(Rinnovabili.it) – Da Marina di Ginosa a Marina di Chieuti, ben 80 km di costa cancellati in due decenni, senza possibilità d’appello. La denuncia arriva da Legambiente con la presentazione del dossier “La costa pugliese: l’aggressione del cemento e i cambiamenti del paesaggio” oggi a Peschici, in occasione dell’arrivo della Goletta Verde. Lo studio dell’associazione ambientalista ha analizzato attraverso foto satellitari i litorali della regione in un arco di tempo che va dal 1988 al 2011. Il risultato? Il 56% del totale della costa della Puglia è stato modificato con interventi antropici legali e abusivi, perché in Puglia il cemento illegale ha prodotto danni notevoli lungo la costa. Trasformazioni consistenti che si avvertono oggi in questa regione più che in qualsiasi altro territorio.
Senza contare che – secondo i dati elaborati da Legambiente nel dossier “Spiagge indifese” – il 65% delle spiagge pugliesi, ben 195 km, è in erosione, nonostante negli anni siano stati fatti interventi di difesa che in molti casi hanno cambiato radicalmente il paesaggio del litorale.
“La Puglia, una delle regioni con il più ampio territorio agricolo d’Italia, ha visto scomparire negli ultimi 23 anni 50 km di aeree agricole lungo la costa, a favore di seconde case, strutture ricettive, turistiche e ville di lusso – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – Questa è, invece, una delle regioni italiane che più dovrebbe avere a cuore la tutela della propria costa e di un patrimonio storico e ambientale unico. I litorali pugliesi non possono permettersi, a differenza di quanto si è fatto fino ad oggi, i continui e progressivi processi di saldatura tra centri, cancellando irrimediabilmente l’identità specifica e la bellezza dei paesaggi attraversati dalla costa”. La parola fine a questo trend di consumo di suolo la dovrebbe però scrivere il nuovo Piano paesaggistico regionale. “Sarà, però, importante – sottolinea Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – vigilare affinché i Comuni recepiscano queste indicazioni, tenendo, nel frattempo, gli occhi bene aperti sulle trasformazioni diffuse, legali e abusive, che devono essere fermate in Puglia, proprio a partire dalla costa.