Il rapporto Forests under fire dell’iniziativa Forest Declaration Assessment mette in fila i pessimi dati del 2023 sullo stato di conservazione delle foreste globali. Persi 20mila km2 di troppo per centrare gli obiettivi al 2030, mentre il degrado di questi ecosistemi riguarda un’area grande il doppio dell’Italia
Siamo fuori strada su tutti gli obiettivi al 2030 di contrasto alla deforestazione. La distruzione delle foreste globali è aumentata nel 2023, invece di diminuire. Spinta dalla domanda in crescita di carne, soia, olio di palma, oro, nickel. L’anno scorso in tutto il mondo sono spariti sotto i colpi delle motoseghe quasi 64mila km2 di foreste, un’area grande il doppio del Belgio. Mentre altri 626mila km2 – più di 2 volte l’Italia – sono stati degradati tra raccolta di legname, incendi e costruzione di strade.
Lo afferma il rapporto Forests under fire della Forest Declaration Assessment, l’iniziativa globale guidata dalla società civile per monitorare lo stato delle foreste mondiali e tenere traccia dei progressi verso gli obiettivi fissati dagli Stati per il 2030.
Contrasto alla deforestazione, 20mila km2 spariti di troppo
La valutazione contenuta nel rapporto è molto netta: i progressi ci sono, ma arrivano col contagocce e non sono abbastanza per raggiungere gli obiettivi fissati per la fine del decennio. I numeri del contrasto alla deforestazione lo mostrano bene. Nel 2023 sono spariti 63.700 km2 di foreste, ben di più della soglia (44mila km2) che ci avrebbe permesso di restare in traiettoria per azzerare la deforestazione al 2030.
L’impatto sul clima è enorme. Anche solo considerando le emissioni lorde derivanti dalla deforestazione, cioè quelle che risultano dalla perdita permanente di copertura arborea (esclusi gli incendi). Nel 2023 siamo arrivati a 3,8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente (GtCO2eq). Più delle emissioni generate in 1 anno dall’intera Unione Europea.
Tutte le regioni sono fuori traiettoria
Dove è concentrata la sparizione delle foreste? La risposta, in breve, è: ovunque. Nessuna delle regioni mondiali riesce a rientrare nei parametri necessari per i target 2030 di contrasto alla deforestazione.
Malissimo la direzione presa nella fascia tropicale: per queste foreste, tra le più preziose al mondo, il dato sulla deforestazione è di 18.300 km2, il 61% in più di quanto sarebbe necessario per tenere a portata i target 2030. Ma le altre regioni non fanno meglio, e anzi alcune hanno numeri peggiori. Come l’America Latina (92% fuori rotta). E le fasce temperate dell’Africa registrano un aumento della deforestazione di 6 volte rispetto alla media.
Foreste primarie, la deforestazione è il 38% fuori rotta
La perdita di foreste primarie non viene fermata alla scala e al ritmo necessari per raggiungere l’obiettivo del 2030, che prevede di portarla a zero. Nel 2023, il tasso globale di perdita di foreste primarie tropicali umide è stato del 38% più alto del necessario per essere sulla traiettoria giusta.
Ancora più inquietante è il dato con dettaglio di paese. L’anno scorso sono stati ben 4 su 10 i paesi che ospitano foreste primarie umide che hanno avuto tassi di perdita più alti rispetto all’inizio del decennio.
Degrado delle foreste
I dati sul degrado delle foreste nel mondo di un ordine di grandezza superiore. L’area degradata nel 2023 è “immensa”, 626mila km2 di foreste che sono passate a una classe di integrità ecologica inferiore. Questo numero, quindi, non comprende tutte le foreste che si sono sì degradate, ma non al punto da finire “retrocesse”.
Più in dettaglio, il degrado nelle foreste umide tropicali nel 2023 era del 20% fuori strada rispetto all’obiettivo di eliminarlo del tutto entro il 2030. Le foreste stanno anche diventando più frammentate. Ma qualche buona notizia c’è. “Le pressioni antropiche che portano al degrado sembrano diminuire”, si legge nel rapporto. “Il Forest Landscape Integrity Index (FLII) mostra che il tasso di perdita di integrità ecologica sta rallentando a livello globale”, anche se con “notevoli eccezioni nell’Asia temperata e nell’Europa temperata e boreale”.