Con il Protocollo di Montreal si sta guarendo il buco nell’ozono
(Rinnovabili.it) – Domani saranno 30 anni dalla firma del Protocollo di Montreal, il primo accordo nella storia delle Nazioni Unite ad essere ratificato da 192 paesi. Il protocollo affronta una tematica importante come il buco nell’ozono, promuovendo misure per ridurre l’utilizzo di sostanze chimiche quali i clorofluorocarburi (CFC), che riducono lo spessore della fascia di ozono stratosferico, uno schermo fondamentale per evitare il passaggio di radiazioni letali per la vita terrestre. Il foro è causato da grandi quantità di cloro e bromo nell’atmosfera: comincia a formarsi durante la primavera dell’emisfero australe (settembre-novembre), quando il sole riappare alla fine dell’inverno antartico, per poi gradualmente restringersi.
Gli scienziati dell’Indagine britannica antartica (British Antarctic Survey – BAS), Joe Farman, Brian Gardiner e Jonathan Shanklin hanno scoperto e descritto le grandi perdite di ozono sopra l‘Antartide in un articolo apparso sulla rivista Nature nel 1985. Le misurazioni, effettuate nella Halley Research Station, erano iniziate nel 1957. In seguito, il professor John Pyle, insieme al dottor Neil Harris e un team di colleghi dell’Università di Cambridge, hanno collegato questo assottigliamento ai gas emessi da alcune attività di origine antropica.
>> Leggi anche: Trump vuole indebolire la legge sulle emissioni di ozono <<
L’allarme degli esperti britannici ha permesso alla comunità internazionale di intervenire prima che fosse troppo tardi e che la voragine celeste divenisse troppo ampia per poter essere richiusa. La ricerca dell’Università di Cambridge ha svolto un ruolo di primo piano nel dimostrare gli effetti dei gas prodotti dall’uomo sullo strato di ozono e le conseguenze per la salute umana. Con queste prove, i governi di tutto il mondo hanno costruito e firmato il Protocollo di Montreal il 16 settembre 1987.
Tuttavia, fino al 2000 le emissioni di clorofluorocarburi sono aumentate e da allora la concentrazione sull’Antartide si è ridotta di appena il 14%. Secondo la più recente valutazione ufficiale, pubblicata nel 2014 dal Programma ambientale dell’ONU (UNEP) insieme all’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), si prevede che occorreranno 30-40 anni perche il buco nell’ozono torni alle dimensioni del 1980.