I ricercatori di Bangor University ha scoperto che la creazione di piantagioni di palma stanno rilasciando nell'atmosfera fonti preistoriche di anidride carbonica
(Rinnovabili.it) – La coltivazione dell’olio da palma per la produzione di biocarburanti potrebbe costituire un vero e propri accelerante per la temperatura globale. A dimostrare in che modo questo settore dell’agricoltura contribuisca al Climate Change è un articolo pubblicato in questi giorni sulla rivista Nature da un team di scienziati internazionali. Il gruppo di ricercatori ha studiato da vicino le operazioni di disboscamento in Malesia; qui, come altrove, è pratica ormai assodata rimpiazzare le paludi di torba con alberi da palma, dal cui olio ottenere il biodiesel. Queste operazioni però stanno rilasciando grandi quantità di carbonio immagazzinate nel terreno da migliaia di anni. Il pericolo ventilato dai ricercatori è che i microbi possano attaccare il carbonio producendo anidride carbonica.
“Abbiamo notato che le aree di drenaggio trasformate in piantagioni di olio di palma mostravano livelli insolitamente elevati di carbonio disciolto”, spiega, il ricercatore Tim Jones dell’Università di Bangor, in Galles. Gli scienziati hanno prelevato campioni per misurare l’età di quel carbonio scoprendo così che la piantagione conteneva la più antica fonte di carbonio organico derivata dal suolo mai registrata. La scoperta di una fonte nascosta di CO2, getta nuova luce sui circa 28mila chilometri quadrati di piantagioni in Malesia, Sumatra e Borneo. “I nostri risultati – ha aggiunto Chris Freeman, uno degli autori del rapporto – ricordano ancora una volta che quando si disturbano paludi di torba intatte per convertirle in piantagioni industriali di biocarburanti, si rischia di aumentare il problema che stiamo cercando di risolvere”.