia, il Piano Energia Clima da presentare in bozza entro l’anno sarà la prima occasione per dimostrare un vero cambio di passo.

 

 

Il tiepido successo del “Rulebook”

 di Edoardo Zanchini – vicepresidente Legambiente

 

172243956-c9d6bc7d-6577-404e-a415-ff84a754783fDalla Conferenza sul Clima di Katowice di positivo c’è che si è arrivati, alla fine di una estenuante trattativa e liti tra i Paesi, ad approvare il “Rulebook” di attuazione dell’Accordo di Parigi. Purtroppo i contenuti sono invece molto deludenti, perché dalla COP24 non è uscita quella chiara e forte risposta all’urgenza della crisi climatica che ci si aspettava dai Governi dopo il grido di allarme lanciato con l’ultimo rapporto dell’IPCC. Eppure la commissione dell’ONU sul cambiamento climatico aveva reso evidenti le conseguenze che il Mondo subirebbe da un aumento delle temperature del Pianeta di 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali in termini di picchi estremi di caldo, forti precipitazioni in alcuni periodi dell’anno, siccità e carenza di precipitazioni in alcune regioni, innalzamento medio globale del mare. Mantenere il riscaldamento al livello più basso previsto dall’accordo di Parigi rappresenta dunque un obiettivo di straordinaria importanza per evitare impatti che riguardano la biodiversità ma anche la salute e la sicurezza umana, la crescita economica.

 

Per queste ragioni gli ambientalisti chiedevano un chiaro impegno di tutti i paesi a rafforzare entro il 2020 gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con la soglia critica di 1.5°C, e ad adottare un efficace quadro normativo in grado di rendere pienamente operativo l’Accordo di Parigi e a garantire un adeguato sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo che devono far fronte a devastanti impatti climatici. La COP24 non è riuscita a concordare su questa prospettiva rinviando le decisioni ai summit che si svolgeranno il prossimo anno. E’ chiaro che in un contesto politico come quello in cui ci troviamo, con molti Governi esplicitamente negazionisti rispetto ai cambiamenti climatici o legati economicamente alle lobby delle fonti fossili, essere riusciti a non far saltare il percorso definito nel 2015 – perché questo era il rischio che si correva – è già un risultato, ma le sfide che abbiamo di fronte sono complicatissime e dobbiamo accelerare con gli impegni in tutti i Paesi. Servirà dunque una crescente mobilitazione dei cittadini nei prossimi mesi e un più forte protagonismo dell’Unione Europea, che deve diventare il pilastro di una forte e sempre più larga Coalizione dei Paesi Ambiziosi. Per l’Italia il 2019 sarà un anno molto importante, nel quale dovrà dimostrare di credere davvero negli impegni presi a Katowice, tra l’altro con l’annuncio della candidatura ad ospitare la COP26. Il prossimo anno il Governo italiano dovrà infatti presentare il Piano energia e clima, ossia il nuovo strumento di governance a livello europeo con cui tutti i Paesi sono chiamati a fissare gli obiettivi e le scelte al 2030 indispensabili a fermare i cambiamenti climatici. Bisognerà seguire con attenzione queste decisioni e tenere assieme uno sguardo globale e la spinta a sempre più incisive azioni locali.

 

 

Denaro e non ecologia

di Giorgio Nebbia – ambientalista, scrittore e politico italiano 

 

GIORGIO_NEBBIAI governanti cominciano ad essere spaventati dal fatto che i cambiamenti climatici comportano dei costi, necessari per risarcire i proprietari della case allagate, dei campi alluvionati, per ricostruire le strade franate, e da anni si incontrano, senza successo, per arzigogolare qualche strumento fiscale o monetario per rallentare il riscaldamento globale. Perché a queste riunioni annuali dei governi non si parla di natura o di ecologia, ma solo di soldi.

Qualcuno vorrebbe farsi pagare per aumentare la superficie delle foreste che assorbono una parte dell’anidride carbonica emessa dai camini; qualcuno vorrebbe, sempre per soldi, produrre più elettricità dal sole e dal vento; qualcuno propone di seppellire i gas serra in miniere sotterranee abbandonate o nel fondo degli oceani o di costruire delle barriere con cui proteggere le zone costiere dall’innalzamento dei mari.

 

Ma c’è qualcosa di cui nessuno parla: le merci, l’uso delle merci.  Qualsiasi oggetto (e servizio) – un etto di carne, una lattina di conserva di pomodoro, un foglio di carta, un minuto di telefonata, un chilometro percorso, eccetera – comporta estrazione dalla natura di materiali (agricoli, forestali, minerali, energetici) che, nella trasformazione e nell’uso immette nell’ambiente residui solidi, liquidi e gas fra cui quelli che alterano irreversibilmente il clima.

Più oggetti, più merci, più modificazioni climatiche.

 

Ogni persona per vivere, più o meno, ha bisogno di oggetti e contribuisce a peggiorare l’ambiente, irreversibilmente.  Non ci sono filtri, resilienza, sostenibilità, e…chiacchiere. Non ci sono altri pianeti da abitare.

D’altra parte l’aumento dei consumi delle merci, e dell’energia, è imposto dalle regole di mercato e considerato come cosa buona per venditori di combustibili, fabbricanti, padroni, lavoratori e commercianti e per gli stessi “consumatori”, intossicati dalla pubblicità, complici e vittime delle violenze alla natura.

 

 

Nelle Nazioni Unite serve un cambio di paradigma!

 di Pierluigi Sassi – presidente di Earth Day Italia

 

 

Earth-Day-Italia-la-questione-ambientale-è-anche-umanitaria-La COP24 organizzata in Polonia per il contrasto ai Cambiamenti Climatici ha coinvolto 200 Paesi con l’obiettivo di dare efficace attuazione allo storico accordo sul Clima di Parigi 2015.

Per ben 24 volte, dal lontano Summit di Rio del 1992, il mondo si è impegnato a capire come fermare, in modo equo, lo scellerato sfruttamento delle risorse naturali che minaccia la sopravvivenza stessa dell’umanità. Ma quasi sempre nelle COP i governi hanno finito per evidenziare solo le difficoltà che impediscono ogni accordo globale: egoismo economico, esasperata ricerca del profitto, miopia decisionale.

 

Intanto però il disastro ambientale si è fatto più evidente e la scienza ci ha spiegato con precisione l’imminente irreversibilità del riscaldamento globale con le sue drammatiche conseguenze.

Forse nessuno si è preso la briga di leggere questi rapporti – decisivi per la nostra vita e per quella dei nostri figli – ma di sicuro tutti oggi abbiamo capito che non si tratta di uno scherzo.

Le ondate di eco profughi sulla nostre spiagge, i morti per alluvioni e disastri ambientali, più banalmente le novità delle banane in Sicilia e del vino in Inghilterra, hanno reso tutti consapevoli che gli allarmi lanciati da scienziati e ambientalisti erano fondati e che oggi bisogna fare qualcosa.

 

Forse per questo nel 2015 a Parigi avvenne qualcosa di straordinario. Papa Francesco promulgava la prima Enciclica Ambientalista della storia e a New York l’ONU definiva i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile per l’agenda 2030. Per la prima volta il Mondo capiva che salvare l’umanità era più importante che proteggerne l’economia. Sembrava l’alba di un nuovo giorno.

 

In Polonia però è apparso evidente che la magia di quel momento non è bastata a farci cambiare registro. La politica di Tramp – favorevole al petrolio e contrario all’accordo – ha finito per creare un asse tra paesi produttori come Russia, Arabia Saudita e Kuwait. La comunità internazionale ne è uscita destabilizzata. Lo stesso Paese ospite ha dichiarato apertamente di non voler rispettare obiettivi fondamentali come quelli sulla decarbonizzazione. Ed eco negative sono arrivate a cascata da Australia, Brasile, Turchia e molti altri.

 

Certo da una COP non si può uscire con un dichiarato disinteresse per la questione. La politica ha le sue regole e un documento è stato scritto. Abbiamo così le prime regole di fondo per attuare l’accordo di Parigi. Il documento però non è né ambizioso né solido e le decisioni sono rimandate al 2020.

 

Chiunque può vedere questo tragico risultato. Le Nazioni Unite, ma più in generale il mondo non è in grado di affrontare i gravissimi rischi di sopravvivenza che l’umanità sta correndo. È sufficiente il presidente di un solo Paese forte (che nessuno di noi ha votato) per riportare tutti gli altri all’egoismo economico che è causa stessa del disastro.

La crisi economica dalla quale ancora non siamo usciti ci ha insegnato molto bene che la speculazione esasperata genera mostri che nessuno controlla, neanche gli 8 multimiliardari che da soli hanno la ricchezza di 3,5 miliardi di persone.

 

Quando però la posta in gioco non è la ricchezza bensì la vita credo che diventi urgente un cambio di paradigma. Le Nazioni Unite devono poter esprimere decisioni indipendenti e vincolanti. E mai, sottolineo mai, un solo uomo può essere messo nelle condizioni di impedire il salvataggio in extremis dell’umanità.

 

 

COP24, troppa fatica poco risultato

di Rossella Muroni, deputata Commissione Ambiente Camera

 

11cbad391957652817612582b4c5f430Tanta fatica, troppa, per giungere a un accordo sul clima. La Cop24, il vertice mondiale delle Nazioni Unite svoltosi a Katowice in Polonia, alla fine è riuscito a chiudere un’intesa di debole e deludente portata tra i quasi 200 Paesi che hanno partecipato ai negoziati.
Al centro della discussione – che nelle ultime ore ha rischiato di saltare – il cosiddetto ‘Rulebook’, il ‘libro delle regole’; cioè ‘come’ procedere verso gli obiettivi previsti dall’accordo di Parigi e renderlo finalmente attivo. A parte un impegno maggiore sulla trasparenza e il monitoraggio delle azioni anti-riscaldamento globale, la risposta arrivata non ha però rispettato le attese, soprattutto quelle che ormai una diffusa consapevolezza nella società aveva riposto sull’appuntamento climatico. Gli impegni presi a Katowice rischiano di essere più un simbolo da accendere, e portare alla Cop successiva (in questo caso la 25esima, in programma in Cile), che come concreta acquisizione di novità: un “non smettiamo di provarci”.

 

Tra due anni, la Cop26, proprio quella del 2020, potrebbe essere ospitata dal nostro Paese: ci siamo infatti intelligentemente candidati. Si tratta di un progetto da sostenere, in modo ampio e trasversale, da tutti. Anche perché l’Italia è ben lontana dall’essere un Paese con una politica compiuta della sostenibilità. A quell’appuntamento dovremmo quantomeno arrivarci con un’agenda ambientale che contempli molte delle voci più importanti già spuntate. Con delle azioni già fatte, per dirla semplicemente. E tante altre da presentare alla platea delle Nazioni Unite. Servono decisioni vere. Smettere di rinviare le politiche ‘necessarie’ per esempio per l’economia circolare, puntare sugli investimenti in sviluppo sostenibile (che potrebbero portare in cinque anni 900 mila posto di lavoro). Ci serve – ora – un Piano clima e energia che non può non coinvolgere, ed anzi essere parte integrante, delle politiche economiche, industriali, educative e sociali.

 

L’Italia – sia come possibile nazione ospitante della Cop26 che come luogo di nascita di tecnologia all’avanguardia, di mediazione per la cooperazione, di modello per la decarbonizzazione – dovrebbe essere una guida e provare a spingere l’Europa a rivedere gli obiettivi al 2030, in chiave più ambiziosa, puntando oltre il 55% di riduzione delle emissioni.
Ed è come il segretario generale dell’Onu commenta la chiusura della Cop polacca – ripetendo cinque volte la parola “ambizione”, e intendendo così le cinque “priorità” che dovranno riguardare la comunità internazionale sui temi della mitigazione, dell’adattamento, della finanza, della cooperazione tecnica, della creazione di capacità e dell’innovazione tecnologica – che l’Italia dovrebbe imboccare la strada della sostenibilità per il futuro del Pianeta, e per il nostro presente.

 

 

Il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà

di G.B. Zorzoli – Portavoce Coordinamento FREE

 

gb-zorzoli-presidenteI risultati della COP 24 sono ben sintetizzati dal commento di Clément Sénéchal, di Greenpeace: “si è scavato un fossato tra la realtà dei cambiamenti climatici, messi in evidenza dalla ricerca scientifica, con le drammatiche conseguenze per le popolazioni di alcune regioni del mondo, e l’azione politica”. Dopo lunghe trattative, a Katowice si è infatti riusciti soltanto a mettere nero su bianco i criteri con cui i singoli stati devono calcolare le proprie emissioni e notificare l’effettivo raggiungimento degli impegni presi per la loro riduzione. Criteri che, oltre tutto, diventeranno esecutivi solo nel 2020, cioè cinque anni dopo Parigi.

L’esito della COP 24 può stupire soltanto chi, dopo l’elezione di Trump, si era sforzato di minimizzarne le conseguenze per la lotta al cambiamento climatico: un ottimismo di maniera, purtroppo presente anche nel movimento ambientalista. L’Accordo di Parigi fu raggiunto grazie all’impegno dell’asse Cina-USA. Sui modesti risultati di Katowice ha pesato la coalizione tra USA, Arabia Saudita, Russia, Kuwait, che ha perfino impedito un esplicito giudizio positivo sul recente rapporto dell’IPCC. Con la Cina preoccupata solo di ottenere maggiore flessibilità per i paesi in via di sviluppo.

 

Che in questo momento non spiri un terreno particolarmente favorevole alle politiche climatiche, lo conferma la scarsa attenzione dedicata dai media alla conferenza di Katowice, che a sua volta riflette, ma nel contempo contribuisce a accrescere, il modesto livello di priorità che i cittadini assegnano a tali politiche. E la responsabilità per la diffusione di questo disinteresse è anche nostra, per non avere compreso la necessità di coniugare la sostenibilità ambientale con la sostenibilità sociale, col rischio – diventato realtà con la rivolta dei gilet gialli – di essere assimilati all’odiata élite, indifferente ai problemi della gente comune.

Mai come oggi il pessimismo della ragione è premessa indispensabile all’ottimismo della volontà.

 

 

Le conferme su Parigi, ma ancora troppe incertezze

di Simone Mori – Presidente Elettricità Futura

 

Mori-600L’accordo raggiunto sabato sera a Katowice rappresenta un passo avanti del tutto coerente con l’impostazione dell’Accordo di Parigi e che, come tale, non può che presentare punti di forza e di debolezza simili a quelli registrati 3 anni fa. La possibilità di fissare degli obiettivi vincolanti per tutti i Paesi del mondo e, allo stesso tempo, quella di concedere una certa flessibilità nella scelta degli strumenti per le singole nazioni, costituisce un punto di forza considerevole. Un equilibrio che, tra rigidità dei target e flessibilità degli strumenti, appare positivo, se si analizza la variegata scacchiera dei Paesi e le diverse modalità con cui si può contribuire alla riduzione delle emissioni come lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l’efficienza energetica negli edifici o la riforestazione. Consentire una flessibilità di scelta degli strumenti permette di disegnare con maggiore puntualità la curva di abbattimento della riduzione del singolo Paese e contribuire così a livello globale al contrasto dei cambiamenti climatici. Quello che invece è mancato all’interno della COP24 è, senza dubbio, un maggior chiarimento sulle tipologie di strumenti che si potranno mettere in atto e una standardizzazione dei parametri utilizzati per misurare le emissioni, al fine di facilitare un confronto fra i Paesi.

 

Più in generale, la COP24 costituisce un’importante occasione per ragionare a livello globale su questi temi, ma non necessariamente deve essere concepita come la “cartina al tornasole” dell’impegno globale contro il climate change. Ne è una prova il fatto che lo sviluppo delle tecnologie e gli investimenti nelle rinnovabili continuano a crescere e già da tempo stanno guidando il nostro pianeta verso l’abbattimento delle emissioni. Rispetto al 2008 il contributo alla riduzione delle emissioni risulta significativo: l’Europa ha registrato un calo del 15%, l’Italia del 25%, gli Stati Uniti del 10%. La stessa Cina, che ha aumentato le emissioni (del 40%), lo ha fatto in una misura pari quasi a un terzo dell’incremento del PIL (cresciuto nello stesso periodo del 112%). La Cina, quindi, grazie alle tecnologie e allo sviluppo delle fonti rinnovabili, sta migliorando la propria efficienza in termini di intensità energetica. Anche nei Paesi in via di sviluppo, sia a livello economico che ambientale, le fonti rinnovabili rappresentano già oggi la soluzione migliore per soddisfare la crescente richiesta di energia, in considerazione anche del miliardo di persone che non hanno accesso all’elettricità.

 

In vista del prossimo UN Climate Summit, convocato per la seconda metà del 2019, l’Europa dovrà rafforzare i propri target, con l’ambizioso obiettivo di presentarsi a Santiago, la sede prescelta per il summit, nella veste di leader del processo di decarbonizzazione.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

Bonus fotovoltaico basilicata 2024

Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.