Le speranze di Rajendra Pachauri, presidente uscente del panel sul clima, sono chiare: si aspetta un IPCC più politico che controlli l’operato dei governi
(Rinnovabili.it) – Da previsore del clima a cane da guardia dei governi. Sarà questo il ruolo dell’IPCC 2.0? Tutto dipende dall’approvazione o meno della proposta resa pubblica con il suo Vision Paper dal presidente uscente, Rajendra Pachauri. Il panel di esperti sui cambiamenti climatici ne discuterà durante la riunione fissata per la fine del mese a Nairobi.
Il pool scientifico sui cambiamenti climatici è diventato il più autorevole organismo di previsione per la comunità internazionale. Pachauri lo ha presieduto negli ultimi 13 anni, supervisionando la pubblicazione di due rapporti di valutazione. Reso pubblico ogni cinque o sei anni, questo genere di studi ha lo scopo di raccogliere tutte le ultime prove scientifiche che possano indicare come e perché il clima sta cambiando.
Con il quinto e ultimo Assessment Report (AR5), uscito lo scorso ottobre, l’IPCC sembra aver chiuso una parabola. Il lavoro servirà da base per i negoziati sul clima UNFCCC di dicembre a Parigi. Si attende un accordo vincolante in grado di tracciare la via per un contrasto al riscaldamento globale che possa evitare un aumento delle temperature superiore ai 2°C.
E poi? Questa domanda ronza da tempo nella testa di Rajendra Pachauri, che già qualche mese fa dichiarava che l’IPCC non sarebbe “morto”. Ma adesso ha deciso di sbilanciarsi, rendendo pubblica la sua visione sul futuro dell’organizzazione, e le proposte sembrerebbero far prendere all’IPCC una direzione decisamente più politica.
Il presidente uscente spera che il panel assumerà un ruolo ufficiale nel valutare gli impegni dei Paesi per ridurre le emissioni di gas serra, tirando poi le somme e stabilendo se il mondo sta facendo abbastanza per centrare gli obiettivi. Con questo taglio, l’IPCC potrebbe entrare a piedi uniti nell’arena politica, con tutti i pro e i contro del caso.
I rapporti di valutazione dell’IPCC, in passato, hanno fornito la base per i colloqui UNFCCC. Ma Pachauri suggerisce che ora il gruppo di esperti dovrebbe sviluppare un nuovo “prodotto”, cioè un diverso tipo di report, a cadenza annuale, in grado di alimentare più direttamente negoziati internazionali sul clima.