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Commissione Ecomafie: accelerare sul deposito di scorie nucleari

scorie nucleari

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Non si sa più nulla del deposito nazionale di scorie nucleari

 

(Rinnovabili.it) – Anche questo governo è riuscito a non decidere sul deposito nazionale di scorie nucleari. Mentre la legislatura si spegne e le nuove elezioni accendono i media, uno dei temi più scottanti che un esecutivo possa affrontare resta sottotraccia. A nessuno piace parlare di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, nemmeno a chi ha promosso senza successo un ritorno al nucleare nel 2011. E tuttavia il deposito va costruito, perché – come si dice – ce lo chiede l’Europa.

Perciò è toccato alla commissione Ecomafie raccomandare “che si accelerino i tempi per la realizzazione del deposito nazionale attraverso la pubblicazione della carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, con l’avvio della consultazione pubblica”. Parole di Chiara Braga, presidente della commissione che ha così illustrando le conclusioni della Relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi prodotti nelle attività sanitarie.

 

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La presidente ha spiegato che lo stoccaggio a medio termine “dei rifiuti sanitari radioattivi contenenti radionuclidi avviene nel deposito temporaneo Nucleco in Casaccia, ed è del tutto evidente – si legge poi nella relazione della Commissione – che la continua e costante produzione negli anni di rifiuti radioattivi in ambito sanitario porterà ad un ulteriore aggravamento della già difficile capacità di gestione, da parte di Nucleco, dei volumi prodotti”.

Quello delle scorie generate in ambito sanitario è solo una delle tante fonti di radioattività che vanno stoccate al sicuro in un deposito nazionale, come richiesto dalla direttiva Euratom. Ma prima serve una carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitarlo (Cnapi). Carta che, redatta già due anni fa, è rimasta chiusa in un cassetto. Il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, a gennaio aveva promesso di rendere pubblico il documento prima delle elezioni. Da allora, non se n’è saputo più niente, forse perché la mossa avrebbe l’effetto di un suicidio politico. I tempi restano comunque quelli previsti dalla tabella di marcia, con la probabilità (che si fa sempre più certezza) che slitteranno di mesi o di anni. Dopo la pubblicazione si aprirà una consultazione pubblica, la carta dovrà essere convalidata e poi sarà il momento delle manifestazioni di interesse delle Regioni. Se l’idea è avviare i lavori nel 2019, conviene rivedere i piani.

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