Sapevate che il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è l’Organizzazione in Europa più virtuosa in termini di capacità di raccolta e di efficienza di trasformazione dell’olio esausto? In 28 anni di attività ha raccolto 4 miliardi e 600 milioni di chilogrammi di materiale, con livelli di recupero pari quasi al 100% del prodotto. Ne parliamo con il suo Presidente, l’ing. Paolo Tomasi
Dietro la complessa macchina per la raccolta di un materiale così pericoloso per l’ambiente, come l’olio lubrificante esausto, abbiamo la percezione che ci sia dietro una grande regia che gestisca una rete di problemi logistici e tecnologici non secondari. Per capire meglio come questo possa accadere, abbiamo incontrato il Presidente del Consorzio, l’ing. Tomasi.
Mauro Spagnolo: Presidente Tomasi, partiamo dall’inizio: che cos’è il COOU e qual è la sua mission ?
Paolo Tomasi: Il Consorzio nasce da una Direttiva della CE del 1975 ed è stato in Italia la prima Agenzia che si è occupata di Ambiente. La Direttiva in pratica imponeva a tutti gli stati membri di trovare delle adeguate modalità di smaltimento dell’olio usato, prodotto ritenuto un rifiuto altamente pericoloso. In Italia la Direttiva è stata recepita nel 1982 con la Legge 691 ed ha generato la nascita del Consorzio degli Oli Usati che è diventato operativo nel 1984. Da allora, in circa 28 anni di attività, il Consorzio ha raccolto circa 4miliardi e 600 milioni di chilogrammi di olio esausto, una quantità capace di inquinare una superficie di mare pari al doppio del Mar Mediterraneo.
MS: Perché l’olio usato è considerato un rifiuto altamente pericoloso?
PT: Perché parliamo di una sostanza liquida con grandi capacità sia di penetrazione nel suolo, dove può senza difficoltà raggiungere, ad esempio, una falda freatica, sia di spandersi su superfici liquide come mare, laghi e fiumi formando una pellicola impermeabile all’ossigeno che causa la morte della fauna e della flora sottostante.
MS: E da chi è finanziato?
PT: Secondo la legge della Comunità Europea, chi inquina paga, la responsabilità diretta dell’inquinamento generato dagli oli usati è di chi lo produce e lo immette sul mercato. In Italia sono circa 400 le aziende, tra grandi e piccolissime realtà, che si occupano di oli lubrificanti per autotrazione e per usi industriali. Queste aziende hanno delegato il Consorzio a svolgere questa funzione per loro conto. Tenga conto che in Italia il consumo totale annuo di olio lubrificante è di circa 400 mila tonnellate, suddivise circa al 50% tra autotrazione ed industria.
MS: Ho letto che ultimamente è stato confermato in 70 Euro/tonnellata la misura del contributo consortile a carico delle aziende, un provvedimento che si tradurrà in un risparmio per i consumatori. Ci spiega come?
PT: Il valore economico a cui lei allude è figlio di precedenti valutazioni, si partiva inizialmente da 155 arrivando a 130 Euro/tonnellata. Quindi siamo scesi di circa la metà di costo diretto per le imprese. Grazie a questo si è potuto rivedere il prezzo finale del prodotto con una sostanziale sua riduzione.
MS: Come mai è stato ridotto della metà il costo del contributo di smaltimento?
PT: Essenzialmente per due motivi: il primo di efficienza interna del nostro Consorzio, il secondo è legato al mercato, cioè il prezzo dell’olio usato che noi raccogliamo ultimamente è valutato più alto dalle raffinerie a cui lo vendiamo per il trattamento, questo genera un’economia di scala del nostro sistema che ci permette di ottenere dei risultati sempre migliori a costi più bassi.
MS: Quali sono i risultati ambientali ed economici che ha ottenuto il Consorzio nella sua lunga vita?
PT: Ciò di cui noi maggiormente ci vantiamo è l’aver raggiunto, nel corso degli anni, un livello di raccolta che rasenta il 100%, nel senso che riusciamo a raccogliere praticamente tutto l’olio usato che arriva a fine ciclo. Vorrei infatti sottolineare che una buona parte dell’olio lubrificante immesso nel mercato viene distrutto nell’ambito del ciclo di lavoro, quindi la quantità finale che noi possiamo raccogliere è circa il 45% della quantità iniziale del prodotto. Ebbene il Consorzio attualmente è in grado di raccogliere praticamente il 100% di quel che rimane. La stima esatta è praticamente impossibile e dipende da numerosi fattori. Recentemente, però, abbiamo realizzato uno studio per la previsione di questa raccolta che è stato validato da esperti come un’analisi molto puntuale del contesto nazionale. Da questo studio possiamo dire che anche quest’anno, come lo scorso, abbiamo raccolto il 44% della quantità prodotta, contro un 45% di prodotto residuale. Le cifre parlano da sole.
MS: Dai suoi dati risulta un Consorzio da studiare come modello…
PT: In effetti, la nostra tecnologia deriva da una lunghissima esperienza nata dagli anni 40, esperienza che ci conferma, senza ombra di dubbi, una leadership europea. In pratica in Italia l’88% del lubrificante che raccogliamo è destinato alla lubrificazione, mentre ad esempio in Inghilterra tutto l’olio raccolto viene bruciato, in Francia viene rigenerato il 50% dell’olio raccolto ed in Germania circa il 40%.
MS: Per farci capire ancora meglio, ci dia dei numeri sulle previsioni del prossimo anno
PT: Il prossimo anno saranno immessi nel mercato italiano circa 430 mila tonnellate, di queste il 45%, circa 193mila, è la quantità recuperabile. Il Consorzio ne recupererà circa 190mila, per cui ci sfuggiranno circa 3mila tonnellate. Del materiale raccolto la quantità destinata alla rigenerazione è di 167 mila tonnellate, che diventeranno circa 100mila di basi lubrificanti. Ci siamo anche avventurati nella stima del risparmio economico del petrolio importato e abbiamo scoperto che questa operazione fa risparmiare, ai valori attuali, circa 2 miliardi di euro. Un’altra cifra che ritengo interessante, è che in Italia circa il 23% dell’olio lubrificante immesso sul mercato è derivato da prodotti riciclati.
MS: Quindi quasi un quarto dell’olio che acquistiamo deriva da riciclo. E la qualità di questi prodotti è confrontabili con quelli generati da greggio?
PT: La tecnologia impiantistica della rigenerazione è molto all’avanguardia. Il prodotto che viene ottenuto dalla rigenerazione è di GRADO DUE, che significa un indice di viscosità molto elevato che ha come caratteristica un’elevata stabilità, cioè la permanenza della viscosità anche all’aumento della temperatura. Dobbiamo sfatare decisamente il preconcetto che un olio rigenerato è di secondo livello.
MS: Un’altra importante finalità del Consorzio è la comunicazione. A questo proposito mi sembra interessante la vostra campagna “Circoliamo”, in cosa consiste?
PT: Si tratta di un format particolarmente utile perché ci permette di incontrare numerosissime realtà per noi importanti: amministratori, associazioni, imprenditori locali e scuole. E’ un sistema itinerante costituito da un motorhome che viene stazionato nelle piazze delle provincie italiane ed ospita una sala conferenze con trenta posti. Il nostro mezzo è sostenuto da una grande attività di comunicazione, attività che consente di coagulare l’attenzione anche di 20 media locali, tra televisioni, radio e giornali.
MS: Altre importante iniziative da voi generate sono “Scuola Web Ambiente” ed il Concorso Nazionale per le scuole medie “PALADINI DELLA DIFFERENZIATA”, dove i ragazzi sono chiamati a creare una campagna di sensibilizzazione sulla differenziazione dei rifiuti….
PT: Si tratta di un’idea che nasce cinque anni fa. Abbiamo in pratica messo a disposizione della scuola inferiore di secondo grado un sito WEB in modo da dare la possibilità ad ogni classe di poter realizzare una sorta di giornalino nel quale parlare di ambiente, del proprio quartiere, della propria città e, in particolare, solleciti i ragazzi a capire come comportarsi di fronte ad un olio usato. Il target dei giovani è sicuramente il più importante per garantirsi dei risultati ambientali in futuro. Le scuole attualmente operative sono circa 700 in tutta Italia, ma il nostro obiettivo è di arrivare in breve a 2000 siti per altrettante scuole.
MS: Infine, ing. Tomasi: i consumi dell’olio lubrificante sono dipendenti dal trend di quelli petroliferi o viaggiano su logiche diverse, e come immaginate si trasformerà la vostra attività tra qualche anno, quando sicuramente una buona quota parte dei motori termici cederà il mercato a quelli elettrici?
PT: Noi viviamo questa realtà con una posizione di attesa di un futuro migliore: per questo tutte le innovazioni ed i miglioramenti che potranno in futuro intervenire saranno assolutamente da noi ben visti, anche a costo di privilegiare la contrazione della nostra attività a favore di un risparmio, in termini complessivi, di olio da raccogliere e trattare. Ovviamente vedo l’avvento della viabilità elettrica con tempi non brevi e ricordo che, comunque, circa la metà della nostra attività è dedicata al settore industriale. Premesso questo stiamo parlando di una trasformazione epocale che cambierà radicalmente il nostro modo di vivere e ci consentirà, e noi stiamo lavorando per questo, di svolgere la nostra vita in modo meno impattante per l’ambiente.