Flussi commerciali sempre più verticali, che da Nord puntano al Sud del mondo. Il cambiamento climatico impoverirà un Mezzogiorno già alla fame
(Rinnovabili.it) – Il commercio di prodotti alimentari in tutto il mondo subirà un impatto a causa del cambiamento climatico. Lo affermano scienziati ed economisti che hanno apposto la firma in calce all’ultimo rapporto FAO, uscito ieri. Dopo aver studiato il rapporto tra clima e sistemi alimentari per anni, gli esperti dell’organizzazione hanno concluso che l’agricoltura è fortemente dipendente dalle condizioni meteorologiche locali, influenzate a loro volta dal clima e dai suoi mutamenti.
Ma non è tutto qui: se il riscaldamento globale porterà scompensi sul sistema climatico che si ripercuoteranno sulla produzione agricola, altrettanto farà l’aumento della popolazione previsto nei lungo tutto questo secolo. Maria Helena Semedo, direttore Risorse naturali della FAO, ha usato toni poco rassicuranti: «La crescente minaccia del cambiamento climatico per l’approvvigionamento alimentare mondiale e le sfide per le politiche di sicurezza alimentare e la nutrizione richiedono un’azione concertata urgente», ha fatto sapere.
Tra gli effetti che il cambiamento climatico ha fatto osservare, c’è la riduzione delle proprietà nutrizionali di alcuni alimenti. Una maggiore concentrazione di carbonio diminuisce la quantità di zinco, ferro e proteine, aumenta il contenuto di amido e zucchero in colture fondamentali per il sostentamento globale come il grano e il riso.
Il problema che nessuno vuole vedere, è quello della carne, strettamente legato a quello dell’acqua. Allevare animali implica l’utilizzo di risorse idriche in volumi immani. L’abbandono dell’allevamento potrebbe consentire di sfamare miliardi di persone nel mondo.
Il sistema commerciale si modellerà, secondo la FAO, in relazione ai cambiamenti del clima. La direzione dei flussi commerciali sarà sempre più monodirezionale: dalle latitudini medio-alte verso quelle medio-basse. Il Nord industrializzato venderà al Sud affamato, incapace di produrre a causa delle condizioni meteo nemiche. Eventi estremi come siccità e cicloni, inoltre, possono interrompere le catene di trasporto e di approvvigionamento, spiegano gli esperti.
Lo studio sottolinea che il commercio non può e non dev’essere l’unica strategia di adattamento, né deve ostacolare gli obiettivi di mitigazione. La priorità è mettere in campo misure per l’adattamento a livello nazionale. Non basta riorientare i flussi commerciali, perché si renderebbe il Mezzogiorno schiavo delle importazioni.