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Verso una convenzione per proteggere gli attivisti ambientali

attivisti ambientali

 

Quasi pronto il primo testo che tutela gli attivisti ambientali

 

(Rinnovabili.it) – Restano da convincere tre paesi, ma c’è tempo fino al 4 marzo. Se anche Messico, Brasile e Colombia alla fine faranno quel che si richiede, tutti i 24 delegati riuniti nell’Hotel Real Intercontinental di San Jose, in Costa Rica, approveranno domenica la prima convenzione legalmente vincolante del mondo che protegge gli attivisti ambientali.

Ambientalisti e leader indigeni sono stati assassinati a decine lo scorso anno nel continente sudamericano, ma dopo due anni di negoziati sotto l’egida delle Nazioni Unite, sembra che uno spiraglio si sia aperto. Gli scandali sollevati dalle violenze sulle minoranze e sui difensori della terra, di fronte spesso gli stati hanno chiuso un occhio, hanno smosso l’opinione pubblica internazionale, creando i presupposti per un accordo sulla democrazia ambientale.

In base al trattato che il mondo attende con il fiato sospeso, gli attivisti godrebbero di una protezione legale finora inedita, dal momento che erano sempre lasciati soli dalle autorità, quando queste ultime non erano addirittura in combutta con i loro assassini. La convenzione entrerà in vigore solo quando sarà ratificata da otto degli stati membri della commissione. L’applicazione avrà luogo a livello nazionale, con un meccanismo di revisione che monitora i progressi degli stati nell’implementare le norme sui diritti umani.

 

>> Leggi anche: Sono 197 le vittime di delitti ambientali nel 2017 <<

 

Secondo Carole Excell, del World Resource Institute, si tratterebbe di “un enorme passo avanti, che innescherebbe un effetto domino creando enorme slancio intorno a un problema che i paesi non hanno nemmeno riconosciuto come tale fino a poco tempo fa”.

In tutto il mondo, nel 2017 sono stati uccisi 197 attivisti ambientali, il 60% dei quali in America Latina. I mandanti sono quasi sempre interessi legati al settore minerario, al land grabbing e a grandi progetti infrastrutturali, che agiscono tramite sicari o bande paramilitari e rimangono quasi sempre impuniti.

Il trattato obbligherebbe i firmatari a prendere “misure adeguate ed efficaci” per proteggere e promuovere i diritti degli attivisti ambientali alla vita, alla libertà di movimento, di espressione e di assemblea.

Gli stati aderenti sarebbero anche spinti a prendere “misure appropriate, tempestive ed efficaci” per prevenire minacce o attacchi contro i difensori dell’ambiente, e per indagare e punire attentati che non sono riusciti a evitare.

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